"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 28 marzo 2021

Leggereperché. 70 «La nostra cultura ha connesso la vecchiaia all'improduttività, all'insignificanza sociale».

Ha lasciato scritto Norberto Bobbio nella Sua “Autobiografia”: “(…). E il passato rivive nella memoria. Il grande patrimonio del vecchio è nel mondo meraviglioso della memoria, fonte inesauribile di riflessioni su noi stessi, sull’universo in cui siamo vissuti, sulle persone e gli eventi che lungo la via hanno attratto la nostra attenzione. Meraviglioso, questo mondo, per la quantità e la varietà insospettabile e incalcolabile delle cose che ci sono dentro: immagini di volti scomparsi da tempo, di luoghi visitati in anni lontani e non mai più riveduti, personaggi di romanzi letti quando eravamo adolescenti, frammenti di poesie imparate a memoria a scuola e mai più dimenticate; e quante scene di film e di palcoscenico e quanti volti di attori e attrici dimenticati da chi sa quanto tempo ma sempre pronti a ricomparire nel momento in cui ti viene il desiderio di rivederli e quando li rivedi provi la stessa emozione della prima volta; e quanti motivi di canzonette, arie di opere, brani di sonate e di concerti, che ricanti dentro di te (…)”. Tratto da “Invecchiare bene vuol dire trovare se stessi” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 28 di marzo dell’anno 2015: Il modo migliore per vivere la tarda età è conservare il gusto e la curiosità di sapere chi siamo. Perché è la scoperta che abbiamo rimandato per tutta la vita. Se è vero che si invecchia per ragioni biologiche, è altrettanto vero che in Occidente si invecchia peggio che altrove per ragioni culturali. La nostra cultura ha connesso la vecchiaia all'improduttività, per cui chi non produce, stando alla gerarchia dei valori tipici delle società avanzate, è ridotto all'emarginazione, quando non all'insignificanza sociale. I costi sociali della vecchiaia, dalle pensioni all'assistenza, hanno generato una nuova lotta di classe, non più tra poveri e ricchi, ma tra vecchi che per non sentirsi emarginati non vogliono lasciare e giovani che non sanno da dove incominciare. Se la vecchiaia per la nostra cultura è un tempo inutile, non aveva torto Indro Montanelli quando auspicava per sé l'eutanasia per restituire all'individuo la sua dignità nei confronti delle leggi indifferenti della natura. Ma se conveniamo con la tesi di James Hillman secondo il quale il fine dell'invecchiare non è quello di morire, ma di svelare il proprio carattere, che ha bisogno di un tempo lungo per apparire a noi stessi prima che agli altri in tutta la sua peculiarità, allora la vecchiaia diventa davvero interessante e rende a noi stessi giustizia di tutto il tempo della nostra vita durante il quale, per affermarci, ci siamo trascurati e, quando per caso ci incontravamo, fuggivamo da noi stessi come dal peggior nemico. La vecchiaia come una scoperta di sé e non come una ricerca spasmodica di una giovinezza ineluttabilmente perduta che, rincorsa, ci fa apparire patetici, oltre a svelare a tutti quelli che ci circondano come abbiamo imprigionato l'ultima parte della nostra vita all'idea diffusa dalla nostra cultura che celebra solo il mito della giovinezza. Questo, a parere di Hillman, è un grande danno anche per la società, perché: «Se la vecchiaia non mostra più la sua vulnerabilità dove reperire le ragioni della pietas, l'esigenza di sincerità, la richiesta di risposta su cui poggia la coesione sociale. La faccia del vecchio è un bene per il gruppo. E per il bene della società bisognerebbe proibire la chirurgia estetica, e considerare il lifting un crimine contro l'umanità». Si dirà, va bene la scoperta di sé che abbiamo trascurato per tutta la vita, ma l'amore, che Freud considera la vera antitesi alla morte? Qui ci viene in soccorso Manlio Sgalambro, che nel suo Trattato dell'età, scrive: «L'eros scaturisce da ciò che sei, amico, non dalle fattezze del tuo sedere o delle tue spalle. Scaturisce dalla tua età che, non avendo più scopi, può capire finalmente che cos'è l'amore fine a se stesso. Una sessualità totale succede a una sessualità genitale. Qui l'amore raggiunge il proprio apice, che non è nella riproduzione a cui è legato l'animale di ogni specie, perché la specie non è niente, alcuni uomini sono tutto». Se smontiamo le nostre idee troppo spesso vittime dell'Idea che la società ha diffuso sulla vecchiaia, persuadendoci e affliggendo l'ultima stagione della nostra vita, forse la vecchiaia può essere vissuta con il gusto della curiosità di scoprire chi siamo, dopo aver rimandato per tutta la vita questa scoperta, e di conoscere quella nuova forma d'amore che, come ci ricorda Ovidio: «la natura negò ai giovani», troppo presi dal gusto della conquista, che spesso risponde più alla propria gratificazione narcisistica che all'amore. 

1 commento:

  1. "Anche l'autunno della vita ha le sue luci, quelle luci che non hanno le altre stagioni".(Joseph Joubert). "Forse è questa la forma più alta d'amore:un'anima che dà serenità a un'altra".(Susan Vreeland). "Ama senza misura. L'amore che ha misura vale poco".(Dal film "Valerian e la città dei mille pianeti"). "Gli ultimi anni di vita sono come la fine di una festa in maschera, quando le maschere vengono tolte".(Cesare Pavese). "È un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono più".(Oscar Wilde). "La vita può essere capita solo all'indietro, ma va vissuta in avanti".(Soren Kierkegaard). "Sono incapace di concepire l'infinito, eppure non accetto il finito. Vorrei solo che questa avventura, che è il contesto della mia vita, possa andare avanti senza fine".(Simone De Beauvoir). Desidero solo ringraziarti, Aldo Carissimo, per questo stupendo post,così denso di meravigliose e toccanti verità... Buona continuazione.

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