Da “Non vuoi
vendere la bicicletta per comprare una cabrio? Gufo” di Alessandro
Robecchi, su “il Fatto Quotidiano” del 25 di settembre: Immaginiamo la scena. Famiglia
italiana, interno giorno. Seduti al tavolo da pranzo padre, madre e figli
discutono delle più urgenti riforme: ce la compriamo la macchina nuova? Il
dibattito si fa infuocato: chi la vuole cabriolet e chi giallo canarino, chi
propone il modello più sportivo e chi spinge per i sedili in pelle. Finché una
voce si alza, timida, e chiede: ma ce li abbiamo i soldi per comprare la
macchina nuova? Ecco una cosa su cui sono tutti d’accordo: no. Per quanto
surreale, la scenetta somiglia abbastanza da vicino allo svolgimento dei
principali talk show di attualità: persone che discutono del mercato del
lavoro, teorizzando scenari tedeschi, o danesi, per poi concludere che sì,
sarebbe bello, ma i soldi ci sono? No. (…). …va pure ricordato che quando il
presidente Obama cominciò a lavorare al suo Job Act, nel 2011, mise sul tavolo
la bellezza di 447 miliardi di dollari di denaro pubblico. Qui si oscilla
molto, invece: chi dice che non sarebbero sufficienti dieci miliardi e chi
teorizza che ne basterebbero due o tre, anche se su una cosa sono d’accordo
tutti: non ci sono. Scatta dunque il solito amabile trucco: le due fasi.
Constatato che il mondo del lavoro ha due grandi componenti – lavoro garantito,
si fa per dire, e lavoro precario – si propone di togliere garanzie al primo
per poi darle a tutti. Prima fase: via alcuni ammortizzatori (articolo 18,
cassa integrazione). Seconda fase: felice redistribuzione di ammortizzatori e
diritti. Naturalmente quel che può capitare tra prima e seconda fase appartiene
all’imponderabile: elezioni, cavallette, mutamento del quadro politico, acuirsi
della crisi, inondazioni, eccetera eccetera. Come dire che, mollati i diritti
che rimangono e il welfare che resta, poi si vedrà, sempre se troveremo i
soldi, che al momento non ci sono. Tornando alla nostra famiglia riunita in
conclave, si potrebbe riassumere così: prima fase, papà vende la Panda, i
ragazzi vendono la bicicletta e il motorino, mamma rinuncia al parrucchiere.
Seconda fase: i soldi per la macchina nuova non ci sono comunque. E se per caso
il figlio Gino si rifiuta di vendere la bici, fa resistenza, si oppone, avanza
qualche dubbio, si becca del conservatore, del gufo, del disfattista imbelle,
magari pure dal Presidente della Repubblica. Immaginiamo l’entusiasmo con cui
milionari, alti redditi ed evasori fiscali assistono ai dibattiti televisivi di
questi giorni: di oneri per le imprese non si parla, di tasse più alte (a
livello danese, diciamo) non si parla, di soldi da trovare dove i soldi ci sono
non si parla. La riforma del lavoro pare una partita di giro tra lavoratori, in
sostanza un affare interno tra padri sfigati garantiti con la cassa
integrazione e figli sfigati non garantiti che non hanno nemmeno quella. Tutti
gli altri ridono di gusto.
Da “Lo
sgorbio delle riforme e il nuovo ventennio Renzi-B.”, intervista di Silvia
Truzzi al professor Franco Cordero su “il Fatto Quotidiano” del 14 settembre: “La
pesca politica dei consensi muove da enunciati narrativi: l’agonista presenta
gli scenari d’un suo mondo; la platea gli crede o no; spesso le viscere contano
più della materia grigia. Mussolini vantava armi irresistibili e anima
guerriera buttandosi nell’avventura abissina, assurda sotto ogni aspetto.
Gl’italiani donano l’oro degli anelli nuziali: Benedetto Croce consegna la
medaglietta da senatore; Vittorio Emanuele Orlando, vecchio leone liberale, è
pronto, solo che Dux chiami. Quando poi Londra e Parigi mandano l’ultimatum a
Hitler invasore della Polonia, i patrioti tirano il fiato, contenti d’essere
alla finestra; nel trionfo tedesco della tarda primavera 1940, però, chiedono
guerra, finta beninteso, e bottino enorme, gratis: Nizza, Corsica, Algeria,
Tunisia, Egitto, Sudan, Medio Oriente, sponda atlantica; costoro hanno gli
occhi più capaci dello stomaco, commenta Joachim von Ribbentrop. Non arriva
nemmeno un grano di sabbia. Sei mesi squadrano i fatti: era fumo l’Impero; tra
Sidi Barrani e la Sirte carri inglesi sbaragliano armate elefantiache
(rintanato nel sottosuolo d’una ciclopica tomba romana, le comandava da lontano
Rodolfo Graziani, detto l’Africano, implacabile contro indigeni inermi, qui
piagnucoloso) ; pesci spada biplani affondano nel porto due navi da battaglia;
l’attacco alla Grecia la presupponeva genuflessa, invece combatte e
l’aggressore incassa figure ignobili. A Mentone i doganieri espongono un
cartello: ‘grecs, arrêtez-vous; ici France’. I sogni d’euforia rendono poco
nella veglia”. (…). Che pensa dell’impetuoso premier riformatore? - Lo
spettacolo culmina nello sketch dei gelati venerdì sera 29 agosto, contro
l’Economist. Parla a fiotti: ogni tanto spende battute tracotanti; annuncia
mirabilia come bastasse dire qualcosa perché diventi fatto. Sinora l’unica
mezza opera è la nuova figura del Senato, bollata quale sgorbio dai competenti.
