"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 4 agosto 2014

Cronachebarbare. 31 “Caro Partito ti scrivo…”.



Lo confermo. Non ho mai “sostenuto” il Renzi. Tutte le volte che il mio partito ha voluto conoscere la mia opinione – con le primarie, per esempio – non sono stato mai dalla parte del Renzi. Così, “a prescindere”? No di certo. È che la “memoria” di cosa il partito era venuto sostenendo nel ventennio del dopo la “discesa in campo” ha continuato a sostenermi. La “memoria”. È che si vive in un paese che della “memoria”, piccola o grande che sia, si fa volentieri e colpevolmente a meno. E così è poi facile salire sul carro del vincitore. Ma io non sono avvezzo a simili sortite. Ed allora, se quella “memoria” è ancora fresca, mi risulta impossibile farla tacere. E poi c’è quell’inaspettato fiuto. Che mi avvertiva di una continuità che avrebbe smentito tutto ciò che si era detto per il bene della democrazia nel bel paese. Avvertivo, per via di quel fiuto, di un “cambiar verso” che non sarebbe stato in sintonia con le precedenti elaborazioni ed enunciazioni del partito. E che il “cambiar verso” avrebbe invece rappresentato ed assicurato la più incredibile delle continuità nella pratica della mala politica del bel paese. La continuità. Scrive oggi Ilvo Diamanti sul quotidiano la Repubblica – “La democrazia per caso” -: Renzi (…) è accusato di insofferenza verso ogni mediazione. Verso i partiti e i corpi intermedi. Sindacato e organizzazioni degli imprenditori, in primo luogo. E verso ogni controllo, si tratti di tecnici oppure di magistrati. D’altra parte, Renzi ha ri-assunto in sé i ruoli di capo del governo e del partito di maggioranza. Al tempo stesso, ha piegato il Pd a propria misura e immagine. Lo ha trasformato nel PdR, il Partito Democratico di Renzi. O, più semplicemente, il Partito di Renzi. In Parlamento, governa con una maggioranza variabile. A cui partecipano Ncd, i Centristi. Ma anche Fi. Dipende dagli argomenti. (…). Mentre diffida, per principio, della concertazione con le organizzazioni di rappresentanza degli interessi. Quanto al governo, si affida ai più fidati e fedeli (si scusi il bisticcio di parole). E per quel che riguarda i tecnici, se rallentano la marcia del governo e del suo Capo, vengono rimossi. Come, in questi giorni, Cottarelli, responsabile della spending review. Insomma, Renzi starebbe conducendo il Paese lungo una china autoritaria. Il mio dubbio, di fronte a queste accuse, non è che siano infondate, ma fuori tempo e fuori luogo. Ecco, i cosiddetti “corpi intermedi” nelle società complesse. Tanto invisi e combattuti al tempo del sig. B. Oggigiorno ridotti a nullità. Derisi e scherniti. Una continuità assicurata. Un non voler “cambiar verso”. Non per niente in precedenza si era pensato e malignamente proposto che nel Parlamento andassero abolite le inutili discussioni, le lungaggini della politica, ed andassero accelerati i tempi di delibera chiamando al voto, possibilmente, i cosiddetti capi-gruppo. Una boutade? Come non riscoprire oggi le stesse insofferenze che hanno caratterizzato quel tempo politico contro il quale il partito sembrava all’unisono fare barriera (fingendo)? Come non vedere negli attuali atteggiamenti d’insofferenza contro i “gufi”, i “rosiconi”, i “professoroni” gli stessi atteggiamenti d’intolleranza che animava la sciatta politica di un tempo passato ma prossimo ancora? Come non vedere un rinserrarsi nell’empireo eburneo della “casta” la nuova fase politica del bel paese? Un rinserrarsi, che non ammette intromissioni di sorta da parte di quella “società civile” tante volte tirata in ballo o tirata per la giacchetta quando c’era da mandare in crisi lo schieramento politico avverso. Oggigiorno quella stessa “società civile” è ridotta a masnada di “gufi” e di “rosiconi”. Era questo il “cambiar verso”? Lo sarebbe stato proprio se si fossero bandite quelle pratiche per le quali tanto si era gridato alla luna. A me, come a milioni d’altri che al partito hanno guardato con fiducia e speranza, veniva lasciato intendere tutt’altro. Scrive ancora Ilvo Diamanti: Perché fanno riferimento a tendenze che Renzi non ha “inventato”. Semmai, assecondato. In parte: accelerato. Per convenienza. Perché si tratta di storie vecchie. Scritte da tempo. Senza troppo scandalo e, anzi, nell’indifferenza. La personalizzazione della politica e dei partiti. È in atto dagli anni Ottanta. Interpretata da Craxi. E, in modo diverso, anche da Berlinguer. Ma ha conosciuto una forte accentuazione negli anni Novanta. Assieme alla fine della Prima Repubblica, fondata sui partiti (di massa). Allora si è sviluppato il rapporto diretto fra cittadini e leader. Soprattutto dopo la “discesa in campo” di Berlusconi. Che ha usato le (proprie) televisioni come canale di partecipazione e di consenso. Gli altri partiti si sono adeguati. O hanno cercato di