"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 30 maggio 2020

Cosedaleggere. 44 «Sceglie l’Io o sceglie l’inconscio?».


Ha sostenuto la carissima amica Agnese A. in un Suo commento al post del 28 di maggio ultimo: “Un restringimento dello spazio dei rapporti sociali corrisponde a un'espansione dello spazio dell'anima, della coscienza”.

venerdì 29 maggio 2020

Virusememorie. 24 «Abbiamo pensato di costruire un mondo globale fatto di esasperati individualismi».


Ha scritto Maria Rita Gismondo, eccellenza della struttura ospedaliera “Luigi Sacco” di Milano, in “Post pandemia: un mondo da rifare” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri 28 di maggio: “(…). Covid è stato sanità, economia, ambiente, politiche sociali, psicologia, politica e tanto altro. Il meccanismo è unico e imprescindibile: valorizzare la responsabilità collettiva con singole, personali responsabilità individuali. La difficoltà è tutta nell’appropriarsi di tali concetti per interiorizzarli e farli diventare personali, evitando che si traducano in mere imposizioni dall’alto. Abbiamo visto cosa significa gestire i problemi globali con incertezze, senza piani sanitari internazionali ben strutturati. Eravamo impreparati ad affrontare una crisi economica epocale, biblica (…). La verità è che abbiamo pensato di costruire un mondo globale fatto di esasperati individualismi, senza considerare le basi di una responsabilità globale. Non possiamo più permetterci di continuare così. Se vorremo salvarci, dovremo aprire la mente e il cuore a sentirci attori di un benessere che può solo essere globale. Attenti, però, a non confondere responsabilità con potere”. La “memoria” oggi proposta è del martedì 19 di giugno dell’anno 2007: Nutrirsi. Fatto naturale. Fatto soggetto anch’esso alle mode dei tempi, ma naturalmente insopprimibile. Oggi può ben caricarsi di significati più pregnanti. Necessiterebbe che si passasse dal verbo mangiare al verbo nutrire. Un salto di qualità. Ne corrisponderebbe un’assunzione di responsabilità per il futuro del pianeta Terra. Nutrirsi nei paesi avanzati, industrializzati. Che sono i paesi ove si mangia e si inquina. Nel resto del pianeta Terra si è alle prese ancora con i problemi della sopravvivenza. Hanno bisogno ancora di mangiare. Forse non arriveranno mai alla fase del nutrire. Magnanimità del mondo avanzato, industrializzato, cristianizzato. Interessante assai la corrispondenza “La dieta di Kyoto” di Paola Magni, pubblicata su di un supplemento del quotidiano “la Repubblica”:

giovedì 28 maggio 2020

Virusememorie. 23 «La Terra ci sta punendo? "No, si sta vendicando, la trattiamo troppo male"».

"Cosa insegna questa pandemia all’uomo? Un bel niente. La gente chiusa in casa avrebbe avuto occasione di riflettere, e invece…". È l’incipit della intervista - «Galimberti: "La natura si è vendicata con la pandemia. E l’uomo non sta imparando niente» - di Dario Crippa ad Umberto Galimberti pubblicata sul quotidiano “Il Giorno” del 25 di maggio 2020.

mercoledì 27 maggio 2020

Ifattinprima. 65 «L’Unione non nacque per essere un contratto fra creditori e debitori».


È di oggi la notizia tanto attesa che la Commissione Europea ha deliberato il finanziamento del “Recovery Fund”, deliberazione che affronterà a breve il necessario tragitto nel Parlamento Europeo.

martedì 26 maggio 2020

Cosedaleggere. 43 «Vittorio viveva di scrittura. E viveva nella scrittura».


Come ieri, 25 di maggio dell’anno 2019, ci lasciava Vittorio Zucconi. Per ricordarlo, riporto l’intervista di Simonetta Fiori - “Caro Vittorio, quanta vita ci hai regalato” - alla moglie Alisa Tibaldi pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 5 di ottobre dell’anno 2019: (…). "Vittorio ci ha regalato una vita bellissima per le capitali del mondo. E io l'ho sempre incoraggiato con il mio entusiasmo".

lunedì 25 maggio 2020

Virusememorie. 22 «In questi giorni si fa un uso ricorrente dell’espressione “tornare al mondo normale”».

