"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 4 maggio 2020

Ifattinprima. 60 «"Tutto aperto" per ripartire, costi quel che costi in vite umane».


A lato. Clusone, Val Seriana, Bergamo. “Trionfo e danza della morte” di Giacomo Borlone de Buschis (1485), affresco creato sulle pareti dell’Oratorio dei Disciplini recante l’iscrizione: “O ti che serve a Dio del bon core/non havire pagura a questo ballo venire/ ma alegramente veni e non temire/poij chi nase elli convene morire”. 
  

Tratto da “Italia, hanno fatto a pezzi la patria” di Furio Colombo, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 3 di maggio 2020: Alcuni delitti sono stati commessi in Italia e contro gli italiani (e alcuni vengono commessi mentre ne scriviamo) e poi vengono coperti con il tricolore, in una finzione di amor di patria che invece è ii suo contrario: spezzare la patria per estrarne territori, corporazioni, interessi, tribù. Tutto ciò non era mai accaduto e sta avvenendo afferrando il pretesto del coronavirus. Il caso coronavirus è arrivato non prevedibile, si è insediato con grande forza, richiede tuttora di contenerlo con una coesione fortissima. Nel destino italiano di questi mesi, c'è stato un soccorso importante: sono ammalati anche gli altri, ovvero praticamente il mondo, alcuni più di noi, alcuni come noi e tanti altri (milioni e milioni di persone) in misura comunque mai conosciuta prima. Questo fatto ci consente di avere esempi, di aver affaticato e spaventato i compagni di viaggio, ci consente di imitarci a vicenda quando si trovano idee per il soccorso, e per imparare a vicenda quando l'errore aggrava il male. L'Italia ha dato esempi straordinari ed eroici (medici e infermieri) e mostrato, in tutto ciò che è sanità pubblica del Paese, voragini tristi e allarmanti di inadeguatezza, di pezzi mancanti, (dagli ospedali ai letti ai respiratori).Basta rivedere chi erano í presidenti di Regione per sapere chi ha commesso » quegli errori e perché nessuno di quegli errori (dai posti letto tagliati alla chiusura, improvvisamente annunciatati e subito eseguita, di dotatissimi ospedali, vedi il San Giacomo e il Forlanini a Roma) forse commessi in buona fede, forse in cerca di spazi più grandi per gli inadeguati ma ricchi ospedali privati, è mai diventato dibattito o discussione. Eppure tutto questo giro di eventi, tragico come si è rivelato a mano a mano che il contagio si dilatava, molte più persone si ammalavano e molte più persone morivano, non è mai entrato in discussione. Qualcosa di molto più grave è accaduto e sta ancora accadendo, condotto da persone del tutto indifferenti a ciò che è successo negli ospedali, da persone invasate da patologica, incontenibile ansia di potere politico. All'improvviso si è scatenato nel Paese (più nel Paese che in Parlamento, che pure non è mai stato sospeso o chiuso) uno scontro a morte del tutto sconnesso dalla gravità e dai mezzi di contenimento della malattia. Lo scontro a morte (la parola è giusta e lo scontro continua anche adesso) non è una disputa sulla cura o su come salvare più persone dal come diventare pazienti di un trattamento di esito incerto, in condizioni da incubo. Lo scontro a morte sta avvenendo su una contrapposizione apparentemente ragionevole fra "tutto chiuso" e "tutto aperto". Scordiamoci per un momento che mentre la discussione ferve c'è ancora gente che muore soffocata per mancanza di respiratore nei migliori ospedali e nelle migliori case per anziani. Prendiamo la questione in sé legittima: chiudere ogni attività e chiedere a tutti di restare a casa, di camminare a distanza e di non servirsi di mezzi pubblici, perché salva molte vite perché evita molti contagi. Allo stesso tempo costa molti soldi all'imprenditore (grande o piccolo che ha dovuto chiudere il suo luogo di lavoro, negozio o fabbrica) e costa molti soldi a chi non può lavorare, e a chi resta senza paga. Tutti i parlamenti ne hanno discusso e solo due leader hanno fatto notizia: Johnson, inglese, per avere detto che non c'è niente di male se una malattia infettiva circola in un gregge e colpisce qua e là secondo natura (per poi ammalarsi immediatamente e gravemente lui stesso) e il presidente americano Trump, festoso fan del "tutto aperto" per il bene dell'economia. Ma è stato smentito dai suoi medici (quasi tutti uniti, senza distinzione politica) e dal suo parlamento (pur avendo una forte maggioranza repubblicana al Senato), e ha dovuto cambiare idea. In Italia, solo in Italia è scoppiato un violento furore di rabbia incompetente ma rigorosamente organizzata. E mentre "i pazienti" morivano per mancanza di respiratori e gli anziani moriva-no perché venivano continuamente scaricati nel letto accanto malati gravissimi, portatori di sicuro contagio, fatti venire da altri ospedali, deputati e senatori di un certo tipo invocavano il "tutto aperto" per ripartire, costi quel che costi in vite umane. Intano magistrati e medici scoprivano che le "zone rosse"(massima infezione) si erano create dove tutte le fabbriche erano state tenute aperte e a piena produzione mentre gli operai venivano raccolti (non sempre in tempo) da carovane di ambulanze, mentre l'esercito provvedeva alla rimozione dei cadaveri, persone senza nome, morti da soli, senza funerali. Ho scritto "deputati e senatori di un certo tipo" perché, certo, un simile disastro umano non può che avere la guida a destra. Ma lo schiera-mento del "tutti fuori" non era (è)solo di destra, perché gli affari sono affari. Il potere è un grande affare che, a quanto pare, bisogna riconquistare cadavere per cadavere. Non puoi lasciarlo a un poveraccio senza partito che perde tempo a occuparsi di pandemia.

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