farlo. Con maggiore o minore successo. Si è aperta così l’era dei “partiti personali”, la cui identità ed esistenza coincidono con quella del Capo. Sorti e scomparsi, oppure ridimensionati, insieme ai loro leader. Senza un leader capace di comunicare con gli elettori in modo “diretto”, è divenuto pressoché impossibile vincere le elezioni. Per questo il Centrosinistra, da ultimo il Pd, erede dei partiti di massa, ha sempre stentato ad affermarsi. E, ancor più, a durare. Fino all’arrivo di Renzi, appunto. (…). Chi accusa Renzi, oggi, di stravolgere la Costituzione dimentica, dunque, che ciò è già avvenuto. Da tempo. Almeno da vent’anni. E da vent’anni siamo divenuti una Repubblica “preterintenzionale”. Dove vige una democrazia ibrida, a metà fra personalizzazione ultrà e partecipazione diretta. Fra leaderismo e rete. Fra Tv e Web. A Renzi, semmai, si dovrebbe imputare di non avere inventato nulla. E di non avere l’intenzione di farlo. Cioè, di non essere interessato tanto a dare senso al caos, pardon, al “caso” istituzionale, che (s)regola il Paese. Ma, semmai, di assecondarlo. Selettivamente. Accentuando e rafforzando gli aspetti più coerenti con i suoi interessi. E con la sua vocazione di Leader del PdR. Alla guida di un governo personale e di una democrazia per caso. (…). Ma per vent’anni non s’era detto che il “cambiar verso” dovesse significare l’abbandono delle disdicevoli pratiche politiche messe in atto nella poco commendevole “seconda Repubblica”? Ed invece il “verso” non è cambiato, anzi. Ha scritto una lettera “aperta” al Partito Democratico Luisella Costamagna su “il Fatto Quotidiano” – “Renzi e il patto del Nazareno: la vera faccia che il Pd non ha mai voluto mostrare” – del 29 di luglio ultimo. Una lettera che in milioni avremmo pensato di scrivere…
Caro Partito Democratico, i tuoi elettori hanno passato gli anni berlusconiani nella convinzione che tu e i tuoi predecessori faceste opposizione, che ci fosse una differenza ideale (e morale) tra te e il centrodestra, che se le cose non riuscivi a farle era solo perché non avevi i numeri, ma una volta al governo… Ora però non hai più alibi. Anzi, la cosa più grave (e triste) è che le tue scelte e vicende attuali riscrivano parte della tua storia, ridefiniscano quelli cui abbiamo assistito in passato appunto come “alibi”. Il timore, in chi ha creduto in te e ti ha votato – timore sempre più fondato –, è che non sia stato l’avvento di Renzi ad averti fatto #cambiareverso, bensì che questa sia solo un’operazione di maquillage per rivelarti agli italiani per quello che, in fondo, sei sempre stato. Renzi come la tua “operazione trasparenza”. E quello che si vede è tutt’altro che piacevole. Immagina com’è difficile, per chi per anni ha combattuto al tuo fianco contro Berlusconi, vederti ora stringere patti segreti con lui. Cambiare la Costituzione, il Parlamento, il mondo del lavoro, la giustizia, nella direzione che lui avrebbe voluto e tu dicevi di combattere. Sentirti dire che è “un’allucinazione” e “una bugia” che la riforma elettorale e del Senato siano svolte autoritarie (come sostengono fior di costituzionalisti e i centinaia di migliaia di italiani che hanno sottoscritto l’appello di questo giornale), come avrebbe fatto un Capezzone qualunque, e togliere la voce a chi si oppone imponendo la ghigliottina. Il tutto citando Fanfani. Immagina com’è doloroso, per chi ha creduto in te e nella tua presunta superiorità morale rispetto al centrodestra, assistere alle stesse inchieste, arresti, spartizioni di mazzette, e poi vedere salvati dalle stesse norme (che insieme avete votato) Penati e Berlusconi. Immagina com’è incomprensibile, e insieme illuminante, constatare che nonostante il M5s ti offra i suoi numeri sostanziosi su un piatto d’argento – tardivamente, ok, ma te li offra – per fare una legge elettorale migliore, ripristinare le preferenze, togliere l’immunità, istituire il reddito di cittadinanza, la legge sul conflitto d’interessi e tutte le altre cose che dicevate di voler fare una volta al governo, tu scegli sempre e comunque Berlusconi “anche se fosse stato condannato”. Caro Pd, ora che non hai più alibi, che non puoi più dire “sono costretto”, bensì scegli consapevolmente questa strada, una voragine si apre nella mente del tuo elettorato: che – ripeto – non sia stato Renzi a cambiarti, ma che tu sia così, che lo sia sempre stato. Che l’allucinazione sia quella che gli avete fatto vivere in tutti questi anni: di essere alternativi e non due facce della stessa medaglia. In autunno i nodi economici verranno al pettine, le promesse di Renzi si misureranno (schianteranno?) con la realtà. E allora, magari, chiederà il voto. Lui se la caverà (forse di nuovo alla grande) e Berlusconi – libero ormai dai servizi sociali – pure. Ma tu? E il Paese? Un cordiale saluto.

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