Scrive il filosofo Leonardo Caffo nel Suo “Dopo il Covid-19. Punti per una discussione” - “Nottetempo editore” -: (…). In questi giorni si fa un uso ricorrente dell’espressione “tornare al mondo normale” come se ciò che vivevamo prima del Covid-19 fosse davvero normale: disgregazione sociale, povertà diffusa, sfruttamento animale, distruzione dell’ambiente, danni sempre maggiori al pianeta e alle cose della natura potevano forse apparire normali alla sparuta fetta di umanità occidentale convinta che gli ultimi cinquant’anni di benessere diffuso fossero la norma, mentre erano l’alterazione che si reggeva su guerre altrui, carestie, sfruttamento dei paesi sottosviluppati, eliminazione brutale delle diversità, sofferenza di milioni di esseri umani nel mondo. (…). Leonardo Caffo mi spinge a tornare sul tema del cosiddetto “mondo normale” ed a proporre un pensiero che mi è caro. Drammaticamente caro. Mi spinge a ritornarci con la sempre bella ed interessante prosa di Umberto Galimberti nel Suo “Perché la guerra?”, scritto di già proposto nella sua interezza: (…). L'Afghanistan, come pure l'Iraq, sono solo dei capitoli di quella lunga storia che è la volontà di potenza dell'Occidente. Ma dire volontà di potenza significa dire guerra. Anche la pace, che l'Occidente dice di preferire alla guerra, è fondata sulla guerra. Ce lo ricorda Heidegger là dove scrive: - La domanda che chiede quando ci sarà finalmente la pace non può trovare risposta, non perché la durata della guerra sia imprevedibile, ma perché già la domanda stessa si volge verso qualcosa che non esiste più, dato che anche la guerra non è già più niente che possa concludersi in una pace. La guerra, infatti, è diventata una sottospecie dell'usura della terra che viene continuata in tempo di pace, nel tentativo di accaparrarsi tutti i fondi e tutte le materie prime utili al proprio potenziamento, da cui non è escluso neppure l'uomo, che ormai non può nascondere a sé stesso di essere diventato a sua volta la più importante delle materie prime -. Ne sono prova quei cinquant'anni di pace che ci sono stati regalati da quella guerra fredda che era la tensione tra Est e Ovest. Dopo il crollo del comunismo come entità politico-geografica, l'Occidente diventa insospettatamente problema a sé stesso.

domenica 24 maggio 2020

Cosedaleggere. 42 «La tendenza dell’uomo si rivela scabrosamente più fedele al male che non al bene, alle tenebre che non alla luce».

Tratto da “Meritiamo il diluvio?” di Massimo Recalcati, pubblicato sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” del 25 di aprile 2020: Abbiamo forse meritato il male a causa del nostro fare il male? Abbiamo reso maledetta la terra a causa del nostro maledire la terra?  Abbiamo dovuto subire una devastazione senza precedenti perché siamo stati i protagonisti di una più estrema devastazione? Sono queste le domande principali che la vicenda biblica del diluvio e del profeta Noè rilancia con sconcertante attualità. Il diluvio biblico non è forse una delle immagini mitiche più dirompenti della maledizione che colpisce il genere umano? Nel suo racconto sappiamo che all’origine della violenza divina che decreta l’annientamento del creato attraverso la furia delle acque è la malvagità umana che consiste nell’aver disprezzato il dono della creazione: «Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre» (Gn, 6, 5). La decisione di Dio di ricorrere al mezzo estremo del diluvio reagisce alla violenza senza limiti dell’uomo. Ma in questo modo Dio non cade egli stesso nella tentazione speculare della violenza; non reagisce alla violenta con altrettanta violenza esercitando solo una giustizia punitiva e fustigatrice? (…). …è che la vicenda del diluvio non giustifica in nessun modo l’immagine di un Dio sadico e vendicativo. Piuttosto è la violenza degli uomini a fornire una profetica versione di quella “devastazione antropica dell’ecosistema” denunciata da più parti come il problema più urgente del nostro tempo. Lo stesso Papa Francesco nella sua Laudato si’ (2015) aveva speso parole decise sull’aggressione umana nei confronti del pianeta affermando che i crimini degli uomini contro la terra sono innanzitutto crimini contro sé stessi. Anziché essere l’orizzonte del nostro abitare comune la terra viene ridotta a pura risorsa da sfruttare. La “violenza ecocida” dell’uomo scaturisce dal suo narcisismo antropocentrico che alimenta una furiosa volontà di dominio. Nel racconto biblico è proprio questa violenza all’origine del drammatico pentimento di Dio per la creazione della terra e dell’uomo da cui scaturisce la terribile decisione del diluvio.

