lunedì 2 febbraio 2015

Oltrelenews. 20 “Riformecostituzionali”.



La missione “costituente” del Renzi Matteo ben esplicitata nel suo volume “Tra De Gasperi e gli U2. I trentenni e il futuro” – Giunti editore (2006) -, visione ripresa e ben illustrata con le doverose citazioni tratte dall’autorevole scritto in “Il vecchio pallino del turbo premier” di Lucio Giunio Bruto su “il Fatto quotidiano” del 22 di ottobre dell’anno 2014: (…). Secondo lo sbrigativo presidente della Provincia di Firenze (nei pronunciamenti che risalgono all’anno 2006, oggigiorno primo ministro n.d.r.), “i vecchi codici del passato non dicono più niente”, e per capirlo “basta esaminare dieci articoli della Costituzione per fare i conti con la dimensione radicale della novità (...) i valori della Costituzione valgono ancora per tutti?”. La risposta renziana è no. E per dimostrarlo (...) comincia l’esame dei 10 articoli:
(...). “Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (...). Bisogna prendere atto del fallimento del nobile obiettivo dei Costituenti. Altro che fondata sul lavoro! Oggi l’Italia è una Repubblica affondata sulla rendita finanziaria che è nemica del lavoro” (...). “Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (...). È vero che tutti i cittadini sono uguali, ma qualcuno è meno uguale degli altri”. Ne consegue che anche questo articolo è vecchio e superato. (...). “Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro (...). Non andremo da nessuna parte, se continueremo a restare aggrappati alla tenera illusione di un mondo che non c’è più”. (...). “Art. 5. La Repubblica una e indivisibile riconosce le autonomie locali (...). Una e indivisibile. Anche sexy?” (...). E poi ci si lamenta se l’unico, vero difensore civico ormai è il Gabibbo” (...) “Art. 10. L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute (...). Fatta l’Italia, Cavour voleva fare gli italiani. Oggi per l’Europa vale il principio opposto. È maturo infatti un forte sentimento di identità europea, soprattutto tra i più giovani” (...). “Art. 11. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente... alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo (...). Ma a sessant’anni da quella Costituzione, qualcosa è cambiato. Il grande sogno di avere organizzazioni internazionali finalizzate ad assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni è sostanzialmente tanto necessario quanto (almeno ad oggi) fallito”. “ART. 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (...). La Costituzione, con tutto il rispetto naturalmente, non se la può cavare con l’espressione ‘ogni altro mezzo di diffusione’ (...) tutto è in discussione con le nuove tecnologie” (...) “Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose (...). Chi vuole davvero difendere i principi costituzionali della famiglia deve additare come responsabile la tv di Beautiful, che ha disgregato la famiglia naturale fondata sul matrimonio (...). “Art. 49. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale (...) Bisogna prendere atto che l’articolo 49 è poco più che una boutade nell’attività concreta quotidiana... I cittadini, infatti, non hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti. I cittadini hanno il terrore di farlo. E talvolta anche il ribrezzo”. (...). “Art. 52. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino (...). Non è più il confine geografico a fare la Patria. Il mondo è piatto, senza confini, la comunicazione raggiunge e tocca tutti gli angoli del villaggio globale (...). La pochezza culturale che traspare dalle pagine di Tra De Gasperi e gli U2 è tale da lasciare esterrefatti. L’arringa anti-Costituzione del presidente della Provincia fiorentina è un incredibile pasticcio superficiale, ignorante e velleitario, che non scalfisce neppure di striscio uno solo dei principi costituzionali menzionati.

