"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 8 dicembre 2025

MadreTerra. 59 Paolo Di Paolo: «Così dice Platone. Come rane intorno a uno stagno!».


(…). La mancanza di progressi in termini di impegni presi dalla comunità internazionale è (…) accompagnata dalle cattive notizie sulle emissioni di gas serra e sull'effettiva temperatura del Pianeta. Sono da poco disponibili (…) le informazioni sulle emissioni di CO2 nel 2024, per il mondo e per i vari Stati. Non solo non abbiamo ancora iniziato a chiudere il rubinetto del gas (quello che deve essere completamente chiuso entro il 2050), ma lo stiamo aprendo ancora. L'aumento delle emissioni globali è stato dell'1,3 per cento, una velocità più alta di quella tenuta, in media annua, nel quinquennio precedente (0,7 per cento). L'aumento è dovuto al comportamento dei Paesi emergenti. La Cina, il principale Paese emittente per cui da anni si prevede il raggiungimento del picco "quest'anno", si è limitata all'un per cento. Ma l'India ha fatto il 4,2, la Malesia il 5,1, l'Indonesia il 6,6, il Vietnam il 6,9. Nel complesso i Paesi a reddito alto hanno ridotto le emissioni, seppur di poco (-0,1 per cento). Quelli dell'Ue del 2 per cento. Facile a questo punto incolpare del problema i Paesi a reddito più basso. La loro difesa è che sono due secoli che Paesi ricchi immettono CO2 nell'atmosfera e con questo si sono arricchiti. Gli altri stanno solo recuperando il divario. Questa differenza di posizioni di partenza è uno degli ostacoli principali alla decarbonizzazione. Passiamo alla temperatura del Pianeta. L'obiettivo fissato a Parigi, e da allora reiterato alle successive riunioni Cop, è di puntare a contenere l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi centigradi nel 2100 rispetto alla cosiddetta età pre-industriale, fissata convenzionalmente alla metà del XIX secolo. Il problema è che già nel 2023 e nel 2024 si è raggiunto questo livello e che i dati sui primi 8 mesi del 2025 non sono molto meglio (più 1,42 gradi). Gli ultimi tre anni sono stati i più caldi da due secoli. Naturalmente, non è detto che il 2026 sia ancora su questi livelli. Le oscillazioni da un anno all'altro possono essere notevoli. Ma il fatto che si sia raggiunto l'aumento di temperatura previsto per il 2100 con tre quarti di secolo di anticipo significherà pur qualcosa. (…). (Tratto da “Obiettivi mancati e nessun progresso. La resa di Bélem” di Carlo Cottarelli pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 28 di novembre 2025).

