"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 12 novembre 2020

Leggereperché. 46 «Dio non so, ma la fede esiste: è necessità di protezione e di dare un senso ultimo alle cose».

 

A lato. "A pesca" (2020), penna ed acquerello di Anna Fiore.

Tratto da “Credere e militare” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 12 di novembre dell’anno 2016: Dio non so, ma la fede esiste: è necessità di protezione e di dare un senso ultimo alle cose. (…). …, io non sono né ateo, né credente e neppure agnostico, perché queste categorie appartengono a chi già crede in Dio e ha bisogno di inquadrare il prossimo a partire dalla sua fede. E poi, quando l'ha ben catalogato, imposta la sua conversazione a partire dalla collocazione in cui ha inserito il suo interlocutore.

Senza neanche il sospetto che si possa vivere e pensare al di fuori del circolo ristretto di credenti, atei e agnostici, che per me appartengono alla stessa categoria, perché queste definizioni li dispongono tutti intorno al problema di Dio. Io non mi pongo il problema di Dio. Mi pongo il problema dell'"idea di Dio", perché a prescindere dal fatto che Dio esista o no, l'idea di Dio esiste e ha fatto storia. E io della storia mi occupo. (…). …dall'origine del mondo a oggi non c'è tribù, comunità o società che a un Dio non si sia rivolta, lungo percorsi che prescindono dai tracciati della ragione e si chiamano fede. Fede che a sua volta, non essendo sostenuta da prove razionali, ha bisogno di testimoni, che con la loro condotta di vita mostrino la loro fede in Dio altrimenti non dimostrabile. La testimonianza si rende necessaria perché la fede non è supportata da ragioni, e per questo può tradursi in fanatismo o, come scrive Karl Jaspers, trasformare i credenti (Glaubende) in militanti della fede (Glaubenskämpfer). E tutti sappiamo che il dialogo s'interrompe quando la contesa viene affidata ai militari. A promuovere l'idea di Dio a mio parere sono due fattori: il bisogno di una spiegazione causale e di una protezione esistenziale. Quindi un'esigenza della mente e una del cuore. 1. La spiegazione causale. Uno dei primi problemi che l'umanità ha dovuto risolvere è stato difendersi dall'imprevedibile, perché là dove tutto è imprevedibile si vive in uno stato di perenne angoscia che paralizza qualsiasi sviluppo di una comunità. La difesa è costituita dal reperimento di nessi causali, per cui il sopraggiungere di un evento non paralizza, perché, conoscendone la causa, lo si attende come un effetto. Riscontriamo questa esigenza anche nei bambini, che per orientarsi nel mondo a un certo punto cercano dei nessi causali ponendo insistentemente i loro "perché?". Dire che il mondo ha bisogno di un Creatore significa andare alla ricerca di una causa che spieghi l'esistenza del mondo. Ma se questo è il motivo che promuove il ragionamento, perché non proseguire e chiedersi anche chi ha creato Dio? 2. La protezione esistenziale. La vita è un'avventura molto precaria, che accanto alle gioie presenta anche tante sofferenze che hanno bisogno, oltre che di una spiegazione, anche di una consolazione. Inoltre ci sono tassi di solitudine abissale che hanno bisogno di un testimone del proprio vivere. E chi meglio di Dio può esserlo, per confortare col suo sguardo? La vita chiede scelte talvolta irreversibili e sapere che c'è un Dio che ascolta le nostre preghiere e nel dubbio ci indica la via, non è cosa da poco. La vita ha bisogno di un senso che solo l'esperienza religiosa, che concepisce il tempo iscritto in un disegno di salvezza, dove alla fine s'adempie quello che all'inizio era stato promesso, è in grado di garantire. La fede nella vita ultraterrena rende meno drammatica la morte. La speranza che guarda il futuro con ottimismo è un ottimo rimedio per chi vive la condizione nichilista, all'interno della quale, come scrive Nietzsche: "Manca lo scopo, manca la risposta al perché?". La carità infine infonde la fiducia di base che, nel bisogno, nella comunità ci sarà sempre chi può dare una mano. 3. L'amore di sé. Alla base di ogni dimensione religiosa io vedo un esagerato amore di sé, che ci acceca al punto di non farci accettare che, al pari di tutte le cose, dalle piante agli animali alle stelle, nasciamo, viviamo e ci spegniamo nella assoluta indifferenza della terra. La quale non si è mai presa cura di quegli esseri che, incapaci di rassegnarsi al destino che accomuna tutti i viventi, hanno inventato la storia e, in quel teatro che è la storia, hanno messo in scena le religioni, le narrazioni letterarie, la scienza, la tecnica, la guerra, nel tentativo disperato di rimuovere dai loro occhi e scordare il destino tragico che accomuna tutti i viventi. Questo i Greci antichi lo avevano capito e per questo le religioni monoteiste si sono affrettate a seppellire il loro annuncio e, sulla tomba così edificata, costruire il loro potere.

1 commento:

  1. "Solo la consapevolezza raggiunta nell'inseguire la struggente luce interiore ci permette di comprendere cosa sia la fede".(Dag Hammarskjold). "La fede è un'oasi del cuore che non può mai essere raggiunta dalla carovana del pensiero. È conoscenza del cuore, oltrepassa il potere della dimostrazione e coglie la verità molto prima dell'esperienza".(Khalil Gibran).Carissimo Aldo,comunque, sicuramente prima di credere veramente si affronta sempre il dubbio... "Spesso c'è più fede nell'onesto dubbio, credimi, che nelle religioni".(Lord Alfred Tennyson). Grazie della preziosa condivisione e buona continuazione.

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