domenica 6 luglio 2025

Lastoriasiamonoi. 74 Paolo Nori: «Col caldo che c'è in giugno e luglio, ho fatto trentuno presentazioni in Italia e anche fuori dall'Italia, siamo stati anche in Polonia, a Varsavia, che prima di partire eravamo a Jesolo, in un albergo, e nella hall ci hanno detto "C'è un regalo del sindaco nella stanza"».


A mezzogiorno di domenica 6 luglio la fiesta esplose. Non c'è altro modo di descrivere la cosa. Gente era arrivata dalla campagna tutti i giorni ma una volta nella città veniva assimilata e non ci si accorgeva di essa. La piazza era tranquilla nel sole caldo come tutti gli altri giorni. [...]. Nel giorno dunque dell'inaugurazione della fiesta di San Firmino, fin dal primo mattino i contadini erano nelle osterie delle strade secondarie. Passando per queste strade per andare a messa nella cattedrale, li sentii cantare nelle osterie. Cominciavano a riscaldarsi. C'era molta gente alla messa delle undici. San Firmino è anche un festival religioso. Dalla cattedrale tornai a piedi al caffè in piazza. Mancava poco a mezzogiorno. Robert Cohn e Bill erano seduti a un tavolo. I tavoli di marmo e le bianche sedie di vimini erano spariti, ed erano stati sostituiti da tavolini di ferro e sedie pieghevoli. Il caffè era una piccola nave da guerra pronta per l'azione. (Tratto da “Fiesta” – 1926 – di Ernest Hemingway).

