“La seconda life delle ostriche”, testo di Kate Selig riportato sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” del primo di giugno 2025: L’estate nel New England significa panini con l'aragosta, frittura di pesce e, naturalmente, ostriche appena sgusciate. Ma c'è un problema. I gusci vuoti finiscono solitamente in un cassonetto invece che tornare in acqua, dove svolgono un ruolo fondamentale nel ciclo vitale delle ostriche. Le larve delle ostriche si attaccano ai gusci, dove crescono fino a diventare adulte e formano barriere coralline che migliorano la qualità dell'acqua, prevengono l'erosione costiera e creano un habitat per altre forme di vita marina. Due uomini del Connecticut stanno lavorando per risolvere questo problema. Hanno avviato un programma in tutto lo Stato per raccogliere i gusci scartati dai ristoranti locali, essiccarli e restituirli al Long Island Sound (un canale naturale dell'Atlantico compreso tra la costa del Nordamerica e Long Island, vicino New York, ndt) per progetti di ripristino. «Noi colmiamo quel vuoto», spiega Tim Macklin, cofondatore di Collective Oyster Recycling & Restoration, l'organizzazione no profit che guida l'iniziativa. Si tratta di uno dei numerosi programmi di riciclaggio dei gusci che sono stati avviati per contribuire a invertire il forte calo della popolazione di ostriche lungo le coste degli Stati Uniti, un calo che gli esperti attribuiscono in gran parte alla pesca eccessiva, al degrado dell'habitat e alle malattie. Alcuni dei programmi più grandi trattano più di un milione di libbre di gusci all'anno. Il gruppo del Connecticut è più piccolo ma in crescita. Nel 2024 ha raccolto circa 375 mila libbre (oltre 170 tonnellate, ndt) di gusci. Quest'anno, collaborando con una rete di circa cinquanta ristoranti in tutto il Connecticut e un fornitore commerciale di frutti di mare, è sulla buona strada per superare le 400 mila libbre, con piani di espansione. Ciò che inoltre distingue il loro impegno è che si tratta essenzialmente di un'operazione gestita da due persone. A differenza dei programmi più grandi che si affidano a volontari, la maggior parte del lavoro quotidiano ricade su Macklin e Todd Koehnke, che hanno fondato il progetto insieme a Eric Victor, ora in pensione ma che ancora occasionalmente dà una mano. Sandra Brooke, ricercatrice della Florida State University che ha studiato le iniziative di riciclaggio dei gusci negli Stati Uniti, ricorda che il gruppo è tra i pochi a raccoglierne una «quantità incredibile rispetto alle dimensioni del programma». E aggiunge: «Buon per loro». Macklin, 51 anni, e Koehnke, 50, hanno cominciato a dedicarsi al riciclaggio dei gusci di ostriche circa dieci anni fa. Erano membri di una commissione locale per i molluschi e sono rimasti sorpresi nell'apprendere che il Connecticut, a differenza di altri stati costieri, non aveva un programma di riciclaggio dei gusci ben strutturato. Nei fine settimana, si fermavano volontariamente nei ristoranti per raccogliere i gusci scartati, sperando un giorno di trasformare i loro sforzi in qualcosa di più grande. L'occasione si è presentata nel 2023, quando hanno ottenuto una sovvenzione statale di 400 mila dollari. Hanno anche ricevuto finanziamenti da programmi specifici per il Long Island Sound. Macklin, che lavorava nella produzione televisiva, e Koehnke, che lavorava nel riciclaggio di lattine per bevande, hanno lasciato il loro lavoro a tempo pieno. Victor è uscito parzialmente dal riposo del pensionamento per dare una mano. Hanno acquistato un camion e un rimorchio e hanno reclutato ristoranti che partecipano al programma gratuitamente. Il processo è semplice ma laborioso. Collective Oyster Recycling & Restoration fornisce ai ristoranti secchi da cinque galloni (quasi 19 litri, ndt) con coperchio a vite per i gusci scartati, che Macklin e Koehnke raccolgono una volta alla settimana. La maggior parte del carico è costituito da gusci di ostriche e vongole, anche se i ristoranti occasionalmente aggiungono cozze e altri molluschi. «Per semplificare le cose, diciamo soltanto che prendiamo tutti i gusci di molluschi», spiega