"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 30 giugno 2021

Cronachebarbare. 92 Beppe Grillo: «il paradosso di essersi inimicato tutti gli amici e trasformato nell’idolo di tutti i nemici».

 

Ha scritto oggi Michele Serra in “Una delle tante cronache romane”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: (…). Qualche eventuale dettaglio stravagante (…) non sposta di molto i termini della questione: che cosa divide Conte da Grillo, a parte il desiderio di ciascuno dei due di non essere condizionato dall'altro?

martedì 29 giugno 2021

Notiziedalbelpaese. 18 «Di partecipazione e non di resistenza alle difficoltà della vita abbiamo bisogno».

A lato. "Fiori di campo", penna ed acquerello (2021) di Anna Fiore.

Recita il “dizionario” Treccani alla voce “resiliènza”: “s. f. [der. di resiliente]. – 1. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso è l’indice di fragilità. 2. Nella tecnologia dei filati e dei tessuti, l’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale. 3. In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà, ecc.”.

domenica 27 giugno 2021

Paginedaleggere. 27 Andrea Camilleri: «La barca».

Di seguito “La barca”, racconto “breve” di Andrea Camilleri recuperato dall’archivio del quotidiano di Palermo “L’Ora del popolo” – in seguito “L’Ora” – pubblicato l’11 di maggio dell’anno 1949 e riportato su "il Fatto Quotidiano" di oggi domenica 27 di giugno 2021:  Con un ultimo deciso strattone la barca fu tirata a riva e non appena giacque sulla sabbia come un goffo e pesante animale sprofondato nel sonno, Carlo e Francesco si asciugarono le mani strofinandole sui pantaloni, salutarono con un borbottio indecifrabile e, stanchi per il faticoso lavoro durato tutto il giorno, si avviarono verso la calda zuppa di pesce e il letto come verso un favoloso paradiso. Matteo, rimasto sulla spiaggia con suo figlio, seguì con lo sguardo i due che si allontanavano fino a quando li vide sparire inghiottito dal buio e quindi si volse a guardare la barca. Era una notte serena, calda, neppure increspata da un filo di vento e la luna che non si era ancora levata preannunziava la sua prossima apparizione con un latteo chiarore al disopra dei monti, quanto bastava a Matteo per poter distinguere le agili e perfette forme dello scafo, l’albero dritto verso il cielo, il biancore soffice della vela arrotolata. Per un poco egli stette immobile, lo sguardo fisso, mentre chiarissime, quasi scandite gli tornavano alla memoria le beffarde parole che Francesco aveva dette alla barca quando, dopo aver finito di pescare, stavano veleggiando verso la costa: “addio, bella mia, sei diventata troppo vecchia per tenere ancora il mare: domani stesso Matteo ti venderà come legna per ardere”: poi incerto, come esitando, levò una mano di tasca e sfiorò con la punta delle dita il fianco gelido dello scafo ancora gocciolante d’acqua.

sabato 26 giugno 2021

Paginedaleggere. 26 «Qual è il nostro rapporto con l'aldilà? "Nebuloso. In realtà non sappiamo bene cosa sia”».

 

Tratto da "Perché gli italiani ora vogliono la super religione", intervista di Simonetta Fiori al sociologo Franco Garelli pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 16 di maggio 2021: (…). Gli italiani e il sentimento religioso: com'è cambiato sotto la pandemia il nostro bisogno di Dio? "È come un albero scrollato da una mano invisibile. Le foglie secche cadono. E dalla corteccia si stacca anche il muschio in superficie. La stessa cosa è successa all'albero della fede con il Covid: la linfa dei cattolici convinti è cresciuta nella preghiera, ma chi vive ai margini del sentimento religioso tende a perdersi per strada".

(…). Professor Garelli, durante la pandemia sono prevalsi più i segni di fede o di indifferenza religiosa? "Direi senz'altro i primi, ma questa crescita della domanda spirituale è rimasta circoscritta entro la cerchia dei cattolici convinti, circa un venti per cento della popolazione, coinvolgendo meno i "cattolici culturali", chi si professa cristiano più per tradizione famigliare che per una fede attivamente vissuta. Nessun cambio di prospettiva è avvenuto tra chi si dichiara non credente".