sabato 23 maggio 2020

Leggereperché. 12 «La razionalità della tecnica sta diventando l'unica espressione di razionalità».


Tratto da “Non basta dire: la tortura non serve a niente” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 23 di maggio dell’anno 2015: Quando si subordinano i valori morali all'utilità e all'efficienza, è inevitabile: ci si può sentire "nel giusto" anche obbedendo alle peggiori intenzioni. (…). …a differenza dell'uomo, la tecnica non promuove un senso, non si pone problemi etici, non apre scenari di salvezza, non redime, non svela la verità: la tecnica "funziona". E siccome il suo funzionamento sta diventando planetario, la razionalità della tecnica, che prevede il conseguimento del massimo dei risultati con l'impiego minimo dei mezzi, sta diventando l'unica espressione di razionalità. A essa l'uomo non può sottrarsi, se non vuol essere marginalizzato o confinato in mondi umanistici, che la tecnica vede come impedimenti alla sua efficienza nel conseguire risultati coi minor costi.

venerdì 22 maggio 2020

Virusememorie. 21 «Non c’è grande profitto nel destinare risorse per prevenire una catastrofe annunciata».


Tratto da “Chomsky e Pollin: per riprenderci dal COVID-19 dobbiamo immaginare un mondo diverso”, intervista di C. J. Polychroniou a Noam Chomsky e Robert Pollin riportata nell'ebook "Crisi di civiltà - Pandemia e capitalismo" e pubblicata sul sito “ilLibraio.it” per gentile concessione della casa editrice “Ponte Alle Grazie”: (…). J. Polychroniou: Noam, quali sono gli insegnamenti che possiamo trarre dalla crisi sanitaria globale provocata dal coronavirus? - Chomsky: Gli scienziati da molto tempo avevano previsto il rischio di pandemie, soprattutto a partire dalla SARS del 2003, provocata da un ceppo del coronavirus simile a quello del COVID-19. Essi prevedono inoltre che ci saranno altre, e forse peggiori pandemie. Se vogliamo prevenire le prossime, dobbiamo quindi domandarci come tutto questo sia potuto accadere e modificare ciò che non ha funzionato. Gli insegnamenti da trarre sono di vario tipo, dalle cause profonde della catastrofe ai problemi che riguardano i singoli paesi. Io mi concentrerò soprattutto sugli Stati Uniti, benché sia un po’ fuorviante dal momento che il nostro paese è sicuramente in fondo alla classifica quanto ad adeguatezza della risposta alla crisi. I fattori fondamentali sono piuttosto chiari. Il male affonda le radici in un colossale fallimento del mercato, esacerbato dal capitalismo dell’era neoliberista; sussistono poi degli elementi specifici degli Stati Uniti, che vanno dal disastroso sistema sanitario e la debole tenuta della giustizia sociale - gli Stati Uniti sono agli ultimi posti nella classifica dell’OCSE - a quella macchina demolitrice che si è impossessata del governo federale. Il virus responsabile della SARS fu identificato in breve tempo; furono sviluppati dei vaccini, ma la fase della sperimentazione non fu poi portata avanti. Le compagnie farmaceutiche mostrarono scarso interesse: esse reagiscono ai segnali del mercato, e non c’è grande profitto nel destinare risorse per prevenire una catastrofe annunciata. L’epitome odierna di questo fallimento generalizzato è la mancanza di ventilatori, il più grosso problema nell’immediato: un disastro micidiale, che costringe medici e infermieri a fare la scelta atroce di chi sacrificare.