“Come rane intorno a uno stagno”, testo di Paolo Di Paolo – scrittore, finalista al “Premio Strega 2024” - pubblicato sul periodico “Green&Blue” del quotidiano “la Repubblica” del 3 di dicembre 2025: «Non ignorare mai quel che un albero o uno specchio d'acqua hanno da dirti». Che cosa può dire un lago? Che cosa può dirmi? si domanda lo scrittore - convinto che sì, il vero protagonista sia il lago. Il lago: con la sua personalità, il suo temperamento! Gli elementi naturali hanno un carattere, ne è sicuro. Emanano un respiro, una presenza, così come la emana un corpo umano. Riempie un quaderno di impressioni, com'è ovvio che sia in viaggio: dettagli, sensazioni che altrimenti si disperderebbero. Vuole interrogare la memoria di un lago, il suo - si può dire di un lago? - inconscio. Ha sotto gli occhi un panorama senza data: per migliaia di anni, da lì, si è vista la stessa cosa. Metri cubi d'acqua. Chilometri di costa. Centinaia di specie vegetali. Pesci siluro, lucci, salmerini, anguille, molluschi e gasteropodi. Lontre e musoragni acquaioli. Anatre, cigni. Gabbiani sul fondale di stucchevoli tramonti color miele. Che cosa sta cercando? Il filo invisibile che lega il paesaggio di secoli fa a quello odierno. Ma che cosa si può chiedere di preciso a un lago? Sul pianeta, i laghi sono più di cento milioni. Sono risorse idriche fondamentali e sistemi di allarme dei cambiamenti climatici. Sente quasi freddo, tira su la zip della giacca a vento. E adesso? Sono le quattro di pomeriggio, è una domenica degli anni Venti del Ventunesimo secolo e lui fissa la schiuma di un battello che attraversa il lago. Perché? Non c'è dettaglio che consenta di distinguere l'epoca. Senza orologi né calendari, il lago è fuori dal dominio della Storia. Gli umani si sono dati il cambio a riva: corpi alla prova degli anni, dei secoli e delle intemperie radunati intorno a un lago come rane intorno a uno stagno. Così dice Platone. Come rane intorno a uno stagno! Lo scrittore, da sveglio, ha sognato il lago e i suoi personaggi. Li ha immaginati talvolta a uno a uno, grassi, magri, pallidi, giovani, splendenti, vecchi, grinzosi. Li ha inventati. Li ha posizionati come pedine di un gioco da tavolo mentale, come figure di un presepe o di un quadro dipinto da 1 Bruegel. Conta l'insieme, conta la folla di chi, nel corso del tempo, ha abitato il paesaggio. Che rapporto c'è fra il lago che vede adesso e il lago com'era in un secolo lontano? E lo stesso lago ma è un altro lago. È lo stesso ed è un altro. Così, lo scrittore rimugina sul nostro rapporto con gli specchi d'acqua, le stagioni, i climi. La geografia e la storia. Il tempo e la memoria. Lo spazio e la possibilità. Riflette su chi abitava le sponde del lago qualche migliaio di anni prima di Cristo. Su chi lo abita qualche migliaio di anni dopo. Siamo tutti alla ricerca, o nell'attesa, di un "optimum climatico". Fragile, e comunque transitorio. Per quanto la capacità adattativa dei Sapiens sia notevole, i cambiamenti bruschi possono metterli in grave difficoltà. Gli effetti, sulla psiche e sui corpi, di inverni o estati con temperature fuori misura possono essere devastanti. Che cosa dice il lago? Che cosa dirà al riguardo? Lo scrittore, un po' come il personaggio Palomar nell'ultimo libro di Calvino, cammina e riflette, riflette e cammina. L'ingegneria umana, di fronte al crollo dei suoi risultati più faticosi, si ostina a reagire in prospettiva: disorientata da un esercito invisibile e sleale, che ha per armi l'acqua piovana, i marosi, i cristalli di ghiaccio, i venti artici o il fiato infuocato che arriva dal deserto, si illude di prevederne le mosse... Ma niente è stabile. Niente. Il lago dice anche questo. C'è anche qualcosa di più intimo che il lago ha da dirgli. Qualcosa di più personale: ma questa è un'altra storia. Ed è piena di incertezze.

domenica 7 dicembre 2025

CosedalMondo. 89 Paolo Rumiz: «Bandoneon aiutami a ritrovare mio nonno».


“Bandoneon aiutami a ritrovare mio nonno”, testo dello scrittore Paolo Rumiz pubblicato sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” del 28 di settembre 2025: «Che cos'ha in valigia?». Un bandoneon. «Apra, per favore». Comincia così, al controllo sicurezza dell'aeroporto di Trieste, il volo per Buenos Aires, dove è nato mio padre. Come faccio a spiegare che quel bagaglio a mano è la mia segreta scatola nera, una "fìsa" senza tastiera, un piccolo, diabolico mantice che mi fa da pesce pilota in un viaggio nel tempo, e da colonna sonora di un descubrimiento che mi porterà nel cuore del tango, e quindi dell'Argentina? Troppo complicato dire che sono caduto in un trappolone musicale, teso da un quartetto di fisarmonicisti di anima slava e latina, e che questi mi hanno costruito un ponte transoceanico verso le mie radici. Ancora più complicato, spiegare che la "colpa" di tutto è aver sentito dal vivo la voce di quello strumento, tra le dita di un mago: Rodolfo Mederos, erede di Piazzolla e di Gardel. Ed è il volo nella notte atlantica, diagonale di dodicimila chilometri e cent'anni, intervallo di buio necessario a varcare la soglia di un mondo nuovo e sterminato, fatto per macinare sogni, orizzonti e malinconie, un'Europa in trasferta che, in un'eterna quarantena, non smette di elaborare la distanza da casa. In un'altra parte dell'aereo, i quattro fisarmonicisti annaspano in un sonno sospeso e sincopato. Per loro è l'occasione della vita. Maurizio Marchesich, Zoran Lupine, Stefano Bembi e Imad Saletovic apriranno il "Festival mundial del tango" su invito e in compagnia di Mederos, forse il più grande bando neonista del mondo. Ansimano, come i loro strumenti.