Ma un evento estremo come la pandemia non dovrebbe interpellare più profondamente la coscienza individuale? "Questo in parte è accaduto, con la crescita del senso di mistero evocato dalla peste. E non è un caso che nella zona del cattolicesimo culturale più tiepido siano tornati alla ribalta i simboli più tradizionali della cultura cristiana: penso all'attenzione riposta sui gesti di papa Francesco o al rinnovo dei voti ai Santi Patroni. Esiste un repertorio del sacro cattolico che torna in scena nei momenti eccezionali, per poi nascondersi dietro le quinte nell'ordinarietà. Ma i cattolici meno impegnati lo vivono più da spettatori che da protagonisti".

Lei insiste molto sulla nozione di "cattolici culturali". "È uno dei dati più rilevanti di questi ultimi anni. È cresciuta molto la fascia di chi interpreta il cattolicesimo più come intenzione che vissuto: è un'opzione culturale più che un'esperienza di vita. Questi cattolici praticano poco o in modo discontinuo, ma non si discostano dalla casa madre. E vi fanno ricorso nei momenti decisivi dell'esistenza. Abbiamo applicato al mondo cattolico strumenti di lettura finora estesi all'ebraismo nella distinzione tra osservanti ed ebrei di famiglia: lo stesso accade nel cattolicesimo".

Lei però parla di un cattolicesimo vissuto in una chiave identitaria ed etnica che rimanda alla croce esibita da Salvini contro i migranti. "Una parte dei cattolici culturali sono sensibili a questo richiamo. In un contesto religioso sempre più plurale, dove soprattutto l'islam viene vissuto come una minaccia, c'è chi reagisce inalberando la sua identità cristiana. Ed è qui che attecchisce la predicazione delle forze sovraniste".

Un altro dato che colpisce è la crescita dei non credenti: in vent'anni sono raddoppiati, oggi il 18 per cento degli italiani si dichiara estraneo a ogni appartenenza confessionale. "Sì, il nostro cattolicesimo sta vivendo la sua fase autunnale, ma pur tra affanni e traversie mantiene il suo peso nella penisola. Sarebbe sbagliato parlare di un'uscita dell'Italia dalla sua cultura cattolica. Basterebbe raffrontare i nostri numeri ai livelli di incredulità raggiunti negli altri paesi europei, vuoi di cultura cattolica che protestante: l'ateismo dichiarato raggiunge quasi la metà della popolazione".

Il problema è che i "senza Dio" sono diffusi soprattutto tra i più giovani. Questo ci induce al pessimismo sulle sorti del cristianesimo in Italia? "I ragazzi appartengono a una generazione post ideologica che non ha chiuso completamente con il discorso religioso. Ma per impegnarsi in modo attivo hanno bisogno di esperienze significative, altrimenti entrano in una situazione di stand by oppure cercano altrove le fonti di significato. Non viviamo più in un mondo segnato dal destino ma dalle scelte. E l'individuo sceglie di vivere a pieni polmoni, sottraendosi a ogni dottrina che possa gettare un'ombra grigia alla sua vita".

Anche tra chi crede prevale una fede incerta, lei parla di "un Dio più sperato che creduto". "Questo è un altro cambiamento importante. La nostra non è più una fede congelata nel freezer, ma modulata sulle dinamiche della vita. Forse meno robusta, ma sicuramente più umana. E non è un caso che a vivere questa religiosità più incerta siano soprattutto i giovani e le persone tra i cinquanta e i sessant'anni: è quella l'età più colpita dalle traversie personali, si può perdere il lavoro o subire rotture famigliari. Può succedere allora che ci si prenda un sabbatico dalla fede".

venerdì 25 giugno 2021

Notoziedalbelpaese. 17 «Mario Draghi, serio, ma non serioso, si è sempre dichiarato “un liberal socialista”, un “Civil servant”».

Tratto da “Grazie Mario: ecco il Salvator Mundi tra i buoi e gli asinelli” di Pino Corrias, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 5 di febbraio 2021: Questa volta il Salvator Mundi non è nato a Betlemme, ma a Roma, quartiere Parioli. A differenza del suo antico predecessore, Mario Draghi è sceso tra noi accompagnato dalla luce cometa della nostra ultima stella, quella del Quirinale.

giovedì 24 giugno 2021

Cronachebarbare. 91 «Nulla autorizza più a gerarchizzare o a distinguere tra intelligenza e delirio».