giovedì 21 maggio 2020

Virusememorie. 20 «Le porzioni di umanità “allegre e vincenti” hanno dovuto fare i conti con la fragilità».

Ha scritto Enzo Bianchi in “Riscoprire il senso del limite” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 18 di maggio 2020: (…). È successo qualcosa d’imprevedibile, di realmente impensabile. Vivevamo in un mondo malato ma non ci sfiorava l’idea di poterci ammalare così presto e in questo modo. Ed ecco l’inattesa venuta di un messaggero devastatore, il coronavirus. Qualche virologo faceva remote ipotesi sulla possibilità di una tale irruzione. Solo alcuni, sentinelle capaci di discernere i passi dell’umanità, denunciavano quasi profeticamente, anche se in modo confuso, che “correvamo troppo, dovevamo fermarci”. Senza un cambiamento concreto – dicevano – avremmo accelerato una crisi dalle proporzioni sconosciute e impensabili. È significativo che questo flagello si è abbattuto su una società allenata da decenni a pensare la “crisi”, esercitata a combatterla sotto diverse forme: la crisi economica, quella finanziaria, quella del tessuto sociale.

mercoledì 20 maggio 2020

Ifattinprima. 64 «A ciascuno il suo: al governo le prescrizioni giuridiche alla società la promozione dell'etica della responsabilità».

Tratto da “L’obbedienza e la responsabilità” di Gustavo Zagrebelsky, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 30 di aprile 2020: (…). L'essere umano non come persona naturalis capace di autodeterminazione, ma come persona legalis forgiata dalla legge: l'ideale del giuridicismo estremo. Nelle 70 pagine dell'ultimo Dpcm con i suoi allegati c'è il disciplinamento di buona parte delle nostre giornate, in casa propria, per strada, nei luoghi di lavoro e di ricreazione, nelle scuole, nei negozi, nei ristoranti e nelle mense, nei parchi pubblici e nel modo di sedere e di salire e scendere dai mezzi di trasporto, eccetera.

martedì 19 maggio 2020

Virusememorie. 19 «Nel nostro villaggio-mondo la distribuzione della ricchezza e del sapere è qualcosa di semplicemente spaventoso».

Secondo gli ultimi dati e studi la Terra diviene inequivocabilmente in prospettiva un inferno per i suoi abitanti. Che dire? I problemi climatici diventano sempre più gravi e di difficile soluzione, senza contare che non consentono essi, i problemi climatici aggravatisi negli ultimi decenni, non consentono dicevo ai bianchi progrediti ed arricchiti di godere delle meritate e sudate vacanze sulla neve.

sabato 16 maggio 2020

Ifattinprima. 63 «Togliete l’uomo da quel mondo, e perderemo il paradiso, per sempre, per tutti».

Tratto da “Virus in Amazzonia, è il genocidio degli indigeni", intervista di Michele Smargiassi a Sebastiao Salgado pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 15 di maggio 2020:

venerdì 15 maggio 2020

Virusememorie. 18 «La difesa della ragione e della scienza è una battaglia che parte quasi da zero».

