"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 13 maggio 2025

Doveravatetutti. 29 “Quella scuola che è mancata”.


L’empatia è la capacità di immedesimarsi in un'altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d'animo. Confermo la (…) ipotesi che l'empatia origina in modo naturale a partire dall'infanzia, se è vero che a pochi mesi dalla nascita i bambini, che non hanno ancora acquisito la separazione tra sé e il resto del mondo, reagiscono al dolore di un altro bambino come se fosse proprio, e perciò piangono alla vista delle sue lacrime. A un anno cominciano a rendersi conto che la sofferenza altrui non è la propria, ma bisogna attendere il secondo anno di vita per assistere al bambino che, in presenza del dolore di un altro bambino, lo consola portandogli, ad esempio, dolci o giochi. Se i genitori non mostrano alcuna empatia rispetto alle emozioni di gioia, di pianto, di bisogno di essere accarezzato, il bambino evita di esprimerle e successivamente di provarle quando l'espressione delle sue emozioni continua a non ricevere alcuna risposta o essere apertamente scoraggiata. La conseguenza in età adulta è spesso un'assenza completa di empatia, con conseguente incapacità di entrare in sintonia con gli altri, che predispone chi ne è privo a potenziali azioni criminali senza senso di colpa, perché incapace di percepire che cosa le sue azioni possono produrre negli altri. La psiche di quanti non hanno maturato una risonanza emotiva, e quindi ne sono privi, è apatica, e per questo la psichiatria parla di psicopatici, o anche, per i danni che possono produrre nella società, di sociopatici. Tali sono ad esempio i bulli che si accaniscono sui loro compagni più deboli. Privi di empatia, non hanno alcuna risonanza emotiva delle loro azioni e delle conseguenze dolorose che queste azioni hanno sugli altri, perché la loro psiche non le registra. Ma come si comporta la nostra scuola nei confronti dei "bulli", che sono poi quei ragazzi il cui sviluppo psichico si è arrestato a livello pulsionale? Li sospende dalla frequenza scolastica, togliendo loro l'unica opportunità che quegli anni hanno per potersi emancipare (…) e passare dal livello pulsionale al livello emotivo. (…) …dovrebbero invece essere più accuditi, meglio curati affinché possano acquisire la consapevolezza delle loro azioni, in modo da sentirle risuonare dentro di loro come buone o come cattive. Per quanto riguarda gli insegnanti, purtroppo molti di loro non possiedono alcun tratto empatico. Per costoro insegnare non è una passione, ma un mestiere. Il danno che producono non è da poco, perché inducono nei loro allievi quella demotivazione che può generare in depressione e non di rado nell'abbandono scolastico. Per questo vado dicendo che tutti gli insegnati dovrebbero essere sottoposti a un test di personalità per verificare il loro grado di empatia, perché, ne abbiamo fatto tutti esperienza, la mente degli allievi non si apre se prima non si è aperto il cuore. L'empatia, come è noto, predispone all'altruismo, e per questo può essere considerata la vera condizione favorevole all'azione morale (come nel caso dello spettatore che, in presenza di una violenza, interviene a favore della vittima), e in fase matura influenza giudizi morali in ordine alla tutela della Terra da non sacrificare in nome del profitto come molti giovani oggi reclamano, o alla distribuzione della ricchezza a favore delle popolazioni che vivono in condizioni di estremo bisogno. (Tratto da “Per insegnare occorre essere empatici” – con sottotitolo “Perché la mente degli allievi non si apre se prima non abbiamo aperto il cuore” – di Umberto Galimberti pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 22 di ottobre dell’anno 2022).

