“(…). «Nel 1913, ad un anno dallo scoppio della prima guerra mondiale, il marco tedesco, lo scellino britannico, il franco francese e la lira italiana avevano pressappoco lo stesso valore. Alla fine del 1923 sarebbe stato possibile cambiare uno scellino o un franco o una lira con una cifra pari a 1.000.000.000.000 di marchi tedeschi, ma in pratica nessuno ne voleva. Il marco infatti era morto, dopo essere arrivato a valere un milione di milionesimo di se stesso, e avere impiegato quasi dieci anni per morire…. Un mese dopo l´altro, un anno dopo l´altro, i discorsi, le lettere, i giornali, i documenti ufficiali di quel periodo dicono semplicemente che non era immaginabile che un tale disastro potesse continuare. Invece, non solo la tremenda congiuntura perdurava, ma, anzi, le cose andavano di male in peggio. Nel 1921 non era pensabile che il 1922 potesse essere peggiore, e invece lo fu. A causa del freddo l´Università di Vienna fu chiusa durante il periodo invernale, le tariffe ferroviarie furono aumentate del 30%. E mentre le notti dei ricchi diventavano sempre più frenetiche, avvocati e generali in pensione lavoravano come spaccapietre sulle rive del Danubio... Furono prese misure pubbliche contro i profittatori. Il Primo ministro della Baviera presentò una legge che perseguiva l´ingordigia come reato, definendo l´ingordo come "una persona che abitualmente si dedica al piacere della tavola a tal punto da suscitare malcontento, date le dolorose condizioni in cui vive la popolazione". Pene erano sancite anche per i ristoranti e per gli stranieri, condannabili all´espulsione… I prezzi in continuo aumento stimolarono la richiesta di denaro. Le banche non potendo far fronte alla domanda dovettero razionare il pagamento degli assegni così questi rimanevano congelati mentre il loro potere d´acquisto diminuiva. Nessuno quindi li accettava più. Il panico si diffuse alle classi lavoratrici allorché queste si resero conto che non era materialmente possibile che i salari venissero pagati… Fu passata una legge in forza della quale i singoli stati, gli enti locali e le industrie, previa licenza, potevano emettere una moneta simbolica o "Notgeld" qualora la Reichsbank non potesse fornire denaro sufficiente per soddisfare le retribuzioni. Ben presto la marea del denaro d´emergenza assunse proporzioni enormi e contribuì ad aumentare il livello dell´alluvione di carta che stava inghiottendo la Germania».”
Quando la moneta muore sguardo sul tempo che fu è un interessantissimo articolo di Mario Pirani pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”. Da esso, ho voluto estrarre il brano sopra trascritto che l’illustre opinionista ha ritrovato, per come ha scritto nello stesso articolo: “spulciando tra la bibliografia in proposito mi è venuto tra le mani un vecchio libro che ho letto come un thriller, Quando la moneta muore – Le conseguenze sociali dell´iperinflazione nella Repubblica di Weimar, dello studioso inglese Adam Ferguson (Il Mulino 1979, riedito da Neri Pozza nel 2010)”. Sappiamo bene come venne risolta la “crisi” nella Repubblica di Weimar divorata dalla inflazione e dalle asperrime tensioni sociali. Venne risolta con l’avvento al potere dell’imbianchino di Braunau am Inn, con la disastrosa seconda guerra mondiale che, forzando le spese per un imponente riarmamento in Europa ed altrove, acconsentì al capitalismo di allora di ripianare le sue perdite e di riconquistare una posizione preminente nello scenario socio-politico di quegli anni ruggenti. Oggi, marginalizzato quasi il capitalismo industriale, è il capitalismo finanziario a dettare le regole e ad imporre le scelte conseguenti ai governi di tutto il mondo. Ha scritto il professor Giorgio Ruffolo nel tanto citato Suo articolo Sono dolori se la ricchezza è un fantasma, pubblicato di recente sul quotidiano l’Unità: …il capitalismo finanziario, generando un’inflazione finanziaria, introduce nell’economia un potente fattore di instabilità e di iniquità. La crisi che attraversiamo nasce da qui. Ed è destinata a rinnovarsi come si stanno rinnovando i fenomeni di perturbazione della ricchezza reale e di introduzione di ricchezza fittizia, cui dà luogo l’accumulazione di moneta. Questo è il primo fattore di instabilità e di iniquità che il capitalismo finanziario ha introdotto nel rapporto fondamentale tra i due protagonisti della modernità, il capitalismo e lo Stato nazionale. Il secondo, altrettanto fondamentale, è la scomparsa dello Stato come regolatore del processo di globalizzazione.”
Instabilità ed iniquità: gli ingredienti ci stanno tutti, per una nuova Repubblica di Weimar su scala continentale, così come fu allora con la salita al potere dell’imbianchino di Braunau am Inn, sorretto ed incoraggiato dal capitalismo industriale di allora. La posta in gioco è altissima: sono altrettanto alte la consapevolezza e la vigilanza delle genti d’Europa? La moneta unica dell’Europa aveva, tra i suoi traguardi non dichiarati, quello si scongiurare nuovi preoccupanti scenari che la Storia ci spiattella impietosamente per rinnovare la nostra corta, cortissima memoria.
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