Lo confermo. Non ho mai “sostenuto” il Renzi. Tutte
le volte che il mio partito ha voluto conoscere la mia opinione – con le
primarie, per esempio – non sono stato mai dalla parte del Renzi. Così, “a prescindere”?
No di certo. È che la “memoria” di cosa il partito era
venuto sostenendo nel ventennio del dopo la “discesa in campo” ha
continuato a sostenermi. La “memoria”. È che si vive in un paese
che della “memoria”, piccola o grande che sia, si fa volentieri e
colpevolmente a meno. E così è poi facile salire sul carro del vincitore. Ma io
non sono avvezzo a simili sortite. Ed allora, se quella “memoria” è ancora fresca,
mi risulta impossibile farla tacere. E poi c’è quell’inaspettato fiuto. Che mi
avvertiva di una continuità che avrebbe smentito tutto ciò che si era detto per
il bene della democrazia nel bel paese. Avvertivo, per via di quel fiuto, di un
“cambiar
verso” che non sarebbe stato in sintonia con le precedenti elaborazioni
ed enunciazioni del partito. E che il “cambiar verso” avrebbe invece rappresentato
ed assicurato la più incredibile delle continuità nella pratica della mala politica
del bel paese. La continuità. Scrive oggi Ilvo Diamanti sul quotidiano la
Repubblica – “La democrazia per caso” -: Renzi (…) è accusato di
insofferenza verso ogni mediazione. Verso i partiti e i corpi intermedi.
Sindacato e organizzazioni degli imprenditori, in primo luogo. E verso ogni
controllo, si tratti di tecnici oppure di magistrati. D’altra parte, Renzi ha
ri-assunto in sé i ruoli di capo del governo e del partito di maggioranza. Al
tempo stesso, ha piegato il Pd a propria misura e immagine. Lo ha trasformato
nel PdR, il Partito Democratico di Renzi. O, più semplicemente, il Partito di
Renzi. In Parlamento, governa con una maggioranza variabile. A cui partecipano
Ncd, i Centristi. Ma anche Fi. Dipende dagli argomenti. (…). Mentre diffida,
per principio, della concertazione con le organizzazioni di rappresentanza
degli interessi. Quanto al governo, si affida ai più fidati e fedeli (si scusi
il bisticcio di parole). E per quel che riguarda i tecnici, se rallentano la
marcia del governo e del suo Capo, vengono rimossi. Come, in questi giorni,
Cottarelli, responsabile della spending review. Insomma, Renzi starebbe
conducendo il Paese lungo una china autoritaria. Il mio dubbio, di fronte a
queste accuse, non è che siano infondate, ma fuori tempo e fuori luogo. Ecco,
i cosiddetti “corpi intermedi” nelle società complesse. Tanto invisi e combattuti
al tempo del sig. B. Oggigiorno ridotti a nullità. Derisi e scherniti. Una continuità
assicurata. Un non voler “cambiar verso”. Non per niente in
precedenza si era pensato e malignamente proposto che nel Parlamento andassero
abolite le inutili discussioni, le lungaggini della politica, ed andassero
accelerati i tempi di delibera chiamando al voto, possibilmente, i cosiddetti
capi-gruppo. Una boutade? Come non riscoprire oggi le stesse insofferenze che hanno
caratterizzato quel tempo politico contro il quale il partito sembrava all’unisono
fare barriera (fingendo)? Come non vedere negli attuali atteggiamenti d’insofferenza
contro i “gufi”, i “rosiconi”, i “professoroni” gli stessi
atteggiamenti d’intolleranza che animava la sciatta politica di un tempo
passato ma prossimo ancora? Come non vedere un rinserrarsi nell’empireo eburneo
della “casta” la nuova fase politica del bel paese? Un rinserrarsi, che
non ammette intromissioni di sorta da parte di quella “società civile” tante
volte tirata in ballo o tirata per la giacchetta quando c’era da mandare in
crisi lo schieramento politico avverso. Oggigiorno quella stessa “società
civile” è ridotta a masnada di “gufi” e di “rosiconi”. Era questo il
“cambiar
verso”? Lo sarebbe stato proprio se si fossero bandite quelle pratiche
per le quali tanto si era gridato alla luna. A me, come a milioni d’altri che
al partito hanno guardato con fiducia e speranza, veniva lasciato intendere
tutt’altro. Scrive ancora Ilvo Diamanti: Perché fanno riferimento a tendenze che
Renzi non ha “inventato”. Semmai, assecondato. In parte: accelerato. Per
convenienza. Perché si tratta di storie vecchie. Scritte da tempo. Senza troppo
scandalo e, anzi, nell’indifferenza. La personalizzazione della politica e dei
partiti. È in atto dagli anni Ottanta. Interpretata da Craxi. E, in modo
diverso, anche da Berlinguer. Ma ha conosciuto una forte accentuazione negli
anni Novanta. Assieme alla fine della Prima Repubblica, fondata sui partiti (di
massa). Allora si è sviluppato il rapporto diretto fra cittadini e leader.