 

A lato. "Villaggio bretone", penna ed acquerello (2021) di Anna Fiore.

Ha scritto Francesco Merlo in “Grazie Twitter”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 18 di luglio dell’anno 2013: Grazie Twitter, perché denudi il re. Grazie perché con la tua forma veloce e breve stai svelando l’Italia degli spiritosoni e dei pavoncelli. Grazie perché costringi i nostri piccoli savonarola ad uscire dal nascondiglio del discorso lungo e sedimentato e a mostrare in 140 battute la loro verità di miserabili e di violenti. Grazie social network perché siete la nostra finestra sul cortile- Italia dove, come le lavandaie di una volta, tutti sbraitano contro il prossimo: colleghi, avversari, nemici, amici e mariti persino. (…). Grazie Twitter, dunque, che sei lo scontrino fiscale del linguaggio italiano. (…).

martedì 22 giugno 2021

Leggereperché. 90 «Voi siete gli archi dai quali i vostri figli vengono proiettati in avanti, come frecce viventi».

 

A lato. "Fattoria con papaveri", acquerello (2021) di Anna Fiore.  

Ha scritto Kahlil Gibran in “Il Profeta”: “E una donna che stringeva un bimbo al seno chiese: parlaci dei figli. Ed egli disse: i vostri figli non sono i vostri figli. Essi sono i figli e le figlie della smania della Vita per se stessa. Vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché stiano con voi, tuttavia non vi appartengono. Voi potete dar loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri, poiché essi hanno i propri pensieri. Potete dare alloggio ai loro corpi, ma non alle loro anime, poiché le loro anime dimorano nella casa del futuro che voi non potete visitare neppure in sogno. Voi potete sforzarvi di essere come loro, ma non cercate di renderli simili a voi. Poiché la vita non va all’indietro e non si trattiene sullo ieri. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli vengono proiettati in avanti, come frecce viventi. (…)”. Tratto da “Un figlio vuol dire lasciarsi cambiare la vita” di Umberto Galimberti pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 22 di giugno dell’anno 2013:

lunedì 21 giugno 2021

Paginedaleggere. 25 Virginia Woolf: «Se alla fine ho chiuso il libro era solo perché la mia mente era sazia, non perché avessi esaurito il suo tesoro».

 

Ha scritto Blake Morrison in “La confessione di Gutenberg” (2000, Longanesi): (…). Credo che un libro, quando si legge bene, possa sembrare davvero una brocca di vino, e diffonda un caldo bagliore in tutto il corpo. In più, al contrario di una brocca, un libro non finisce mai. Puoi arrivare alla fine eppure lui è ancora lì e lo sarà sempre, per sempre pieno come le anfore di Cana. Pensare che gli uomini degli anni futuri potranno trarre alimento da questa nostra piccola brocca: ecco un’idea che mi conforta, e mi stimola, mentre il cervello ancora fermenta, a spremere una nuova annata, piena e sincera al palato. Nei miei bicchieri conoscerete me e tutto ciò che io ho fatto.

sabato 19 giugno 2021

Leggereperché. 89 «Lo “straordinario cambiamento geopolitico, tecnologico e demografico del mondo” è la globalizzazione ».

 