Scriveva Charles Darwin, gigante dell’umano pensiero: “(…). Si può giustificare il sentimento di orgoglio che l’uomo prova per aver raggiunto, anche se non in virtù dei suoi sforzi, il vertice della scala degli esseri viventi; il fatto di essersi tanto elevato, pur non essendovi stato posto fin dall’inizio, può dargli la speranza di un destino ancora migliore in un lontano futuro. Tuttavia noi non ci dobbiamo occupare di speranze e paure, ma solo della verità, nei limiti in cui il nostro intelletto ci consente di scoprirla, come io stesso ho cercato di fare nell’ambito delle mie possibilità.

giovedì 14 maggio 2020

Ifattinprima. 62 Freud: «il nostro Io non è padrone in casa propria».

Ha scritto oggi Michele Serra in “Il vantaggio dell’agnostico” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: (…). …le religioni sono solo il rispettabile e però opinabile portato della storia umana: questo per sdrammatizzare la posta in palio. Piegando la testa a un Dio imposto tradirei solo me stesso, senza coinvolgere terzi. Se non si è troppo egolatri, si tratta di una minimizzazione del danno. Come l'ultimo dei marrani (“marrani”, gli ebrei che al tempo della loro persecuzione e della inquisizione abbracciavano per necessità la fede cattolica per salvare vita e beni. Interessante la lettura del volume “Il Santo marrano” di Giuseppe Sicari n.d.r.), perseguitato nel corpo e nello spirito dai fondamentalisti castigliani, fingerei conversione purché mi lasciassero in pace.

mercoledì 13 maggio 2020

Ifattinprima. 61 Marx: «La volontà del capitalista consiste nel prendere quanto più è possibile».

Ha scritto oggi Michele Serra in “Chi ha pagato la differenza” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: “(…). Corrieri, postini, camionisti, riders sono stati il motore del mondo, negli ultimi due mesi. Un'umanità di tappati in casa li ha ricevuti diffidente e grata al tempo stesso, perché erano carne girovaga, dunque carne a rischio, però portavano cibo, posta, merci. Ma non credo che i loro stipendi siano, nella media, superiori a quelli di noi altri tappati in casa. Al contrario, sono nettamente inferiori.

martedì 12 maggio 2020

Virusememorie. 17 «In un fiore che cade non c’è errore. È la via delle cose».

Ha sostenuto Dario Doshin Girolami – che è abate del “Centro Zen” di Roma - in una intervista rilasciata a Daniela Ranieri e pubblicata su “il Fatto Quotidiano” dell’8 di maggio con il titolo “Ansia da virus, ci salverà il calore della meditazione”:

lunedì 11 maggio 2020

Cosedaleggere. 41 «Dio è una parola insufficiente e anche ambigua, che si presta a equivoci».


Tratto da “Enzo Bianchi: credere vuol dire vincere la paura”, intervista a Enzo Bianchi a cura di Antonio Gnoli pubblicata sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” del 1° di maggio 2020: (…). Ti sei isolato da tutto? «No, prego, leggo, rifletto, scrivo stando comunque nel mondo senza isolarmi».
Con che spirito vivi tutto questo? «Non ho mai coltivato sentimenti di rigetto o ostilità verso la modernità e la tecnologia. Ma da tempo avvertivo la sensazione che avevamo perso il senso del limite. Sempre di più, sempre più veloci, senza mai accettare qualcosa in meno».
Si parla di catastrofe. Cogli qualche differenza rispetto alla parola “sventura”? «I greci vedevano nella catastrofe il rovesciamento o anche l’andare a picco. Oggi si usa per indicare una sciagura o una calamità. Non definirei questa pandemia una catastrofe. È piuttosto una sventura che ci ha sorpresi e che per alcuni significa anche essere strappati alla vita. Catastrofe per me è la Shoah, è Hiroshima, è il genocidio nel Centro Africa. La catastrofe è quando un popolo conosce una fine violenta e irreparabile».
Nelle tue riflessioni ti sei occupato della vecchiaia. E i vecchi tornano imperiosi nella loro fragilità e nel calcolo cinico che alcuni fanno sulle loro vite. «Mi considero un vecchio di 77 anni, un’età che oggi sembra non poter avere lo stesso diritto di vita di chi è giovane. Abbiamo scoperto che vi erano persone più degne e altre meno degne di vivere e ciò è stato proclamato da medici e politici. Ho testimonianza di vecchi e disabili ai quali è stato impedito il protocollo di cure previsto per giovani e forti, perché difficilmente ce l’avrebbero fatta. Non è cinismo ma disumanità. So anche di un prete che ha saputo rinunciare alle cure per lasciare il posto a uno più giovane. È la prova di una grande, e forse eroica, carità cristiana. Ma ognuno deve decidere sulla sua vita, non su quella degli altri».
Colpisce l’elevato numero di morti tra i parroci. «In questa epidemia abbiamo avuto sacerdoti che hanno voluto stare in mezzo al loro popolo, perciò sono stati contagiati dal virus e alcuni sono morti. Oggi nella chiesa c’è un’attenzione verso i poveri, i malati e gli “scarti” come forse non c’è mai stata nella sua storia. Si pensi a cosa fanno la Caritas, Sant’Egidio, le diverse associazioni, che si prendono cura dei rifugiati e ora organizzano il soccorso per coloro che non hanno neppure una casa dove rinchiudersi».