Da “La democrazia autoritaria” Marco Travaglio, su “il Fatto Quotidiano” del 6 di luglio dell’anno 2014: Ecco cosa accadrà se le “riforme” di Renzi, Berlusconi & C. entreranno in vigore: un regime da “uomo solo al comando” senza opposizioni né controlli né garanzie. Cari lettori, scriveteci il vostro pensiero sul modo migliore di opporci al rischio di questo disegno incostituzionale e piduista. 1. Camera. Con l’Italicum e le sue liste bloccate, sarà ancora composta da 630 deputati nominati dai segretari dei partiti più grandi. Quelli medio-piccoli saranno esclusi da soglie di accesso altissime (3% nell’ultima stesura n.d.r.). Il primo classificato (anche col 20%) avrà il 55% (40% nell’ultima stesura n.d.r.) e potrà governare da solo, confiscando il potere legislativo, che di fatto coinciderà con l’esecutivo a colpi di decreti e fiducie. 2. Senato. Con la riforma costituzionale, sarà formato da 100 senatori non eletti: 95 scelti dai consigli regionali (74 tra i consiglieri e 21 tra i sindaci) e 5 dal Quirinale. Sarà dominato dal primo partito e comunque non potrà più controllare il governo: niente fiducia né voto sulle leggi (solo pareri non vincolanti, salvo per le norme costituzionali). 3. Opposizione. I partiti di opposizione saranno decimati dall’Italicum. I dissenzienti dei partiti governativi potranno essere espulsi e sostituiti in commissione (vedi Mauro e Mineo). La “ghigliottina” entra in Costituzione: corsia preferenziale per le leggi del governo da approvare in 2 mesi, con divieto di ostruzionismo e emendamenti strozzati. 4. Capo dello Stato. Se lo sceglierà il capo del governo e del primo partito dopo il terzo scrutinio, quando la maggioranza dei 2/3 scende al 51%. Col 55% dei deputati, gli basteranno 33 senatori. Dopo il precedente presidenzialista di Napolitano, il Colle potrà arrogarsi enormi poteri d’interferenza in tutti i campi, giustizia in primis. 5. Corte Costituzionale. Il governo controllerà 10 dei 15 “giudici delle leggi”: i 5 nominati dal Parlamento e i 5 scelti dal capo dello Stato (gli altri 5 li designano le supreme magistrature). Difficile che la Consulta possa ancora bocciare leggi incostituzionali o dar torto al potere politico nei conflitti con gli altri poteri dello Stato. 6. CSM e magistrati. Anticipando la pensione delle toghe da 75 a 70 anni, il governo decapita gli uffici giudiziari. I nuovi capi li nominerà il nuovo Csm, con 1/3 di laici vicini al governo e un presidente e un vice fedelissimi al governo, previo ok del Guardasigilli. Progetto di dirottare i giudizi disciplinari dal Csm a un’Alta Corte per 2/3 politica, cioè governativa. 7. Procuratori e PM. Dopo la lettera di Napolitano e il voto del Csm sul caso Bruti-Robledo, il procuratore capo diventa padre-padrone dei pm, privati dell’autonomia e dell’indipendenza “interne”. Per assoggettare Procure e Tribunali, basterà controllare un pugno di capi, senza più il bilanciamento del “potere diffuso” dei singoli pm. 8. Immunità. Superata dai tempi e screditata dagli abusi, l’immunità parlamentare da arresti e intercettazioni rimane financo per i senatori non più eletti. Il voto a maggioranza semplice consente al governo di mettere in salvo i suoi uomini alla Camera e di nominare senatori “scudati” i sindaci e i consiglieri regionali nei guai con la giustizia. 9. Informazione. Senza abolire la Gasparri né toccare i conflitti d’interessi, la tv rimane proprietà dei partiti: il governo domina la Rai (rapinata di 150 milioni e indebolita dall’evasione del canone) e B. controlla Mediaset. I giornali restano in mano a editori impuri: aziende perlopiù ricattabili dal governo e bisognose di aiuti pubblici per stati di crisi e prepensionamenti. 10. Cittadini. Espropriati del diritto di scegliere i deputati e di eleggere i senatori, oltreché della sovranità nazionale (delegata a misteriose autorità europee), non avranno altre armi che i referendum abrogativi (sempre più spesso bocciati dalla Consulta) e le leggi d’iniziativa popolare: ma per queste la riforma costituzionale alza la soglia da 50 a 250 mila firme.

1 commento:

  1. Caro Aldo Ettore, stiamo andando male, molto male.
    Un abbraccio Franca.

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