"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 27 febbraio 2021

Leggereperché. 63 «Le radici dei nostri sentimenti affondano in regioni misteriose dove quel che si difende non è l'amore, ma la vita».

 

A lato. "Villaggio portoghese" (2020), acquarello di Anna Fiore.

Tratto da “Amore e gelosia non sono solo moti del cuore” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 27 di febbraio dell’anno 2016:

I nostri sentimenti sono spesso meno innocenti di quello che pensiamo. Dietro alle dinamiche private agiscono i meccanismi sociali e biologici al servizio della vita. Siamo soliti pensarci più evoluti di quello che in realtà siamo e perciò affidiamo i nostri sentimenti di amore, di odio, di fedeltà, di gelosia alle vicissitudini del nostro cuore, quando invece altro non sono che macchine per garantire la nostra sussistenza nel modo meno disastroso possibile. Gli antropologi, che hanno studiato le modalità di convivenza dei primitivi, dove le condizioni di vita erano più naturali e meno artificiali delle nostre, ma anche più precarie e meno garantite, ci dicono che la gelosia non era qualcosa di connesso ai sentimenti d'amore, di fedeltà e di tradimenti, ma semplicemente un requisito che garantiva le condizioni di sopravvivenza dell'ordine tribale. Infatti, attraverso la gelosia il maschio si tutelava dall'eventualità di allevare figli non suoi, e la donna, sempre attraverso la gelosia, garantiva a sé e ai suoi figli cibo e sicurezza. Va da sé che quando la società passa dalla povertà all'opulenza, dove le condizioni di sussistenza dipendono sempre meno dalla solidità dei legami familiari, la gelosia cessa di svolgere la funzione di garanzia della coesione del gruppo, per apparire come un sentimento arretrato che risponde più al bisogno di possesso che all'amore. Da questo si deduce che sono le condizioni sociali a decidere la natura e la qualità dei sentimenti. Fatte queste premesse, (…) sembra che (…) inviti a trovare l'autenticità dei sentimenti nella nostra interiorità. (…). …la pensano in molti, anzi quasi tutti nell'Occidente cristiano che - come vuole la massima di Sant'Agostino «In interioritate hominis habitat veritas» - trova nell'interiorità il sigillo della verità. Chiusi e raccolti nella nostra interiorità, ci dimentichiamo così di essere degli animali sociali. I quali, sotto l'insegna innocente della parola "amore", forse cercano davvero: una modalità socialmente sollecitata per allontanarsi dai propri genitori; un rapporto instaurato per soccorrere la nostra debolezza; un rimedio alla solitudine; un aiuto economico reciproco; un'ascesa sociale garantita dal prestigio di un nome; un modo per sentirsi normali e autorizzati a procreare. In una parola, sotto l'ostentata purezza dei nostri sentimenti c'è in realtà una serie di condizioni che riteniamo necessario procurarci per garantirci la vita. Perché è alla vita che noi siamo davvero attaccati, e l'amore è solo uno strumento per mantenerla nei modi che a noi sembrano più opportuni. Questi si declinano talvolta nella fedeltà, talvolta nel tradimento, talvolta nella gelosia, considerata ora come un segno d'amore, ora come un indice di possesso che esclude proprio l'amore. Già nell'infanzia, quando abbiamo dovuto rinunciare al possesso esclusivo di nostra madre, abbiamo iniziato a far crescere dentro di noi la paura di essere abbandonati o rifiutati, e chiamiamo "amore" l'evento che attenua e sopisce questa paura, finché il sospetto di un tradimento non attiva la gelosia, che Shakespeare nell'Otello definisce: «Un mostro dagli occhi verdi, che odia il cibo di cui si pasce». Questo cibo è l'amore che, quando esce di scena, indebolisce la vita. (…). …spesso le radici dei nostri sentimenti, anche di quelli che ci paiono più puri, affondano in regioni misteriose dove quel che si difende non è l'amore, ma la vita.

1 commento:

  1. Grazie, Aldo, per questo meraviglioso post che rivela quel lato provocatorio, ma intrigante dell'affascinante pensiero del Professor Galimberti. È vero che "quando esce di scena, l'amore indebolisce la vita", perché l'amore è vita... Ma non è vero amore quello "che attenua e sopisce la paura di essere abbandonati o rifiutati". Quest'ultimo ha origine dall'"ego" ed è, a mio giudizio, un sentimento narcisistico che alimenta il desiderio di possesso, non quello di amare. "Il vero amore ha inizio quando nessuna cosa è richiesta in cambio".(Antoine De Saint-Exupery). "L'amore vero non misura, semplicemente dona".(Madre Teresa). "Siamo nati tutti per amare:è il principio dell'esistenza e il suo unico fine".(Benjamin Disraeli). "Coloro che vivono d'amore, vivono d'eterno".(Emile Verhaeren). "Amore e dubbio mai si sono rivolti la parola". (Kahlil Gibran). "L'amore non può coesistere col timore".(Lucio Anneo Seneca). "Chi comincia ad amare, deve essere pronto a soffrire".(Antoine Gombaud). "Conoscere l'amore di quelli che amiamo è il fuoco che alimenta la vita".(Pablo Neruda). "Dicono che l'amore sia cieco. Io credo che l'amore, quello vero,abbia una vista superiore".(John Powell). Grazie ancora e buona continuazione.

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