Scrittura “profetica” questa di Guido Carandini, economista, saggista e politico nato a Roma il primo di giugno dell’anno 1929 e mancato il 29 di settembre dell’anno 2019 – “La crisi che (per ora) non sfocia in rivolta” – pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 19 di giugno dell’anno 2013. L’Autore ha in mente, al tempo, quella crisi finanziaria innescata oltre Atlantico nell’anno 2008 e che ha segnato tutto il tempo a venire sino alla esplosione della “crisi” questa volta generata dalla pandemia, “crisi” pandemica grave non soltanto per i suoi innescati ed esplosi problemi sanitari ma per le ricadenti conseguenze sociali ed economiche tutt’oggi gravissimi. I “fatti” tragici della “logistica” di qualche giorno addietro e quelli terribili alla “Lidl” di Novara di ieri ci stanno a dire che le due “crisi”, finanziaria prima e pandemica poi, che stanno segnando questo ventunesimo secolo, hanno sommato i loro disastrosi “effetti” come tragico (?) presagio per il presente ed ancor più per il futuro delle giovani e giovanissime generazioni. Scriveva allora Guido Carandini: Il 31 maggio il governatore della Banca d’Italia (all’epoca Ignazio Visco n.d.r.) dichiara nella sua Relazione che il nostro paese decade perché da 25 anni non riesce più a rispondere «agli straordinari cambiamenti geopo-litici, tecnologici e demografici» del mondo». Il 7 giugno sul New York Times un commentatore si domanda: come mai in Europa la drammatica disoccupazione di massa, che per i giovani ha raggiunto il 40% in Italia, il 50% in Spagna e oltre il 60% in Grecia, per di più aggravata dalla pesante crisi finanziaria, non ha prodotto fin qui una rivolta sociale guidata dalle estreme di destra o di sinistra? E come mai i regimi politici di centro sembrano riuscire a contenere lo scontento popolare malgrado che dalla integrazione europea e dal sistema dell’euro sotto la dominazione tedesca, nessuno ha tratto vantaggi? (…). Provo a suggerirne uno che mi è stato ispirato ritrovando queste rime satiriche di Matteo Boiardo, scritte nel 1453: «Così colui, del colpo non accorto, andava combattendo ed era morto». Mi è sembrata una perfetta metafora di quel che accade alle classi dirigenti dell’Unione europea, le quali si credono ancora vive perché combattono nei vari paesi membri la depressione economica, la crisi della politica e l’esilio della democrazia, senza però essersi accorte di un cambiamento per colpa del quale, invece, sono (metaforicamente) morte.

venerdì 18 giugno 2021

Notiziedalbelpaese. 16 Calamandrei: «dare a ogni uomo la dignità di uomo».

 

Tratto da “Draghi, l’ideologia dello status quo” di Tomaso Montanari, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 16 di giugno 2021: (…). Chi sta col Governo sarebbe “pragmatico”, cioè obiettivo, chi si oppone sarebbe invece “ideologico”, e cioè propagandistico. Quest’uso della parola “ideologia” è di per sé sintomatico del ribaltamento avvenuto negli ultimi decenni. Nel linguaggio filosofico marxista, quello che l’ha più largamente usata, “ideologia” significava «l’insieme delle credenze religiose, filosofiche, politiche e morali che in ogni singola fase storica sono proprie di una determinata classe sociale. […] In quanto tale, l’ideologia, lungi dal costituire scienza, ha la funzione di esprimere e giustificare interessi particolari, per lo più delle classi proprietarie ed egemoni sotto l’apparenza di perseguire l’interesse generale o di aderire a un preteso corso naturale» (così, sinteticamente, il vocabolario Treccani). È precisamente in questo senso che è davvero, e profondamente, ideologica la posizione di quelli che sostengono lo stato delle cose come una sorta di dogma senza alternative. Il sostegno a Draghi e al suo Governo ha assunto fin dall’inizio toni ultraideologici, addirittura religiosi: i giornali e i giornalisti di sistema l’hanno raccontato come l’uomo della provvidenza, un re taumaturgo capace di risanare il Paese col semplice tocco delle mani. Come succede appunto con le ideologie, nessun dato di realtà è riuscito a incrinare il dogma. Il mito del governo «di alto profilo» (Mattarella dixit) non si è dovuto misurare con i nomi imbarazzanti, a tratti mostruosi, di ministri e sottosegretari. Il mito che si tratti di un Governo libero dai partiti non ha risentito all’evidenza di un condono fiscale e di una riapertura affrettata imposti dalla Lega. Il mito di un Governo verde («La rivoluzione verde di Draghi», ha titolato Repubblica) non appare scalfito dalla resurrezione di nucleare, inceneritori, Ponte sullo Stretto, o da un PNRR che continua a consumare suolo per Grandi Opere in buona parte inutili, e dunque dannose.

mercoledì 16 giugno 2021

Leggereperché. 88 «Quando la pozza ti inghiotte del pudore degli altri non te ne fai nulla».