LeggerePaoloNori: “Lo Strega tour, una storia di ordinaria letteratura”, testo di Paolo Nori – finalista all’ultimo “Premio Strega” con il volume “Chiudo la porta e urlo” – pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 3 di luglio 2025: No, guarda, loro, io, subito, gli avevo detto di no, dopo però hanno insistito, sai quando insistono? Come quelli che, alla fine di una telefonata ti dicono "Ah, dimenticavo", che non è vero niente, non dimenticavano, ti han chiamato apposta, ti han chiamato per chiederti quello che ti chiederanno dopo quel "Dimenticavo" che di solito c'entra un protetto, è tutta gente che han dei protetti, sai quelli che dicono "È un mio protetto', che a me mi viene da dirgli "In che senso? Da cosa lo proteggi? Hai paura che prenda il sole?". Sono terribili, questi con i protetti che dimenticavano e loro, adesso a pensarci loro, è un altro discorso, anche se è simile. Perché loro, all'inizio, no, ma son passati dei mesi, mi han chiesto se ci andavo, e io, all'inizio, cioè ero contento, ma non mi sembrava una cosa che faceva per me gli ho detto "No grazie, mi sembra non sia una cosa che fa per me", e loro hanno detto "Va bene, va bene". Che io ho pensato "Perfetto, va bene", invece, dopo due o tre giorni mi han richiamato mi ha detto che loro, eran sinceri, non volevano insistere, ma avevano come la sensazione che questo premio, che era un po' in calando, era un po' in crisi, loro avevano la sensazione che questo premio aveva così bisogno, di me, che gli avrei fatto così bene, non ci potevo ripensare? Che io, adesso, la cosa che avrei dovuto dirgli "Scusa, eh", avrei dovuto dirgli "ma te, hai appena detto che non vuoi insistere, non insistere. Fermiamoci alla prima parte del tuo enunciato: tu non vuoi insistere, e non insisti, e esci da questa conversazione che fai la figura di uno che ha detto una cosa ammirevole: Io non voglio insistere, e non insisto, e poi un bel silenzio, sai quella cosa che dicono che un bel silenzio non fu mai scritto? Ecco" avrei dovuto dirgli "tu l'avresti scritto, se ti fossi fermato lì" avrei dovuto dirgli, invece non gliel'ho mica detto perché sai cosa sono io? Un coglione. L'ho scritto anche nel libro, che sono un coglione, e io, sai quella cosa lì che il premio aveva bisogno di me? Be', non ci crederai, ci ho creduto. Ero così contento, di potere aiutare quel povero premio che aveva così bisogno di me, e gli ho detto di sì, e non lo sapevo, io, ma in quaranta giorni, col caldo che c'è in giugno e luglio, ho fatto trentuno presentazioni in Italia e anche fuori dall'Italia, siamo stati anche in Polonia, a Varsavia, che prima di partire eravamo a Jesolo, in un albergo, e nella hall ci hanno detto "C'è un regalo del sindaco nella stanza", e quando siamo entrati, c'eran 27 gradi, nella stanza, e due kili di libro fotografico su Jesolo che, visto che il giorno dopo andavamo in Polonia, poi in Sardegna, poi a Pozzuoli, poi due date in Puglia, poi a San Benedetto del Tronto, poi a Bologna in treno, almeno avevamo delle figure da guardare, devono aver pensato quelli di Jesolo, tutti questi viaggi. Purtroppo ce li siamo tutti scordati sul pullmino, quei libri fotografici lì, ci siamo così annoiati, in viaggio, poverini. E Varsavia, devo dire, io non c'ero mai stato e mi sa che non ci tornerò più, non che mi sia dispiaciuta, mi è anche piaciuta, mi è piaciuto molto l'albergo, Varsavia, invece, insomma, dei palazzoni, dei grattacieli, non l'ho mica capita, Varsavia, ma a parte Varsavia, lì, a Varsavia, ho incontrato una traduttrice bravissima che mi ha detto che vuole tradurre un mio libro, Diavoli, io è per quello che penso che sia bravissima, perché vuole tradurre il mio libro, Diavoli, che io, devo dire, il polacco non lo so, non ho mai letto una sua traduzione ma secondo me è bravissima, quella lì è una ragazza che te, la vedi pensi "Questa dev'esser bravissima", poi quando ti dice che vuole tradurre Diavoli, e che ha già anche cominciato, e che è contenta, te pensi "Accidenti, altro che bravissima, questa traduttrice è fantastica”, che Diavoli è un libro tutto intorcinato, se riesce a tradurlo veramente chapeau, ho pensato a Varsavia quando ho incontrato quella traduttrice fantastica, Kasia, si chiama. Ma ci son state anche delle cose, non so, a Pozzuoli c'era un presentatore, noi eravamo in cinque, c'era un presentatore che si era stampato una foto di ciascuno di noi per non sbagliarsi, per non confondersi. Che lì, siamo abbastanza diversi, due sono donne, e diverse tra loro, una, napoletana, che noi la chiamiamo La diva perché lei è veramente una diva, e l'altra, siciliana, che io la chiamo La Stretta perché lei, viene da Messina e, in un altro giro che abbiamo fatto, a Torino, ci hanno chiesto di farci una foto davanti a una parola che ci piace, che dovevamo comporre noi con delle lettere adesive, come dei bambini, che a noi ci chiedono di fare queste cose qua da bambini, come se eravamo dei deficienti, di scegliere la parola che ti piace e di comporla con delle lettere adesive, che uno dice "Ma è incredibile", è vero, è incredibile, ma sai qual è la cosa più incredibile? Che noi lo facciamo, come se eravamo dei deficienti, e io sai qual è la parola che ho scelto? Parma, perché io, non so se l'ho detto, se non l'ho detto lo dico, io sono di Parma, e lei, la Stretta, sai che parola ha scelto? Stretto, perché lei, non so se l'ho detto, se non l'ho detto lo dico, lei è di Messina. Poi c'è Il Lungo, che lo chiamiamo così perché è alto, e Il Giovane, che lo chiamiamo così perché è giovane, che noi, siam scrittori, con le metafore noi, sono il nostro pane quotidiano, le metafore, i paragoni, i soprannomi, gli epiteti, adesso non so di preciso come si chiamano ma insomma, ci siamo capiti. Insomma, nelle trentuno presentazioni che abbiamo fatto ci siamo così divertiti, poco, in sostanza, però è stato un giro, non so come dire, sai cosa? Adesso ti spiego. Allora: una delle ultime volte la Stretta, durante una presentazione, ha detto una cosa del tipo "Noi cinque, ormai, ci vogliamo bene", che io ho fatto una faccia che, adesso non mi piace vantarmi ma io sono espressivo, quando faccio le facce, e ho fatto una faccia come per dire "Insomma". E dopo, quando mi han dato la parola a me mi han chiesto "Ma lei non è d'accordo che vi volete bene?", io ho risposto "Io non lo so, se ci vogliamo bene, però so una cosa, che io, tanti anni fa, ho fatto un incidente che mi sono ustionato, e su questo incidente, quattro anni fa, ho fatto un podcast e sono andato a intervistare quelli che avevano avuto a che fare con il mio incidente, e il primo da cui sono andato è il mio chirurgo, che mi ha salvato la vita, Donatello Di Mascio, si chiama, e era la prima volta che lo vedevo dopo vent'anni e mi ha detto Di Mascio, la prima volta che ci vedevamo dopo vent'anni 'Paolo', mi ha detto 'che storia, la tua ustione'. Ecco", gli ho detto alla presentazione "questa, per me, con la Diva, la Stretta, il Lungo e il Giovane, è stata una storia "ho detto in una delle ultime presentazioni e dopo non so, se si capiva. Che non lo so mai. Chissà. Va be'. Fine.

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