Koehnke. «Cerchiamo di non dire di no». I gusci vengono trasportati in un deposito a East Haven, una cava dismessa che è alta, asciutta e abbastanza lontana dalle abitazioni da evitare problemi di odori. Lì, rimangono esposti alle intemperie per almeno sei mesi per uccidere eventuali agenti patogeni residui. Quando il clima si riscalda, i gusci vengono riportati in acqua in siti di ripristino designati. La maggior parte viene piantata in un allevamento di ostriche di proprietà dello Stato al largo della costa di Bridgeport e Stratford, chiuso alla raccolta. Alcuni vengono anche consegnati a un piccolo gruppo di pescatori locali che si occupano personalmente del ripristino. Al molo, i gusci vengono caricati sulle barche utilizzando un nastro trasportatore. Una volta in mare, vengono espulsi dalla barca con un getto d'acqua ad alta pressione o gettati in mare con delle pale. Le larve di ostriche possono quindi attaccarsi ai gusci, la loro superficie preferita, e svilupparsi in ostriche mature per aiutare a ricostruire l'habitat. «Stanno crescendo sul nonno», dice Koehnke, riferendosi ai vecchi gusci. «È l'ambiente perfetto per loro». Bryan Hurlburt, commissario statale per l'Agricoltura, dichiara che il Connecticut sta monitorando i gusci collocati nei luoghi di proprietà dello Stato. Poiché i primi gusci sono in acqua solo da circa un anno, sostiene che è troppo presto per valutarne l'impatto. Ma è ottimista sul potenziale del programma non solo per sostenere l'ambiente, ma anche la redditività a lungo termine dell'industria dell'acquacoltura dello Stato. «La gente pensa al Long Island Sound come a un luogo dove andare in barca e andare in spiaggia», afferma Hurlburt. «Noi lo consideriamo un terreno agricolo». Dan Meiser, proprietario dell'Oyster Club, un ristorante di lusso "dalla fattoria alla tavola" a Mystic, dice di essere stato entusiasta quando gli è stato proposto il programma. Ma aveva alcune domande: quanto sarebbe costato? Chi avrebbe raccolto i gusci? Collective Oyster Recycling & Restoration ha reso facile dire di sì, precisa. L'Oyster Club ha sgusciato quasi 300 mila ostriche l'anno scorso. I gusci vengono raccolti in cucina e i clienti vengono informati sull'iniziativa di riciclaggio tramite cartelli e conversazioni con il personale. «È interessante sapere che le ostriche che mangiano quella sera torneranno nel Long Island Sound», conclude Meiser.
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
martedì 3 giugno 2025
MadreTerra. 45 Kate Selig: «La seconda life delle ostriche».
«O
poco cervello! o veramente bestia!» disse un giorno la formichetta al gatto.
«Che fai tu, pazzo? Vedi un poco me: io non mi lascio correre il tempo invano.
Quando ho preso un granellino di frumento, o qualche guscio di fava, vado a
riporlo nel mio granaio e, come se non l’avessi, esco fuori a provvedermene
d'un altro; e così fo del terzo e poi del quarto senza mai arrestarmi, tanto che
fra gli uomini sono mostrata per un esempio di cautela e di giudizio. Tu all'incontro,
quando hai preso un topolino, in cambio di attendere a far nuova caccia, ti dai
ora a miagolare, poi lo lasci correre e lo ripigli, di là con una zampa lo fai
balzare all'altra, e fai mille giuochi e saltellini e pazziuole, sicché prima
di dargli la stretta, perdi qualche ora di tempo. Ti pare prudenza questa? bada
a' fatti tuoi e non gittar via le ore in frascherie, sciocco e cervellino che
tu sei». «La sciocca e la cervellina sei tu» rispose il gatto: «quanto è a me,
credo di essere maggior filosofo che Aristotile. Credi tu che sia maggior segno
di giudizio l'affaticarsi sempre al mondo per avere assai, o sapere in quel
poco che si ha, trovare la contentezza e la consolazione, tirando in lungo
qualche tempo senza pensieri?». Non mi pare che il gatto parlasse male: sicché,
se vi pare, ingegnatevi d'imitarlo da qui avanti, come avete finora imitata la
formica. (Tratto da “Il gatto e
la formica” di Gasparo Gozzi – Venezia 1713, Padova 1786 – riportato nel
volume “Favole apologhi e bestiari”,
edizioni Rizzoli, gennaio 2007).
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