sabato 31 maggio 2025

Lavitadeglialtri. 95 «Quei “Lazzari” di Gaza».

 Sopra. “Resurrezione di Lazzaro” affresco (Giotto, 1303-1305 circa) del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova.

mercoledì 28 maggio 2025

Lastoriasiamonoi. 62 «Genoveffa, la maga pescatrice»


Titolo dato alla “Storia” di Genoveffa Colica amorevolmente e magistralmente “raccolta” dall’amica Franca Sinagra – pubblicista, con Laurea in Materie Letterarie, già insegnante nella Scuola pubblica Italiana – che la ha recentemente data alle stampe. Grazie. A est del promontorio tirrenico chiamato Capo d’Orlando, proteso di fronte alle Isole Eolie, cent’anni fa il paesaggio costiero della baia di San Gregorio presentava un’insenatura paradisiaca orlata da spiaggia chiara e soffice, estesa per almeno cinquanta metri sotto il pelo dell’acqua luccicante e tanto trasparente da potervi riconoscere i grandi carapaci intarsiati delle tartarughe, così docili che si pescavano afferrandole a braccia nude. C’è ancora oggi un hotel connotato sulla facciata da grandi sagome ferree di tartarughe marine, di cui non c’è spiegazione se non nel ricordo storico di una donna speciale che visse sapientemente fra terra e mare, in incontrastata fluida contiguità. C’era là un tempo la pescatrice Genoveffa, giovane vedova fra i pochi abitanti dell’isolata frazione a mare dell’antica Naso, quando nei mesi estivi l’arenile era arredato vivacemente dalle strisce multicolori dei piccoli gozzi all’ancora e in secca, attorno ai quali si muoveva varia umanità, anfibia se percepita nell’immaginario. Dietro le barche un gruppo di casette a pianterreno stava pigiato fra la battigia e l’aspra altura retrostante che ne chiudeva l’accesso alla terraferma. Tutte le giornate di tempo buono Genoveffa andava a pesca sul suo gozzo che scivolava bordeggiando fra grandi faraglioni e affioranti scogli rocciosi rivestiti di gustose patelle, anticamera alla cala. Oggi una strada asfaltata, solcando la roccia dietro i faraglioni, conduce verso l’abitato della nuova cittadina migrata da San Gregorio oltre il rosso faro erto a guardia del Capo di Orlando da cui prese il nome. Il romanziere Vincenzo Consolo ci ha lasciato della baia una descrizione evocativa di antichi fatti ricchi di avventura e di tragicità: «In cima al capo, i ruderi d’un castello e un santuario della Madonna dei pescatori pieno d’ancore, timoni, ex-voto di caicchi, gozzi, velieri in balia di fortunali. Il capo prende il nome da Orlando, il più furioso dei paladini di Carlo Magno. Doppiato il capo, v’è la cala di San Gregorio, il villaggio dove di notte sbarcavan i pirati. “Terrore a la riva: la furia dei ratti trae fra gli strilli la gonna come bandiera / e il corsaro dagli occhi di nera porcellana / da la barba serpentina: / la scimitarra stride con l’arma paesana…”». Poi, scovato il ritratto vivente di una donna dalle qualità magiche, ce lo regala: «Qui abitava zia Genoveffa. La vecchia fattucchiera che tagliava col coltello dal manico bianco le trombe marine toglieva il malocchio con fumigazioni di rametti d’alloro, erica, rosmarino. Qui era un tempo la città antica di Agatirno». La figura di Genoveffa Colica (o Collica) (Castell’Umberto 1873 – Capo d’Orlando 1961) non è solo folclorico, ma individua il locale pionierismo imprenditoriale femminile, in questa pescatrice di professione, anomalia nell’epoca maschilista e che oggi è considerata donna eccentrica ed emblematica. Andava infatti a pesca sul gozzo come gli uomini, navigava a remi e come loro conosceva la rotta costiera e le costellazioni. A renderle attributi eccezionali c’è il fatto che praticava magie sia per contrastare le cattive situazioni personali di compaesani e compaesane con risoluzioni di immediato intervento nello “sbuddere” (sciogliere) il malocchio, sia per affrontare gli elementi naturali, tempeste a mare e tornado che lei sapeva “tagliare”. Genoveffa possedeva delle caratteristiche magiche insite nelle possibilità individuali femminili, acquisite fin dall’antichità classica tanto che erano considerate nella normalità del suo vivere sociale. La sua figura evoca un ruolo quasi leggendario in cui è possibile dunque riconoscere varie eccezionalità. Fu governatrice riconosciuta del buon vivere nella sua minuscola comunità e, nella descrizione della pronipote Daniela Trifilò, Genoveffa fu «donna stimata da tutto il paese, una donna che da sola teneva a bada tutti i pescatori andando in mare anche lei, diventando ben presto donna temuta ma rispettata, tanto si faceva con il suo permesso, nulla si faceva senza il suo benestare, era una forza di inspiegabile caparbietà, una donna dal carattere duro ma nello stesso tempo di una generosità infinita con un indefinibile amore verso il prossimo».

lunedì 26 maggio 2025

Lavitadeglialtri. 93 “Pagina muta, terza”.





 


 

N.d.r. Devo alla carissima amica Agnese A. la prontezza con la quale queste immagini di strage possono essere portate alla visione dei cosiddetti uomini di "buona volontà". Grazie Agnese, amica carissima.

lunedì 19 maggio 2025

Lavitadeglialtri. 90 “Memorie”.

                                     Sopra. Con la mamma ed il mio papà.

venerdì 9 maggio 2025

Lavitadeglialtri. 88 “Una pagina muta”. #ultimogiornodigaza



                                                                                

                                                               


 N.d.r. Devo tutto, per aver potuto realizzare questa dolorosissima “pagina muta”, alla carissima amica Agnese A. che mi ha fornito tutte le citazioni sopra riportate.