"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 4 marzo 2021

Cronachebarbare. 86 Arbasino: «“leccaculismo”, malattia nazionale».

 

Ha scritto Michele Serra in “Mozione congressuale” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 27 di febbraio 2021: (…). …perché a dare un colpo decisivo allo sfruttamento dei rider non è stata la politica, ma la magistratura? Una buona risposta a questa domanda potrebbe, quasi da sola, far ripartire la macchina inceppata della sinistra. Ridarle identità, restituirle una funzione, rivalutare la sua storia (anche gloriosa) e prometterle un futuro. Perché i rider sono esattamente come i braccianti di Pellizza da Volpedo a fine Ottocento, come le mondariso nel Dopoguerra, come gli operai arruolati in massa nel primo boom industriale: proletariato senza diritti. Il procuratore Greco, che di mestiere non fa politica ma cerca di applicare le leggi, lo ha spiegato benissimo: "Non sono schiavi, sono cittadini". L'organizzazione sindacale e politica dei senza voce, degli sfruttati, della carne da profitto, è stata, per circa due secoli, la ragione stessa dell'identità, della cultura e dell'azione della sinistra. Oggi si direbbe: il suo core business. Per quanto ingannevole possa essere la vetrina dei tempi (il rider impugna lo smartphone e non la vanga) la sostanza è ancora quella. E per quanto l'epoca abbia affastellato problemi nuovi, e molteplici, complicando di molto la dialettica capitale-lavoro, l'assenza di una soluzione politico-sindacale di un macroscopico caso di sfruttamento come quello dei rider dice molto, alla sinistra, della sua crisi profonda. In un congresso nel quale si discuta davvero di questo, nessuno oserebbe perdere tempo parlando di correnti e di sottosegretari. È il “marcio” di tutta la politica del “bel paese”, in tutto il suo arco costituzionale, politica da me definita “inane” ed “imbelle”, con una “colpevolezza” aggiunta per quelle forze impropriamente auto-denominatesi “di sinistra”. Una storiaccia deplorevole, confermata anche nel “colpo basso” del governo dei “migliori”, nel quale la sedicente “sinistra” svolgerà a menadito il ruolo del “convitato di pietra”. Tratto da “Adesso al governo c’è una tecnocrazia per la restaurazione”, intervista di Daniela Ranieri al filosofo Gennaro Carillo - (professore ordinario di Storia del pensiero politico e di Filosofie della polis, studioso degli antichi e di Vico, di potere e democrazia) - pubblicata su “il Fatto Quotidiano” di oggi giovedì 4 di febbraio 2021: (…). Professore, cosa è tecnicamente questo Governo dei Migliori? Una forma della democrazia? Un suo commissariamento? Un’oligarchia? - È un referto anatomo-patologico, piuttosto. La certificazione che quella che continuiamo a chiamare democrazia rappresentativa non esiste più o gode di pessima salute. Quello che è salutato come governo dei migliori è l’ennesima conferma di un processo di trasformazione della democrazia in tecnocrazia e, più in generale, del governo in governance. La sede della decisione politica si sposta verso poteri senza delega, legittimati solo dal possesso esclusivo di un sapere tecnico -.

Quali sono i rischi della tecnocrazia? - L’opacità della decisione politica, presa in nome di una tecnica non discutibile e sciolta dall’obbligo di rendiconto. Già Erodoto, invece, sosteneva che non c’è democrazia dove non c’è bisogno di rendere ragione delle decisioni. E quanto più il potere è invisibile, scrive Spinoza, tanto più si alimentano la superstizione, l’infelicità e la tristezza del popolo -.

A leggere i giornali, sembrerebbe una nuova aristocrazia dei competenti. Una Repubblica platonica. È così, anche se 15 ministri su 23 sono in politica da anni? - In un Paese come il nostro, incline alla genuflessione, l’apertura di credito verso il governo ha toccato vertici grotteschi di quello che Arbasino definiva “leccaculismo”, malattia nazionale. Se è indubbio che una parte della compagine governativa, a cominciare da Draghi, è fatta di esperti, la parte restante contraddice la retorica dei migliori. Anzi, rivela le ragioni meno confessabili della caduta del secondo governo Conte. Al quale nessuno ha perdonato il vizio d’origine: essere un outsider, non riconducibile a nessuna delle “famiglie” politiche che bloccano il sistema. La continuità è quanto di più antiplatonico possa immaginarsi: la polis perfetta presuppone l’azzeramento del personale della polis storica, una rifondazione radicale dell’assetto politico -.

È una reazione delle élite contro gli incompetenti? - Non vedo élite all’orizzonte. Non le vedevo prima, non le vedo oggi. La retorica dell’uno vale uno ha fornito un assist formidabile alla retorica del merito. Ma il paradosso è che populismo e tecnocrazia sono il recto e il verso di una stessa medaglia: la crisi della democrazia rappresentativa. Che la competenza si formi in ambiti distinti dalla politica, dovrebbe poi far piangere lacrime amare a chi oggi, invece, esulta -.

Se questa è una restaurazione, quale evento è stato la rivoluzione delle masse? Il Sussidistan, come lo chiama il capo di Confindustria? - Il reddito di cittadinanza è stato un tentativo di risposta, per molti versi sbagliata, a un problema reale. Che la sinistra abbia rinunciato a politiche redistributive del reddito e non abbia fatto argine alle derive censitarie della società italiana, accettate come se obbedissero a una legge di natura, è la causa principe del suo declino. Anche l’ostinazione a non vedere che il costo della crisi pandemica non è ripartito equamente produrrà conseguenze drammatiche. Ma è difficile che, con Salvini al governo, si possa anche soltanto pensare di onerare i garantiti con un tributo di solidarietà nazionale -.

Il rischio è perdere anche quei minimi diritti sociali che i cittadini e i lavoratori del ’900 hanno conquistato? - Molti governi di centro-sinistra hanno fatto a gara con quelli di centrodestra nello smantellamento dei diritti sociali. La crisi pandemica sta completando quest’opera -.

I giornali influenti sono posseduti da editori che hanno interessi nella finanza e nell’imprenditoria. È per questo, e per l’arrivo di 209 miliardi, se la figura di Draghi narrata dai media è quella di un demiurgo? - Il sistema dei media è un sistema bloccato. L’effetto loop prodotto da certi talk show politici, il cui format ripete i canovacci della commedia dell’arte, con maschere fisse, è nauseante. Nel discorso pubblico, anche Draghi diventa un costrutto semiotico, il re taumaturgo -.

Il Governo dei Migliori è il governo di quelli che hanno sempre maneggiato i soldi? - Si è rivelato finora quello della restaurazione, del ripristino dell’ordine infranto. È qualcosa di più profondo dell’enorme massa di denari in arrivo -.

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