"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 2 maggio 2021

Virusememorie. 73 «Questa gagliarda “Covideomania”».

La scrittrice Elvira Seminara con “Web o delivery: le vite reinventate con la quarantena” – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” nella edizione di Palermo del 29 di aprile 2021 - porta a termine il Suo periplo tra le “sfere emotive” o meglio tra “i sentimenti della pandemia” dedicando questo tratto ultimo alla sfera della “creatività”, dopo aver scandagliato, da par Suo, le sfere dell’“invidia”, della “nostalgia”, dell’”isolamento”, della “noia” e della “compassione”: (…). Lo abbiamo capito con la pandemia: siamo esseri trasformativi, e può salvarci la creatività. Fra i sentimenti ridisegnati dal Covid, è quello più giocoso e salutare. Nel primo lockdown è stata l'inventiva a riscattarci, a trasformare il pericolo in meraviglia, l'angoscia in attesa, la solitudine in malinconia condivisa. La creatività aiuta, conforta, sublima la rabbia e la tristezza, ma soprattutto riempie i vuoti e il tempo scardinato. Questo lo sapevamo già, sin da bambini. Ma ci voleva una pandemia, con la clausura e poi i divieti, il sequestro dei corpi e la socialità amputata, a dimostrarci che siamo tutti creativi, non solo per talento ma per necessità. Sopravvivenza. La creatività infatti vuole essere condivisa. (…). Principiante e vip, dilettante o esperto, maniacali o inetti, ossessivi o improvvisatori, è così: ogni artista vuole esser visto, ancor meglio da tanti, on line, e un giorno scopriremo, ahimè, il danno ambientale inflitto dalla massa di video lanciati incautamente nell'etere. Tant'è. Questa gagliarda Covideomania non ha risparmiato nessuno, e ci siamo trovati a recitare davanti al nostro Iphone bollente Dante, Manzoni e Camus, ma anche Asimov e Huxley (…), o a produrci in sketch domesticomici a beneficio di un pubblico intimo ma sconosciuto. Che gusto ci sarebbe a fare il pane in casa, d'altronde, se non puoi commentare e perfezionarti con altri? Dove trarre consigli per ricette e fornitori di lieviti? Abbiamo capito che il gruppo on line è persino più forte di quello cosiddetto fisico, e può dare sostegno, fantasia, distrazione, conforto. Abbiamo toccato con mano che il cosiddetto virtuale non è affatto virtuale, ma ha una sua realtà forte e coinvolgente, infatti faticosa. Abbiamo imparato che si può "toccare con gli occhi". E quella on line è una forma parallela di comunicazione che può creare legami, dipendenza, ma anche innovazione. Mai visti tanti amori e rapporti nati e solidificati sul web, dicono gli osservatori. Mai viste, anche e per fortuna, tante prove e iniziative di trasformazioni del lavoro. Secondo un'accreditata scuola di pensiero ogni cataclisma naturale o sociale crea movimento e rigenerazione, come reazione della comunità al danno. (…). Per la pandemia abbiamo dovuto reinventare il nostro lavoro, o comunque dilatarlo in aree ancora inesplorate con siti web, vendita on line, consegna a domicilio, vendite con asporto (…). Abbiamo riconvertito alberghi e strutture spopolate in nuovi spazi per smartworking, o vacanza-lavoro, creato corsi on line anche su cose impensabili, dal pilates al lavoro a maglia, dal maquillage al verde in terrazza, ma anche nuove competenze, per trasformare la casa in spazio polivalente, insieme intimo e pubblico, aziendale e familiare. E poi il teatro e il cinema in edizione da tasca, per il cellulare. Le librerie si sono trasformate in centri di produzione e diffusione culturale a tutto campo, tra spedizioni e corsi a domicilio, e i vivaisti hanno fatto come i librai, perché anche le piante nutrono e fanno compagnia, e si sono specializzati in consegne personalizzate e narrazione botanica. La nostra narrazione si è espansa, si è fatta più ricca e ardimentosa. Qualcosa è andato bene, qualcosa meno ma tanto altro deve ancora cominciare. (…). Vorrei concludere questa traversata insieme, lunga sei tappe, con l'assolata Summer in solitary beach di Franco Battiato. Sentendo l'eco di un cinema all'aperto, sulla sabbia, e un grido copre le distanze. Mare. Mare. Ha scritto Umberto Galimberti in “Da dove nasce la sofferenza che molti lamentano in questo tempo di pandemia?”, pubblicato il 1° di maggio 2021 sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica”: Dall'orizzonte entro il quale abbiamo deciso di misurarla. (…). Con che cosa ci si confronta? Con le vite che facevamo prima, con i loro ritmi e le loro abitudini che magari ci annoiavano e talvolta ci soffocavano, ma che ora desideriamo, come gli studenti che prima della pandemia si rallegravano ogni volta che per qualche ragione le scuole chiudevano e ora, davanti ai loro istituti, chiedono a gran voce di riaprirli? Per uscire dal cerchio ristretto del nostro orizzonte, che abbiamo assunto come misura della nostra sofferenza, proviamo a confrontarci con un orizzonte più ampio quale è quello offertoci da questa lettera che ho ricevuto nel febbraio scorso. Forse ci può aiutare. «Ieri a Claviere ho incontrato una famiglia afghana, marito, moglie e due bambini di 3 e 4 anni che alle sei di sera quando ormai era buio si incamminavano sulla montagna per andare verso la Francia. Nevicava e a valle c'erano già 50 cm di neve, il termometro segnava -2, tutti camminavano silenziosi e i bambini venivano presi in braccio quando la neve superava il ginocchio. Avevano camminato prima nei boschi della Bosnia, della Croazia e della Slovenia per mesi e dopo 15 tentativi andati a vuoto erano riusciti ad entrare in Italia. Li ho rivisti oggi a Briançon in Francia e mi sono chiesto: Quale fiducia vi ha spinto? È stata la forza della disperazione o quella della speranza a farvi camminare? Come avete fatto a non scoraggiarvi? Come avete fatto con i bambini, a trasmettergli serenità e fiducia? Invece, niente, come se il loro viaggio fosse qualcosa di normale. Ci sono persone che meriterebbero un riconoscimento, mentre noi ci ergiamo a protagonisti di una storia che altri vivono quotidianamente nella piena normalità della vita». F*** F***

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