Nel qualificarsi unico possibile salvatore, imita l’omonimo notaio romano Cola
di Rienzo o dei Rienzi (mercoledì 1° agosto 1347): “candidatus Spiritus Sancti
miles, Nicolaus Severus et Clemens, liberator Urbis”, ecc. ; sfoderata la
spada, taglia il mondo in tre fette ogni volta esclamando “è mia”. Corre del
feeling tra i due condottieri 2014, affini in carica vitale, anima pragmatica,
estro socievole. Non avendo figliolo politico, Sua Maestà d’Arcore volentieri
adotterebbe l’ex sindaco fiorentino, così disinvolto e talentuoso (s’era
distinto in una gara televisiva Mediaset): fra’ Girolamo scolpiva i sermoni in
lessico scabro; l’attuale postpiagnone cinguetta ai tasti nel gergo d’ultimo
grido. Esistono punti incompatibili, in particolare sulla giustizia, perché Re
Lanterna cava grosse rendite elettorali dal malaffare white collar; ma Pd, Ncd,
Forza Italia vanno convergendo; stia tranquilla la palude “moderata”: hanno un
futuro linea criminofila, privilegi, dissesto economico. (…).
Dal libro-intervista dell'imprenditore Fabio
Franceschi e del giornalista Stefano Lorenzetto "L'Italia che vorrei. Il manifesto civile dell'uomo che fa i
libri" – Marsilio editore – pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 17
di settembre: - Quindici anni di galera. È quella la pena sicura, cioè da scontarsi
senza se e senza ma, prevista dal Code of laws of the United States of America,
noto anche come Us Code, benché la disciplina vari da Stato a Stato. Più una
sanzione pari al triplo delle somme estorte o rubate. Inoltre negli Usa chi
denuncia un illecito ha diritto a ricevere fino al 30 per cento di quanto lo
Stato recupera. Si chiama whistlebiower. È quel soggetto che segnala ai propri
superiori, a organismi di controllo interni o esterni, all'autorità
giudiziaria, e persino ai mass media, fatti che si rivelino dannosi per l'ente
pubblico o per l'azienda privata in cui lavora. E così che gli Stati Uniti
hanno recuperato oltre 24 miliardi di dollari fra il 1988 e il 2012. Invece in
Italia non vi è alcuna certezza che le condanne detentive vengano
effettivamente scontate, anzi non avviene quasi mai, e non esiste alcun
incentivo ne tantomeno alcuna tutela per coloro che denunciano un illecito.
Guardi che cos'è capitato a Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, per le tangenti
del Mose. Dapprima è stato posto comodamente agli arresti domiciliari. Poi ha
presentato una richiesta di patteggiamento a 9 mesi, che sono stati ridotti a 4
con il rito abbreviato, più 15.000 euro di multa. Dopodiché è tornato almeno
per un giorno a fare il sindaco. Ha rassegnato le dimissioni soltanto quando
una nota del vicesegretario nazionale del Pd lo ha di fatto sfiduciato. Una
reazione che egli ha giudicato "opportunistica e ipocrita". È
evidente che lui si considerava ancora una persona onesta e pulita, con il solo
torto di aver commesso un piccolo, trascurabile errore: riscuotere tangenti per
conto del suo partito. Eh no, amico mio, tu sei un delinquente, perché hai
commesso un reato, e dovresti ben saperlo, dal momento che fai pure l'avvocato.
Ma come? Sei un insigne giurista, docente ordinario di Diritto amministrativo
all'Università di Ca' Foscari, come hai potuto accettare che il Pd, in cambio
della tua candidatura a sindaco di Venezia, ti mandasse a riscuotere le
mazzette da Giovanni Mazzacurati, deus ex machina del Consorzio Venezia nuova
che costruisce il Mose? Non lo sapevi che una società pubblica per legge non
può finanziare ne i partiti ne i singoli uomini politici, ne in nero né m
chiaro ne in chiaroscuro? Ti era ben noto che stavi commettendo un reato. E
allora basta con le due pacche sulle spalle, il perdono garantito e la
raccomandazione di rito a comportarsi bene in futuro. Ai tempi dell'antica Roma
eravamo i padroni del mondo, gli uomini che esportavano la civiltà, la culla
del diritto, e guardi come ci siamo ridotti: uno dei Paesi più sfigati del
pianeta, al 69° posto nella classifica stilata da Transparency international
(...). - Tutto chiaro. Lei è per il pugno di ferro. - Come sarebbe a dire che il
falso in bilancio non è più reato? Che vergogna quando il governo Berlusconi lo
depenalizzò! Io ti sbatto dentro per dieci anni se trucchi la contabilità
aziendale, altro che storie. La corruzione pesa per 1,000 euro su ogni
italiano, lattanti compresi. In un nucleo di cinque persone dove entrano 30.000
euro l'anno di stipendio significa che gli stai fregando quasi il 20 per cento
del reddito. E infatti sono le fasce deboli a essere massacrate per colpa dei
furfanti -.
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