martedì 18 ottobre 2016

Primapagina. 04 “Diciamo No a questa democrazia d’investitura”.



Da “Diciamo No a tutta questa democrazia d’investitura” del regista Mimmo Calopresti, su “il Fatto Quotidiano” del 13 di Giugno 2016: In tutto questo mio muovermi, affaccendarmi alla ricerca di qualcosa che abbia senso raccontare, mi accorgo che scompare sempre di più qualcosa intorno a noi senza che noi quasi ce ne accorgiamo. I negozietti sotto casa, il senso di appartenenza, le classi sociali e il ceto medio, le periferie perdono visibilità, il lavoro perde centralità, perché non c’è; i pensionati, perché in pensione non si andrà più e scompaiono i servizi sociali, scompaiono i bambini in un paese senza nascite, la ricerca e le università soffrono e così scompaiono gli studenti. Sento dire da tempo che abbiamo la montagna del debito che ci soffoca e allora non abbiamo soldi e posto per tutti nella società, si fanno sparire i problemi si pongono obbiettivi sempre più lontani, la crescita diventa una priorità allora bisogna far fuori tutti quelli che pongono problemi e sono un costo: il capo e suoi amici devono lavorare. Mi sembra che si stia esagerando, non son importanti i risultati elettorali qualunque essi siano ci dicono, non si capisce perché. È imporre la riforma elettorale che è importante, l’Europa ci guarda e voi professoroni, siete vecchi e noiosi. Ritiratevi. E i sindacati che la smettano di porre problemi. È impossibile andare avanti così. Noi vogliamo cominciare a dire no a questo potere politico sovrumano, che non vuole neanche che ci sforziamo di votarlo, si è imposto e dobbiamo solo assentire. Dobbiamo cominciare a resistere come fecero un pugno di ribelli nell’Italia fascista: decisero contro tutti, anche contro la maggioranza, che avrebbero detto basta a quel baraccone che Mussolini aveva messo in piedi. E così che siamo arrivati a quella che viene definita la Costituzione più bella al mondo. Mi sono fermato a riflettere su questo imperituro bisogno per il Paese di fare il più in fretta possibile la riforma costituzionale e poi una legge elettorale che permetta a qualcuno di andare alle elezioni con una legge che consentirà a un premier di avere la possibilità di governare senza troppe scocciature e impedimenti. NO. Mi sono informato e ho deciso che al referendum costituzionale voterò NO, e in questi mesi d’impegnarmi per riuscire ad arrivare alle famose urne per vincere. Far vincere le ragioni del No. Non mi piace in nessuna parte. A essere radicali sarebbe stato meglio abolirlo il Senato e invece no si continua nella direzione dei nominati, non degli eletti, si va avanti per controllo di gruppi di persone nella logica del capo bastone, e così come si fa’ ormai nella politica italiana dove si elegge poco e si nomina molto. Si promette molto e si mantiene poco. Ci si sovraespone per coprire il vuoto. Il NO è un atto di resistenza.

Nessun commento:

Posta un commento