“L’IA come psicologo: 1 su 6 la usa almeno ogni giorno”, testo di Virginia Della Sala pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, martedì 13 di maggio 2025: Da trend divertente a preoccupante il passo è breve: l'Intelligenza Artificiale è utilizzata dai giovanissimi anche come psicologo. Dubbi, problemi, insicurezze sono riversati su Chat Gtp e simili invece di amici, familiari e professionisti. In un podcast, Mark Zuckerberg, patron di Meta (Facebook&C.) ha ipotizzato che le nuove tecnologie potrebbero presto diventare un supporto psicologico per chi non può accedere alla terapia e per chi non dovesse avere abbastanza amici. In Italia. Skuola.net ha realizzato una indagine su 2 mila ragazzi tra gli 11 e i 25 anni: il 15% ha ammesso di utilizzare ogni giorno una delle varie "intelligenze" artificiali disponibili per confidarsi, sfogarsi e chiedere consigli personali. Se si considera la percentuale sulla settimana, si sale al 25%. "Il denominatore comune - spiega l'indagine - è l'esigenza di ottenere un punto di vista imparziale e discreto, con suggerimenti e spunti di riflessione, senza pregiudizi". I numeri. Insomma, 6 giovani su 10 l'hanno provata almeno una volta nella vita in questa veste. Il 38% la utilizza "perché disponibile in ogni momento", il 31% come "forma di auto-aiuto che si può gestire autonomamente", il 28% "per avere un giudizio obiettivo". Non manca la sensazione di sentirsi meno giudicati e la minore difficoltà ad aprirsi rispetto a quelle che avrebbero di fronte ad una persona in carne ed ossa. La metà di chi ha una consultazione quotidiana o settimanale con il ChatPsicologo ritiene che la sua vita sia decisamente (17%) o leggermente (34%) migliorata. Alla peggio, è rimasta invariata (47%). Dipendenza. Problema: 1 su 3 ha percepito la sensazione di non poter più fare a meno di queste conversazioni fino - spiega l’indagine - alla creazione di veri e propri legami empatici: "1 su 6 dichiara di sentire spesso una connessione emotiva, mentre il 38% la ammette ma con frequenza più sporadica". In più "il 60% degli utilizzatori frequenti spesso e volentieri ha preferito consultarsi con l'AI che non con amici e familiari, il 6% seguirebbe i consigli ciecamente, un 49% che lo farebbe solo se 'fosse logico'". Per fortuna, alla prospettiva che l'IA possa sostituire il confronto umano, crede solo il 7% mentre il 32% lo ritiene plausibile in funzione di pronto soccorso o primo accesso. Eppure, il 14% scommette che presto non ci sarà più bisogno di un terapista umano". Tecno-centrismo. Mark Zuckerberg, che ha recentemente lanciato l'Ai di Meta per tutte le applicazioni, in una intervista ha sottolineato che negli Usa le persone hanno in media tre amici ma ne vorrebbero molti di più. Certo, ha aggiunto, le connessioni umane e fisiche sono molto meglio ma se non è possibile l'Ai potrebbe colmare quel gap. "Personalmente - ha detto -, credo che tutti dovrebbero avere un terapeuta (...) e per chi non ha un terapeuta, credo che tutti avranno un'IA''. Sul suo chatbot IA di Meta ha detto che uno degli "utilizzi è fondamentalmente: 'Voglio parlare di un problema'; 'Ho bisogno di avere una conversazione difficile'; 'Ho un problema con la mia ragazza'; 'Aiutami a interpretare questa situazione"'. I casi critici. Intanto, qualche settimana fa la società di ChatGPT ha ammesso che una versione rispondeva agli utenti con un tono "eccessivamente lusinghiero" e l'ha ritirata. "Davvero, bene che tu ti sia fatto valere e abbia preso il controllo della tua vita", avrebbe risposto a un utente che sosteneva di aver smesso di prendere le medicine e di aver lasciato la famiglia perché "responsabile dei segnali radio che attraversavano i muri". A inizio anno, una donna si era innamorata di ChatGpt. Un 14enne si è tolto la vita per lo stesso motivo. Gli esperti. La professoressa Dame Til Wykes, responsabile salute mentale e scienze psicologiche al King's College di Londra, cita l'esempio di un chatbot per i disturbi alimentari che è stato ritirato nel 2023 dopo aver fornito consigli pericolosi. "Credo che l'intelligenza artificiale non sia ancora al livello in cui può fornire sfumature e potrebbe addirittura suggerire linee di condotta inappropriate" spiega al Guardian. I Chatbot sono adulatori, dice al Nyt Julie Carpenter, esperta di dipendenza tecnologica: "L'AI impara cosa ti piace e te lo restituisce. Così ti affezioni e continui a usarlo". È il cosiddetto "loop dell'empatia infinita" che squalifica i rapporti umani e spinge all'isolamento. "Un terapeuta umano non può essere sostituito - ha spiegato al fattoquotidiano.it il presidente nazionale dell'Ordine degli psicologi, David Lazzari -: una terapia non è una consulenza. Il terapeuta non è un consigliere ma accompagna la persona lungo un percorso. In terapia valgono le parole dette, ma anche quelle non dette".

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