domenica 10 maggio 2020

Cosedaleggere. 40 Michele Serveto: «Le sventure d’un giramondo dicono che bestia feroce sappia essere l’homo ecclesiasticus».


A lato: il rogo di Michele Serveto in una stampa d'epoca.

Tratto da “Guerra all’intelletto” di Franco Cordero, pubblicato sul primo numero della rivista “MicroMega” dell’anno 2017: La fede cristiana è fatta d’eterogenesi. Gesù Nazareno, sul quale le fonti dicono poco, predicava l’imminente avvento del Regno ossia mondo nuovo e giusto sotto lo scettro divino: l’ingresso a Gerusalemme mira lì ma le autorità romane reprimono i moti sovversivi; l’incauto va sul patibolo; gli adepti spariscono. Qualcuno dirà d’averlo rivisto: allora è risorto e presto torna, luogotenente del sovrano: basta poco a trasformarlo in ente divino; l’attesa resiste alla delusione quel che basta ad alimentare una comunità credente, dove più della cellula germinale ebraica contano i neocristiani della diaspora mediterranea. L’impronta è ellenistica. L’evento cosmico s’allontana sine die e prende corpo la Chiesa configurandosi in gerarchia, riti, dottrina: parla greco e latino; mutua strutture dall’Impero; diventa centro politico; elabora dogmi ossia soi-disant verità incontrovertibili. Dissensi o dubbi sono variamente repressi, dalla blanda censura a pene terrificanti.

sabato 9 maggio 2020

Strettamentepersonale. 28 Cordero: «Nello stato attuale dei costumi italiani l'impunità proterva è titolo eminente».


Ieri mi sono concesso un “riposino”. La cosa non è sfuggita alla carissima amica Agnese A. che in un Suo premuroso messaggio su Whatsapp mi scrive: “…ieri sera ho sentito la mancanza di un tuo nuovo post…”. Come non esserLe grato per la considerazione e l’attenzione accordatemi. Uno stimolo in più per continuare in questa impresa. Ma oggi, in questa ripresa, mi corre l’obbligo di ricordare un Maestro ieri scomparso. Chi di noi non ha avuto nella propria vita un qualcuno che lo si potrebbe definire la personale “cometa”, che illumini e indichi la via? Franco Cordero, ieri scomparso, è stato una guida nel mio bisogno di ricerca della umanità vilipesa. Lo è stato “cometa” al pari di Umberto Eco; è per questo motivo che mi ritengo particolarmente fortunato, non una, bensì due “comete” hanno illuminato il mio incerto cammino. Franco Cordero - che è stato valente giurista - mi ha avvinto per la maestria somma profusa a piene mani nella nobilissima arte della scrittura.

giovedì 7 maggio 2020

Virusememorie. 16 «Vivevo in una sorta di convinzione onnipotente che non sarei stato contagiato».


