"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 28 aprile 2021

Notiziedalbelpaese. 08 «Voi giovani sapete che non c’è gioia senza futuro, non c’è felicità nella successione dei giorni».

Non riesco proprio a trattenermi dal condividere la straordinaria corrispondenza di Umberto Galimberti – “L’apatia dei giovani” - pubblicata sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 24 di aprile ultimo. E la ragione di tanta mia premura la ritrovo e la giustifico in una conversazione di qualche giorno addietro durante la quale il mio interlocutore, commentando le ripetitive immagini televisive, mi prospettava l’esasperazione, giunta ai limiti estremi, dei nostri imprenditori a seguito della pandemia e delle restrizioni da essa imposte per la tutela della pubblica incolumità e salute. Credo di avere scandalizzato quell’interlocutore con la mia replica con la quale sostenevo che da “che mondo è mondo” tutte le “attività di impresa” dovrebbero mettere nel loro conto quello che un tempo andato si definiva “il rischio d’impresa”. D’altronde, aggiungevo, anche l’”impresa del vivere” nel quotidiano non può in alcun modo scansarne i rischi in essa insiti, e ricordavo come tanti capitani d’impresa del tempo andato si siano ritrovati in grossissime difficoltà se non sul lastrico dopo pandemie, guerre, eventi tellurici o catastrofi che non si sono mai risparmiate dal segnare la vita degli umani, senza che gli Stati o i governi di quel tempo mettessero in atto sussidi o ristori di alcun genere. Aggiungevo, a quello scandalizzato interlocutore, che la canea che ha accompagnato i provvedimenti dei governi per concedere “ristori” agli imprenditori, “ristori” ritenuti dagli stessi fortemente insoddisfacenti, trovano – e non potrebbe essere diversamente - la loro fonte economica nell’allargamento di quel debito pubblico che graverà essenzialmente, se non esclusivamente, sui giovani di oggi e sulle generazioni a venire. Le regole dell’economia, per quanto molto imperfette, trovano la loro concretezza ed utilizzabilità nel fatto che le risorse finanziarie degli Stati – ed in Italia particolarmente - e dei privati sono fortemente limitate, per la qual cosa i “ristori” di oggi sono il risultato primo di economie e di finanze non proprio floride, che esigono ed impongono pertanto limiti di spesa. È ciò che esponevo, forse molto maldestramente, al mio basito interlocutore. La lettera che di seguito riporto di Umberto Galimberti, per il suo notevolissimo spessore, ridona conforto ed un po’ di sostegno al mio sghembo argomentare e ne giustifica  la decisione di una rapida sua – la lettera - condivisione:  Caro E***, lei non è depresso, perché, anche se al pari del depresso vive l’insignificanza dell’esistenza, che è poi la verità (…), lei, a differenza del depresso, questa insignificanza non la trova dentro di sé come tratto tipico della sua personalità come accade al depresso, il quale, senza nessuno sguardo rivolto al futuro, abita solo il proprio “passato” che ha desertificato amori che non si sono radicati, creatività estinte al loro sorgere, ricordi che non hanno nulla a cui riaccordarsi, avvolto da quella solitudine che trova espressione nell’immobilità marmorea del suo volto e nel suo silenzio che nessuna parola riesce a perforare. Lei invece avverte l’insignificanza del suo “futuro”, da cui si sono congedati anche gli ultimi residui della speranza. E le parole che alla speranza alludono, le parole più o meno sincere che gli adulti rivolgono a voi giovani, le parole che vi invitano a non rassegnarvi, le parole che insistono nel prospettarvi un avvenire, le parole che promettono languono intorno a voi come rumore insensato che tradisce la nostra insincerità e smaschera la finzione e l’inconsistenza dei nostri incoraggiamenti. Voi giovani sapete che non c’è gioia senza futuro, non c’è felicità nella successione dei giorni. Il sole che muore è lo stesso che ogni giorno risorge e, nel cerchio perfetto che il suo ritorno disegna, naufraga il progetto a cui per un giorno vi eravate affidati per reperire un senso nella vostra vita. Diventate inevitabilmente apatici, come lei dice, perché vedete troppa progettualità nello sguardo e nelle parole degli adulti, troppa speranza che vuol seppellire la vostra malcelata disperazione, che avvertite ogni volta che sporgete lo sguardo sul vostro avvenire. Io penso voi ogni volta che i nostri governi fanno uno scostamento di bilancio per soccorrere il “presente” di quanti, per via della pandemia, hanno perso parte del loro reddito. E voi con i vostri lavori, al “presente” saltuari, precari, a progetto, in affitto, che non vi assicurano neppure una decente pensione, come farete a pagare i debiti che oggi gli adulti contraggono per il loro “presente”? Sarà per questo che, con la solita ipocrisia, per i contributi europei, che originariamente si chiamavano Next Generation, oggi, senza cancellare questa nominazione, quando se ne parla, usano tutti l’espressione Recovery plan? Voi giovani siete già stati dimenticati anche nel modo di chiamare il fondo europeo che dovrebbe riguardare voi? Nella vostra apatia, alla quale, come lei dice, neppure la parola “amore” riesce a sottrarvi, per chi ha uno sguardo forte e non si proibisce di guardare in faccia il vostro disagio così evidente, è possibile reperire le ragioni oggettive del vostro sconforto, che non può essere mascherato da promesse e da programmi che alla fin fine non vi “ri-guardano”, perché innanzitutto, con il gran parlare che si fa su di voi e il vostro futuro, nessuno davvero vi “guarda”. Il prezzo da pagare per la vostra indifferenza, di cui non siete gli autori, ma le vittime, non riguarderà solo voi, ma anche i vostri figli, se mai avrete la possibilità di metterli al mondo, in una società dove troppi evitano di pagare le tasse, dove la corruzione sembra essere la strada principale per ottenere le cose, dove la mafia si inserisce in tutti gli spazi lasciati vuoti dallo Stato, nell’indifferenza generalizzata, colpevole, questa sì, di generare la vostra sfiducia, la vostra indifferenza, la vostra apatia in cui siete stati sospinti in modo ineluttabile, e non per vostra scelta.

1 commento:

  1. "Quello che ci capita non è sempre una scelta. Quello che facciamo con quello che ci capita è sicuramente una scelta".(Anonimo). "Nell'oggi cammina già il domani".(Samuel Taylor Coleridge). "Studia il passato, se desideri definire il futuro".(Confucio). "La maturità inizia quando si vive per gli altri".(Hermann Hesse). "Certe cose non si fanno per coraggio,si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli".(Carlo Alberto dalla Chiesa). "Questo è il dovere del vecchio, essere ansioso nei confronti del giovane. E il dovere del giovane è di disprezzare l'ansia del vecchio".(Philip Pullman). Carissimo Aldo, ho apprezzato moltissimo questo interessantissimo e attualissimo post e mi piace ribadire quanto già espresso nel commento al tuo post del 25 febbraio scorso. Viviamo in una società di egoisti che, anche dopo una vita, non hanno, purtroppo, acquisito alcuna consapevolezza... e, ahimè, continuano a coltivare il loro misero orticello... Grazie, nella speranza che ci sia una risposta illuminata in quanti leggeranno. Buona continuazione.


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