Soprattutto dopo la “discesa in campo” di Berlusconi. Che ha usato le (proprie)
televisioni come canale di partecipazione e di consenso. Gli altri partiti si
sono adeguati. O hanno cercato di farlo. Con maggiore o minore successo. Si è
aperta così l’era dei “partiti personali”, la cui identità ed esistenza
coincidono con quella del Capo. Sorti e scomparsi, oppure ridimensionati,
insieme ai loro leader. Senza un leader capace di comunicare con gli elettori
in modo “diretto”, è divenuto pressoché impossibile vincere le elezioni. Per
questo il Centrosinistra, da ultimo il Pd, erede dei partiti di massa, ha
sempre stentato ad affermarsi. E, ancor più, a durare. Fino all’arrivo di
Renzi, appunto. (…). Chi accusa Renzi, oggi, di stravolgere la Costituzione
dimentica, dunque, che ciò è già avvenuto. Da tempo. Almeno da vent’anni. E da
vent’anni siamo divenuti una Repubblica “preterintenzionale”. Dove vige una
democrazia ibrida, a metà fra personalizzazione ultrà e partecipazione diretta.
Fra leaderismo e rete. Fra Tv e Web. A Renzi, semmai, si dovrebbe imputare di
non avere inventato nulla. E di non avere l’intenzione di farlo. Cioè, di non
essere interessato tanto a dare senso al caos, pardon, al “caso” istituzionale,
che (s)regola il Paese. Ma, semmai, di assecondarlo. Selettivamente.
Accentuando e rafforzando gli aspetti più coerenti con i suoi interessi. E con
la sua vocazione di Leader del PdR. Alla guida di un governo personale e di una
democrazia per caso. (…). Ma per vent’anni non s’era detto che il “cambiar
verso” dovesse significare l’abbandono delle disdicevoli pratiche
politiche messe in atto nella poco commendevole “seconda Repubblica”? Ed
invece il “verso” non è cambiato, anzi. Ha scritto una lettera “aperta”
al Partito Democratico Luisella Costamagna su “il Fatto Quotidiano” – “Renzi e il patto del Nazareno: la vera
faccia che il Pd non ha mai voluto mostrare” – del 29 di luglio ultimo. Una
lettera che in milioni avremmo pensato di scrivere…
Caro Partito Democratico, i tuoi elettori
hanno passato gli anni berlusconiani nella convinzione che tu e i tuoi
predecessori faceste opposizione, che ci fosse una differenza ideale (e morale)
tra te e il centrodestra, che se le cose non riuscivi a farle era solo perché
non avevi i numeri, ma una volta al governo… Ora però non hai più alibi. Anzi,
la cosa più grave (e triste) è che le tue scelte e vicende attuali riscrivano
parte della tua storia, ridefiniscano quelli cui abbiamo assistito in passato
appunto come “alibi”. Il timore, in chi ha creduto in te e ti ha votato –
timore sempre più fondato –, è che non sia stato l’avvento di Renzi ad averti
fatto #cambiareverso, bensì che questa sia solo un’operazione di maquillage per
rivelarti agli italiani per quello che, in fondo, sei sempre stato. Renzi come
la tua “operazione trasparenza”. E quello che si vede è tutt’altro che
piacevole. Immagina com’è difficile, per chi per anni ha combattuto al tuo
fianco contro Berlusconi, vederti ora stringere patti segreti con lui. Cambiare
la Costituzione, il Parlamento, il mondo del lavoro, la giustizia, nella
direzione che lui avrebbe voluto e tu dicevi di combattere. Sentirti dire che è
“un’allucinazione” e “una bugia” che la riforma elettorale e del Senato siano
svolte autoritarie (come sostengono fior di costituzionalisti e i centinaia di
migliaia di italiani che hanno sottoscritto l’appello di questo giornale), come
avrebbe fatto un Capezzone qualunque, e togliere la voce a chi si oppone
imponendo la ghigliottina. Il tutto citando Fanfani. Immagina com’è doloroso,
per chi ha creduto in te e nella tua presunta superiorità morale rispetto al
centrodestra, assistere alle stesse inchieste, arresti, spartizioni di
mazzette, e poi vedere salvati dalle stesse norme (che insieme avete votato)
Penati e Berlusconi. Immagina com’è incomprensibile, e insieme illuminante,
constatare che nonostante il M5s ti offra i suoi numeri sostanziosi su un piatto
d’argento – tardivamente, ok, ma te li offra – per fare una legge elettorale migliore,
ripristinare le preferenze, togliere l’immunità, istituire il reddito di
cittadinanza, la legge sul conflitto d’interessi e tutte le altre cose che
dicevate di voler fare una volta al governo, tu scegli sempre e comunque
Berlusconi “anche se fosse stato condannato”. Caro Pd, ora che non hai più
alibi, che non puoi più dire “sono costretto”, bensì scegli consapevolmente
questa strada, una voragine si apre nella mente del tuo elettorato: che – ripeto
– non sia stato Renzi a cambiarti, ma che tu sia così, che lo sia sempre stato.
Che l’allucinazione sia quella che gli avete fatto vivere in tutti questi anni:
di essere alternativi e non due facce della stessa medaglia. In autunno i nodi
economici verranno al pettine, le promesse di Renzi si misureranno (schianteranno?)
con la realtà. E allora, magari, chiederà il voto. Lui se la caverà (forse di
nuovo alla grande) e Berlusconi – libero ormai dai servizi sociali – pure. Ma
tu? E il Paese? Un cordiale saluto.
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