Tratto da “Psicoanalisi del Covid da un letto di ospedale” di Pietro Roberto Goisis, diario di uno psicoanalista affetto da “coronavirus” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 1° di maggio 2020:

mercoledì 6 maggio 2020

Virusememorie. 15 «Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato».


Sostiene Francesco che è vescovo di Roma – il venerdì 27 di marzo ultimo – che “la tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità.

martedì 5 maggio 2020

Leggereperché. 11 «Quando diciamo “vita”».


Tratto da “Fine vita, perché dico sì alla libertà di scegliere” di Vito Mancuso – teologo -, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 5 di maggio dell’anno 2013:

lunedì 4 maggio 2020

Ifattinprima. 60 «"Tutto aperto" per ripartire, costi quel che costi in vite umane».


A lato. Clusone, Val Seriana, Bergamo. “Trionfo e danza della morte” di Giacomo Borlone de Buschis (1485), affresco creato sulle pareti dell’Oratorio dei Disciplini recante l’iscrizione: “O ti che serve a Dio del bon core/non havire pagura a questo ballo venire/ ma alegramente veni e non temire/poij chi nase elli convene morire”. 
  

domenica 3 maggio 2020

Ifattinprima. 59 Christian Drosten: «Per molti tedeschi sono l’uomo nero che paralizza l’economia».


Tratto da “Perché gli attacchi politici alla scienza fanno male a tutti” di Barbara Spinelli, pubblicato su «il Fatto Quotidiano» del 3 di maggio 2020: (…). Renzi non sa quello che dice, quando denuncia l’abdicazione della politica e paragona il peso esercitato dai virologi a quello dei magistrati nel ’92-’93 o dei “tecnici” economici nel primo decennio del 2000. O quando ha la spudoratezza di dire che “nemmeno ai tempi del terrorismo” le libertà furono a tal punto ristrette. Apparentare la calamità Covid al terrorismo, o a Mani Pulite, o alla crisi del 2008, denota un’ignoranza militante massimamente nociva perché impermeabile alla conoscenza e al distinguo. Per meglio capire la natura di questo conflitto scienza-politica, vediamo dunque in che consiste il contributo di esperti e comitati tecnico-scientifici. In primo luogo essi sanno leggere le cifre, stabilendo quelle determinanti.

sabato 2 maggio 2020

Cosedaleggere. 39 «Ci sono molte affinità fra l’ascesa dei fascismi e quanto sta accadendo oggi».


Tratto da “Joseph Stiglitz: Non sprecate questa crisi", intervista di Gianrico Carofiglio al premio Nobel Joseph Stiglitz pubblicata sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” del 1° di maggio 2020:

venerdì 1 maggio 2020

Eventi. 31 1° di Maggio. «Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere».


“Festeggiamo” – l’ho virgolettato stanti le condizioni generali del Paese e del mondo intero - oggi il 1°di maggio la gioiosità del quale è come offuscata dalle plumbee nubi portate dal “coronavirus”. La data e la circostanza impongono non canti in piazza ma un raccoglimento personale per i milioni di italiani che al 1° di maggio hanno sempre riservato una attenzione ed un affetto particolari. Io voglio “festeggiare” questo 1° di maggio con due “memorie”, la prima accertata e ben documentata, la seconda memoria dimenticata e ripescata inopinatamente – come per l’incanto di questa occasione - dalle profondità del mio hard disk e della quale ho potuto accertare la data del suo “salvataggio” che risale al mercoledì ‎8 ‎di febbraio dell’anno ‎2017. Dell’autore – Michele – non ho conoscenza così come della fonte dalla quale ho tratto la tragicissima Sua lettera. La prima delle “memorie” risale al 7 di dicembre dell’anno 2014. Si era al tempo della ignominiosa vicenda di “Mafia capitale”. La “memoria” ha la firma di Furio Colombo già direttore del quotidiano l’Unità passato poi a “il Fatto Quotidiano” sul quale è apparsa la “memoria” che ha per titolo “L’Italia un paese salvato dagli operai”: