mercoledì 4 gennaio 2017

Scriptamanent. 58 “Lobby, politica e gli spazzacamini di Mary Poppins”.



Da “Come sconfiggere le corporazioni che frenano l`Italia” di Alessandro De Nicola, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 4 di gennaio dell’anno 2012: È perché ogni città è divisa in arte o in tribù, debbe tenere conto di quelle università, raunarsi con loro qualche volta, dare di sé esempli di umanità e di munificenzia». Così insegnava Machiavelli al XXI capitolo del Principe: chi governa deve rapportarsi con le lobby, dando esempi di umanità e munificenza. Da allora le cose non sono cambiate troppo e la questione dell`influenza dei gruppi di interesse sulla politica è ormai centrale per tutte le società occidentali. (…). Ma come è possibile che le democrazie liberali siano diventate vittime di questo mal sottile, che corrode il buon funzionamento dell`economia e le stesse basi del suffragio universale, anteponendo all`interesse della stragrande maggioranza dei cittadini quello di un ristretto numero di persone? Teoricamente la situazione non è difficile da spiegare e meglio di tutti lo hanno fatto due grandi economisti americani, Gordon Tullock e James Buchanan, fondatori della scuola cosiddetta di Public Choice. Il punto di partenza di questo filone di studi è che pare irrealistico immaginarsi due mondi distinti, uno dell`economia motivato dalla ricerca (legittima) del profitto ed un altro della politica guidato da motivi altruistici. Politici e burocrati sono altrettanto determinati nelle loro azioni dalla logica della massimizzazione del profitto che assume per essi una triplice forma: denaro, potere, prestigio. Il trio è indissolubilmente legato, perché il denaro può servire per scopi privati (e in questo caso è spesso legato a fenomeni di semplice corruzione) o per ottenere la rielezione e quindi potere. Il potere e il denaro sono la via per il prestigio il quale serve per avere più influenza e così via. Il deputato ha in mente la sua prossima rielezione (e, in casi miserabili, il suo vitalizio), il resto viene dopo, soprattutto in un`era post-ideologica come la nostra. E chi è in grado di assicurare questa triade di benefici al politico-burocrate o, peggio, minare il potere e il prestigio che già possiede? L`opinione pubblica? No, le lobby. (…). Prendiamo la categoria degli spazzacamini: alla generalità dell`elettorato poco interessa se il numero degli appartenenti alla corporazione è chiuso e prevede alte tariffe minime. Certo, i possessori di camini si infastidiranno un po’, ma il loro voto non sarà determinato da una legge in proposito. Per i 20.000 spazzacamini della Londra di Mary Poppins e per le loro famiglie, invece, la questione è essenziale e sono ben disposti a dirottare i loro voti (che messi tutti insieme fanno un pacchetto che può far vincere un’elezione) e le risorse finanziarie dell` antica corporazione verso quei deputati e partiti sensibili alle loro istanze. (…). Ora, a meno che non si sia un parlamentare sponsorizzato dall`associazione degli idraulici (una lobby anch’essa) , che vede nel mercato della pulizia dei camini un terreno di caccia per i propri iscritti (sempre di tubi si tratta), perché qualcuno dovrebbe darsi la pena di mettersi nei guai?
E per accontentare i suoi due colleghi di partito (uno pro-spazzacamini, uno pro-idraulici), il junior minister competente ha una bella soluzione: niente concorrenza sui comignoli, ma innalziamo le tariffe degli idraulici e accorciamo il periodo di ammortamento per i loro beni strumentali. Tutti vissero felici e contenti? Mica tanto: hanno perso le casse dello Stato, i milioni di consumatori che si servono delle due categorie di artigiani e l`allocazione efficiente delle risorse nel mercato. Se stagnari e addetti ai comignoli costassero di meno, i soldi avanzati sarebbero impiegati in attività più produttive per il benessere generale. (…).

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