"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 24 luglio 2012

Sfogliature. 5 “Del senso cinico. Il giovedì 24 di gennaio.”


 "Per questo, in solitudine, voto la fiducia al governo Prodi". È un attimo. Il senatore Nuccio Cusumano, democristiano agrigentino posteggiato sotto le insegne dell'Udeur di Mastella, finisce di parlare e nell'Aula del Senato irrompe come un cataclisma Tommaso Barbato, anch'egli senatore Udeur. Al grido di "pezzo di merda, traditore, cornuto, frocio", Barbato sale i gradini che lo separano dall'ormai ex amico e prova ad avventarsi sul malcapitato. Che in serata sarà espulso dal partito per "indegnità politica". Pochi minuti e l'aula della Camera Alta si trasforma in un bar da angiporto. Barbato è irrefrenabile. "Gli ha sputato" riferisce agli increduli cronisti il senatore De Gregorio. Il tutto mentre il seguace di Fini Nino Strano urla all'indirizzo del povero Cusumano: "Squallida checca". È la cronaca “nera” di quella giornata – il 24 di gennaio dell’anno 2008 – a firma di Andrea Di Nicola sul quotidiano la Repubblica. Sappiamo bene come sia finita poi per il governo Prodi. Esisteva, nella precedente configurazione di questo blog, una categoria di argomenti alla quale avevo dato per titolo “Del senso cinico”. Il post che propongo di seguito è stato il primo della categoria e portava per titolo “Il giovedì 24 di gennaio”. Il post è di vecchia, vecchissima – 25 di gennaio 2008 - data; contemporaneo però agli avvenimenti descritti sul quotidiano la Repubblica. Si direbbe un ripescaggio. Perché mai? Per una conferma: dell’inamovibilità della “casta”. La sua ostinata “coazione a ripetere”. È di questi giorni l’altalenante discorrere di elezioni-sì elezioni-no per il dopo solleone. Per fare cosa? Per affrontare quali dei problemi? La calura estiva ci soccorre, almeno, evitandoci “quegli appuntamenti d’avanspettacolo” dei quali si fa cenno nel post fortunosamente ripescato dalla vastità silenziosa della rete. 

La “santa” - tra virgolette - giornata del giovedì 24 di gennaio dell’anno del signore 2008 penso si debba annoverare e iscrivere da subito, a futura memoria, tra le date più importanti nella storia bel paese. Di tutta la sua storia, antica e recente. E chissà, se non anche di quella futura. Nella “santa” giornata del giovedì 24 di gennaio il popolo tutto del bel paese ha assistito, incredulo, al trionfo del cosiddetto “senso cinico”. Ripeto, del comune “senso cinico”. E non è per nulla un refuso di  digitazione. Si parla per l’appunto, in questa rubrichetta appena avviata per la solenne occasione, dell’alto “senso cinico”, e non civico come si converrebbe normalmente, dei rappresentanti dell’italico popolo. Anch’io, nella “santa” –  sempre tra virgolette - giornata di giovedì 24 di gennaio, ho avuto la malsana, improvvida idea di assistere, in prima serata, ad uno di quegli appuntamenti d’avanspettacolo che i moderni mezzi di (dis)informazione attivano prontamente nelle occasioni più importanti. E quale occasione più importante se non quella, per l’appunto, del trionfo e della glorificazione del comune “senso cinico” italiota? Assiso, come immagino, assieme a milioni di altri italioti dinnanzi al piccolo schermo, mi sono illuso, in verità non tanto, di ascoltare le nobili motivazioni per le quali un parlamento della repubblica invitava il governo in carica a farsi lestamente da parte. E sì che a tutti gli abitatori del bel paese risultava chiaro, anzi chiarissimo, il motivo dominante e preminente dell’incauto atto; ma si sperava, nel corso della predetta rappresentazione di puro ed eccelso avanspettacolo, per l’appunto, di essere colti in fallo, di essere disvelati ed additati ai prossimi astanti ed ai più remoti come incompetenti delle cose pubbliche del bel paese e di non avere inteso a pieno le cose nobili, erudite e recondite insite nelle vicende politico-parlamentari del giorno. Confesso che in cuor mio ho sperato ardentemente di essere corretto delle mie stramberie e fumisterie ed ho sperato d’essere informato ed erudito convenientemente per il qual motivo il parlamento della repubblica avesse provveduto a deliberare tanto “ saggiamente “, scritto sempre tra virgolette. E sono state due ore e passa di sproloqui e vaniloqui da ascoltare con un fremito di inquietudine risalente impetuoso per tutto il corpo; ed al contempo i protagonisti della rappresentazione d’avanspettacolo, nell’occasione ben compattati nell’arco intero costituzionale, sono stati impegnatissimi e bronzei ad emettere suoni su incomprensibili considerazioni cosiddette politiche e su anatemi altisonanti senza etica d’appartenenza alcuna; ed il loro stridulo e starnazzante vociare, incomprensibile sempre e confuso per la concitazione loro il più delle volte,  era come un’emissione di  suoni che nell’occasione sembrava seguissero  un percorso strano, diverso dal consueto, per la qualcosa, forse a causa  anche dell’inevitabile obnubilamento del telespettatore conseguente al deprimente spettacolo, sembrava di percepire quel loro vociare come assimilabile alle emissioni  di ripetuti borborigmi provenienti dal più profondo delle viscere loro, e non già da una elaborazione intelligente e razionalmente vissuta discendente per le orali vie superiori. Uno spettacolo deprimente. Ed un’amara conclusione: i signorotti del palazzo fanno quadrato. Sempre. E tutti quanti assieme. Non tollerano e disprezzano l’incolto popolo, al quale mi sento di appartenere, popolo incolto di scarpe grosse ma di cervello fine come si soleva dire una volta, tanto d’avere capito benissimo, l’incolto popolo, che lor signori necessitano ed argomentano più che mai di imbrigliare tutti gli altri poteri riconosciuti e concorrenti che possano in qualche forma e modo sostanziale intralciare i loro nefandi intrallazzi. E dallo starnazzare loro non una parola che sia pervenuta a lustrare, anche di poco se fosse stato possibile, l’orribile salvifica per tutti loro decisione; ha trionfato l’alto “ senso cinico “, e così sia. Nelle settimane a venire si proveranno lor signori a rivestire di pannicelli più decenti le loro nefande deliberazioni; rimarrà nel profondo del popolo incolto l’iniziale convincimento di un terribile braccio di ferro tra poteri costituiti e soprattutto l’amaro convincimento che lor signori ambiscono ad essere adusi e considerati esenti da tutti quegli adempimenti e rispetto delle regole e delle leggi alle quali pretendono poi di assoggettare il popolo tutto. Accade giornalmente in tutte le ubertose e ridenti contrade del bel paese, ai semplici incolti cittadini, d’incorrere nelle durissime deliberazioni della giustizia; ma a nessun cittadino del bel paese, se non abitatore del palazzo,  è consentito d’inscenare apparizioni d’avanspettacolo di infimo stampo né tanto meno d’incrociare le braccia e d’invocare la dissoluzione dei reggimenti e degli ordinamenti costituiti. A nocumento della intera collettività, ma a salvezza delle proprie familiari fortune.

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