A lato. "Cityscape", acquerello (2021) di Anna Fiore.

Ha scritto Anna Maria Ortese in “Vita di Dea”: “(…). Chi potrebbe affermare che i morti siano veramente sotterra? Una volta gettata l’ultima palata sulla loro fossa, essi si alzano e si allontanano vacillando pei sentieri oscuri, quali verso i cieli, quali verso i mari, quali verso le verdi profondità del globo, e Dio solo sa dove andranno e quale forma rivestiranno, e se non ci fissano ogni giorno, assorti, sotto forma di un povero animale o di un fiore. Questa Vita è talmente indipendente dal nostro pensiero limitato, che tutto, dico tutto, ogni più nobile cosa può accadere: e lo sa chi, capace di ricordare e osservare, prova continuamente davanti a essa un sentimento di rispetto e terrore”.

domenica 13 giugno 2021

Virusememorie. 74 Boris Cyrulnik, neuropsichiatra: «C’è un’usura dell’anima».

 

Tratto da “Quell’usura dell’anima che obbliga a cambiare” di Bernardo Valli, pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 7 di febbraio 2021: Alla fine dello scorso anno s’era aperto uno spiraglio: il 2021 sarebbe stato liberato dal coronavirus grazie a un vaccino, anzi dai vaccini già pronti o in preparazione. Nel frattempo, sono tuttavia spuntate le varianti del killer e le statistiche danno l’impressione che la sua velocità nel diffondersi non sia seriamente diminuita. Né sia sul punto di esserlo.

venerdì 11 giugno 2021

Paginedaleggere. 23 Sandro Pertini: «Enrico era prima di tutto un uomo che amava il suo paese».

 

L’11 di giugno dell’anno 1984 Enrico Berlinguer ci lasciava. Tratto da “Ogni giorno mi chiedo che cosa penserebbe papà Enrico”, intervista di Simonetta Fiori a Bianca Berlinguer pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” dell’undici di giugno dell’anno 2019:

giovedì 10 giugno 2021

Leggereperché. 87 «L'uomo è un animale improvvisato che l'evoluzione non è ancora riuscita a perfezionare».

 

A lato. "Liberi" acquerello (2021) di Anna Fiore.

A proposito di quella “plasticità” che non è altro, almeno secondo il sentire di Umberto Galimberti in “L'uomo è ancora irrisolto. E per certi versi, è meglio così” - pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 10 di giugno dell’anno 2017 –, il risultato ultimo di quella “indeterminatezza” che caratterizza l’uomo nelle fibre sue più intime in quanto “specie”, traggo uno “spunto” dalla prosa visionaria di Kahlil Gibran in “Il Profeta”: Allora un eremita che visitava la città una volta l’anno, si fece avanti e disse: parlaci del piacere. Ed egli rispose: il piacere è un canto di libertà, ma non è la libertà. È la fioritura dei vostri desideri, ma non è il loro frutto. È una profondità che invoca un’altezza, ma non è né il mare, né il cielo. È l’ingabbiato che prende il volo, ma non è spazio racchiuso. In verità il piacere è una canzone di libertà. E io vorrei proprio che voi la cantaste con pienezza di cuore, senza però perdere il cuore nel canto. Alcuni dei vostri giovani cercano il piacere come se fosse tutto, e vengono giudicati e biasimati. Io non li giudicherei, né li biasimerei. Li lascerei cercare. (…).

martedì 8 giugno 2021

Notiziedalbelpaese. 15 «L’analfabetismo è lo specchio di un progressivo abbassamento della qualità del lavoro».

 

Tratto da “Salviamo l’Italia dall’ignoranza”, intervista di Simonetta Fiori a Vittoria Gallina – studiosa dell’”analfabetismo funzionale” – pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 20 di aprile 2021: (…). Professoressa, chi sono gli analfabeti funzionali? «Sono persone che, pur dotate di un titolo di studio, non sanno usare le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle varie situazioni della vita quotidiana. E di conseguenza non sono in grado di orientarsi nella società contemporanea».

Questa capacità viene indicata con la parola “literacy”. «Sì, è la capacità che è richiesta per tessere relazioni sociali, per raggiungere obiettivi, per sviluppare conoscenza e potenziale umano. Literacy è lo strumento moltiplicatore di effetti che mettono i cittadini nelle condizioni di partecipare, con consapevolezza e responsabilità, alla vita democratica di un paese».

Possiamo fare degli esempi concreti di analfabetismo funzionale? «In una delle prove Piaac (“Programme for the International Assessment of Adult Competencies” n.d.r.) agli intervistati veniva chiesto di identificare un numero di telefono in un breve annuncio. Di solito si tratta diun testo semplice, con poche informazioni contrastanti. Molti italiani adulti non lo sanno fare. Una prova appena più complessa consiste nel chiedere quante fossero le insegnanti donne in Grecia indicando una tabella che mostra graficamente questa informazione per dieci paesi. Come vede si tratta di esercizi elementari».

Quante persone non superano questi test? «Secondo gli ultimi dati Piaac Ocse, i lowskilled in Italia sono il 27,9 per cento della popolazione residente tra i16 e i 65 anni, ossia undici milioni di adulti, in gran parte lavoratori più anziani e immigrati, concentrati nelle imprese più piccole, in settori meno progrediti e nelle regioni meno sviluppate. Un livello assai più elevato rispetto alla media europea che si attesta al 12 per cento».

Accanto a questo dato, colpisce che il settanta per cento degli italiani adulti non sia in grado di raggiungere il livello più alto fissato da Piaac. Faccio un esempio delle prove richieste: identificare in una lista di dieci titoli il libro meno utile nel fornire approfondimenti su un tema specifico, ad esempio gli alimenti geneticamente modificati. «Oltre 26 milioni sono al di sotto del livello che indica la piena padronanza della strumentazione per svolgere i compiti dell’età adulta: mi riferisco alla capacità di comprendere e produrre conoscenze e informazioni. E, soprattutto, alla capacità di innestare nuove esperienze su patrimoni posseduti. Tra i paesi dove si è svolta l’indagine Piaac, siamo al primo posto per numero di analfabeti funzionali. E all’ultimo per high skilled. L’aspetto più preoccupante è che questi dati sono destinati ad aggravarsi con la pandemia».

domenica 6 giugno 2021

Notiziedalbelpaese. 14 «La disintermediazione è una macchina di accentramento dei poteri».

 

Tratto da «Draghi, operazione “Reconquista”» di Barbara Spinelli, pubblicato su «il Fatto Quotidiano» del 2 di giugno 2021: (…). …l’avvento di Draghi era programmato o comunque desiderato da molto tempo, con un’accelerazione massima subito dopo il successo europeo ottenuto dal suo predecessore (il Recovery Plan).

venerdì 4 giugno 2021

Leggereperché. 86 Sartre: «È la stessa cosa aver guidato popoli o essersi ubriacati in solitudine».

 

Ha lascito scritto Platone nel Suo “Pitagora”: “(…). Cominciando dalla tenera infanzia e per tutta la vita, i genitori ammaestrano e ammoniscono il loro figlio. Nutrice, madre, pedagogo e lo stesso padre, fanno a gara per insegnargli ciò che è bello e ciò che è brutto, ciò che è giusto e ciò che è male. Poi lo affidano ai maestri, raccomandando loro che si prendano cura della condotta più che dell’insegnamento delle lettere e della cetra. E quando il ragazzo avrà appreso l’alfabeto, pongano loro dinnanzi i versi dei migliori poeti, fonte di ammaestramenti e di esempi di vite illustri, perché li leggano e sentano il bisogno di emularli. Così privati e Stato debbono insieme avere cura della virtù dei giovani. (…).”

mercoledì 2 giugno 2021

Eventi. 45 Bobbio: «Intendiamoci, il fascismo, il fascismo storico, non è un pericolo. Ma è peggio che un pericolo: è una vergogna».

 

Nella ricorrenza del settantacinquesimo della Repubblica Italiana il quotidiano “la Repubblica” dell’1 di giugno 2021 ha riportato un estratto – “Ora e sempre antifascisti” – dal discorso (inedito) che Norberto Bobbio tenne per l’evento del 2 di giugno dell’anno 1976: