"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 14 ottobre 2020

Cronachebarbare. 74 Per una tipologia del «fascista».

Ha scritto Marcello Fois - scrittore sardo - in “Fascista” pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 4 di ottobre 2020: La parola “Fascista” esiste. Difficile da riconoscersi dopo anni di sdoganamento, ma sempre individuabile, con precisione, per chi voglia individuarla. La parola “Fascista” è un punto di vista. Un livello parziale dello sguardo, qualcosa che ha molto a che fare con la difficoltà di concepire l’altro simile a sé. È fascista chi sa leggere solo alcuni capitoli della Storia, recente o passata, cercando in essa quanto gli occorre per assodare le proprie certezze, per coltivare i propri pregiudizi. La parola “Fascista” è gratuita, non prevede alcuna spesa, viene fornita senza oneri: non occorre studiare, non occorre votare, non occorre scegliere, non occorre fare distinzioni, non occorre informarsi, non occorre leggere, non occorre contestualizzare. La parola “Fascista” è consolatoria, mette al sicuro dal pericolo di dover essere socialmente attivi. È fascista la reazione cieca. La parola “Fascista” è la convinzione pavloviana che l’essere sociale consista nella difesa costante del proprio territorio, che i nemici contro cui difendersi esistano o meno. La parola “Fascista” è fermarsi alla prima parte di ogni domanda e fornire sempre una risposta parziale, occhiuta, indirizzata. È fascista chi non è interessato alle ragioni, ma dà per scontato di avere ragione. La parola “Fascista” è urlata, non ha mezzi toni, non ha pause di riflessione. La parola “Fascista” è paradossale, non ha specchi, di fronte al ragionamento si ritira livorosa e contrattacca furiosa. La parola “Fascista” produce pensieri di purezza e superiorità: bianchi contro neri, maschi contro femmine, cattolici contro musulmani, Nord contro Sud. La parola “Fascista” è una parola contro. È fascista promettere un mondo con un’unica direzione, con un’unica razza, con un unico pensiero. La parola “Fascista” è l’ordine fittizio di chi all’argomento oppone il pregiudizio. La parola “Fascista” produce concetti: rottamare, affondare, deportare, sterilizzare, stuprare, sanificare, escludere. La parola “Fascista” è la tentazione umana verso il disumano. Tratto da «Cara Meloni, non basta definirsi “non fascisti”» di Maurizio Viroli, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 19 di agosto 2020: (…). …in campagna elettorale, nel 2016, dichiara (Virginia Raggi sindaco di Roma n.d.r.) che “l’antifascismo è un valore non negoziabile”. Una volta eletta, nell’ottobre 2017 partecipa con la fascia tricolore alla manifestazione promossa dall’Anpi contro il tentativo dei movimenti di estrema destra di commemorare la marcia su Roma. Dichiara: “Pur troppo qualcuno vorrebbe portare indietro le lancette della storia, veicolando messaggi di violenza e discriminazione. Ci siamo sempre opposti e continueremo a opporci... Dobbiamo continuare a proclamare ogni giorno Roma fieramente, orgogliosamente e sempre antifascista”. I valori della Resistenza e dell’antifascismo “costituiscono la nostra memoria, sono il pilastro della nostra storia, quello che ci ha trasmesso il pluralismo e la democrazia”. Nel gennaio 2018, in occasione dell’anniversario delle leggi razziali, annuncia la decisione di cambiare i nomi di quattro vie della Capitale dedicate a firmatari del Manifesto della razza. A giugno blocca la mozione firmata da Fratelli d’Italia e da alcuni M5S per intitolare una strada ad Almirante con questa inequivocabile motivazione: “Una vergogna per la storia di questa città”. Al conferimento della Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza alla città di Roma, afferma che “la Resistenza non è soltanto un ricordo. È la capacità di opporsi ogni giorno alle ingiustizie e alle prepotenze”, e ha organizzato una cerimonia in Campidoglio con alcuni rappresentanti dell’Anpi e della Comunità ebraica che purtroppo hanno per anni celebrato il 25 aprile separatamente. Dell’impegno a opporsi “ogni giorno” alle ingiustizie e alle prepotenze, la giunta capitolina aveva dato esempio con l’approvazione, nel gennaio 2019, della mozione di sgombero dei locali di via Napoleone III illegalmente occupati dall’associazione neofascista CasaPound. Il Comune di Roma non ha il potere di attuare lo sgombero. Potrebbe farlo il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che, per ragioni a tutti note, se ne guarda bene. Giusto lo sdegno della sindaca: “Se invece di cambiarsi le felpe andasse a lavorare sarebbe meglio. Se mi desse la felpa da ministro degli Interni per un giorno andrei a sgomberare” Casa Pound ”. Il Comune di Roma riesce tuttavia a far rimuovere la scritta CASAPOVND dalla facciata dell’edificio. È un atto di notevole valore simbolico che attira sulla Raggi minacce e intimidazioni. Chi invece non ha affatto le carte in regola sull’antifascismo – che io considero requisito di ogni persona umana e dovere di ogni rappresentante della Repubblica italiana – è l’onorevole Giorgia Meloni. Alla quale non imputo di essere fascista, ma di non essere antifascista. “Ho un rapporto sereno con il fascismo (cosa vuol dire?)... Lo considero un passaggio (di che tipo?) della nostra storia. Mussolini ha fatto diversi errori, le leggi razziali, l’ingresso in guerra, e comunque il suo era un sistema autoritario. Storicamente ha anche prodotto tanto, ma questo non lo salva”. (Corsera Magazine, 7.12.2006). Non basta, onorevole Meloni. Quelli che lei ha definito errori erano crimini. Il fascismo ha offeso il valore supremo della persona umana assassinando, incarcerando, costringendo all’esilio gli oppositori politici; ha arrecato più male alla patria di qualsiasi altro regime togliendole le libertà civili e politiche, coprendola di vergogna con le guerre coloniali e le leggi razziali, portandola in una guerra a fianco di Hitler. E lei sa dire soltanto che “ha anche prodotto tanto, ma questo non lo salva”? No, chi è davvero antifascista dice che il fascismo, qualunque altra cosa abbia fatto, merita una condanna assoluta, senza appello né attenuanti perché ha offeso la persona umana e devastato la patria. Proprio perché il fascismo ha violato valori assoluti e l’antifascismo afferma valori assoluti, fra fascismo e antifascismo c’è un’opposizione inconciliabile. O fascisti o antifascisti, se si vuole avere un minimo di dignità intellettuale e morale. Scelga lei. Una destra liberale, seria, leale alla Costituzione, e dunque antifascista, nemica dei demagoghi come Salvini e dei delinquenti come Berlusconi, come auspica Antonio Padellaro, sarebbe un bene per l’Italia. Ma la strada è ancora lunga. 

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