(…) …avrebbe, nell’ordine:
“interferito illegalmente nelle attività del legislativo, dell’esecutivo e del
giudiziario” e avviato così “l’esercizio di una propria funzione governante”,
“altamente pericolosa perché non sostenuta da alcuna responsabilità politica”;
“aperto un circuito incostituzionale tra partiti e presidente” comportandosi da
“capo di un partito” e violando l’“inderogabile dovere di imparzialità”, anche
con “la strumentalizzazione dei media per conquistarsi una parte dominante nei
conflitti da lui stesso aperti”; “usurpato il potere politico che spetta in
esclusiva al Parlamento”; “gravemente interferito nell’attività di governo”;
“delegittimato magistrati che prendono decisioni a lui sgradite” anche quando
“la decisione lo riguarda direttamente”. Infine si sarebbe “fatto portatore di
un personale disegno per la soluzione della crisi italiana che prevede lo
scavalcamento delle regole fissate dalla Costituzione per modificare la forma
di governo e la stessa Costituzione”. Dove vi ha portato la lettura del
brano trascritto? Ahimè, state sbagliando! Ma lo avete letto con attenzione? Ed
a chi avete pensato? Sbagliate ancora! È che i conti vanno fatti anche con la
Storia. A questo punto mi sembra pretenzioso chiamare in causa la Storia,
quella con la “consonantina” maiuscola. È al momento solo un fatto di cronaca e
per passare alla Storia ce ne vuole ancora. Ma con la Storia, dicevo, bisogna
pur fare i conti. A meno che la canea di questi giorni non abbia obnubilato le
menti e le coscienze di tutti, ma proprio di tutti quanti noi. La Storia è
dura, inflessibile e ci rimanda, o meglio ci sbatte in faccia, parte del nostro
vissuto, spesso non sempre del tutto specchiato. È arcigna la Storia ma essa ci
aiuta anche ad orientarci nei momenti di difficoltà, quando come ciechi ci
avventuriamo per strade inesplorate ed infide. Ed a chiamare in causa la
Storia, quella che è passata oramai sui manuali, ci ha pensato “il Fatto
Quotidiano” del 31 di gennaio. Il titolo del pezzo, che richiama un pezzetto
della Storia del bel paese, è a firma di Marco Travaglio è ha per titolo “Cossighitano”. Colta la natura
dell’ircocervo linguistico? Ché è, l’ircocervo intendo dire, - “hircocervus”,
con “hircus”
per "capro" e “cervus” per "cervo" - quell’animale
mitologico denominato anche “tragelafo” «avente corna di cervo, e il
mento irto per la lunga barba, spalle pelose, impeto velocissimo nel primo
correre, e facilità a stancarsi subito». E già quell’ircocervo vi avrà
fatto fare marcia indietro, spedendovi a pensare non già ai protagonisti della
canea di questi giorni ma ad un tempo che è oramai divenuto Storia. Leggiamo… (…).
…la richiesta di impeachment avanzata contro Francesco Cossiga il 5 dicembre
1991 (…) dal partito di Napolitano (non) configurava di per sé l’alto
tradimento né l’attentato alla Costituzione: ma era la “concatenazione logica e
temporale” di una serie di atti “volti intenzionalmente a modificare la forma
di governo” in senso presidenziale, “estendendo le funzioni e prerogative” ben
oltre il dettato costituzionale, a integrare i due delitti. Cossiga (…) (i)nsomma
non avrebbe perpetrato “un colpo di Stato nelle forme classiche”, ma una serie
di “atti seriamente diretti non a compiere un ‘semplice’ abuso, ma ad alterare
illegittimamente i rapporti tra i poteri dello Stato”. (…). Napolitano, nel ’91
“ministro degli Esteri” del Pds e capo della corrente filocraxiana dei
“miglioristi”, concorda sull’analisi della presidenza Cossiga, ma non sullo
strumento scelto dai vertici del partito – il segretario Achille Occhetto e il
presidente Stefano Rodotà – per sloggiarlo dal Quirinale, perché in Parlamento
le opposizioni di sinistra non hanno i numeri per far approvare l’impeachment.
(…). Napolitano (…) è uno dei più implacabili censori di Cossiga, cui intima da
mesi di smetterla di esternare e picconare e – testuale – di “tornare sul
trono” e “rispettare i limiti entro cui la Costituzione colloca il ruolo del
presidente della Repubblica”. (…). “Cossiga – (…) – è purtroppo attivamente coinvolto
in una spirale di quotidiane polemiche, difese e attacchi di carattere
personale e politico, fino alla sconcertante e francamente inquietante
distribuzione di etichette e di voti a giornali. (…). Napolitano (…) ricorda
che “la libertà di critica discende dal principio della responsabilità politica
‘diffusa’ del presidente”. (…). …conferma che “l’esigenza di porre un limite ai
comportamenti inammissibili del presidente Cossiga ci ha visti uniti”. Ed
esorta “tutte le forze democratiche a giudicare inevitabile che Cossiga tragga
le conseguenze della scelta di assumere un ruolo politico incompatibile con la
funzione di presidente della Repubblica”. Perciò il Pds dovrà valutare “le
molteplici iniziative che possono essere assunte al fine di fermare un processo
di allarmante degrado istituzionale”. (…). “Occorre sollevare una questione di
incompatibilità fra l’aggressivo ruolo politico di parte assunto dal presidente
e la funzione attribuita dalla Costituzione al presidente della Repubblica, tra
un esercizio esorbitante dei poteri presidenziali e la permanenza in quella
carica…”. (…). “Tre sono le vie che possono essere percorse: quella
dell’impeachment avanzata dal Pds; quella di sollecitare l’atto delle
dimissioni del capo dello Stato; e quella che Cossiga indica anche nella sua
recente nota, vale a dire astenersi strettamente da interventi impropri: la
situazione di estrema gravità si è ulteriormente deteriorata”, in quanto
Cossiga ha continuato “a comportarsi in modo sempre più incompatibile con il
ruolo di garanzia che la Costituzione attribuisce al presidente della
Repubblica. Se il capo dello Stato si considera ingiustamente accusato, nessuno
gli contesta il diritto di confutare le accuse, nelle sedi e nelle forme più
appropriate; ma altra cosa è ingiuriare coloro che hanno preso l’iniziativa
della denuncia”. (…). Ai fatti avvenuti nei giorni della canea mancano
ancora, per l’appunto, quelle ingiurie. Arriveranno a breve?
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