"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 25 marzo 2020

Letturedeigiornipassati. 98 «“Roma ladrona! Roma Ladrona! La Lega non perdona”».


Tratto da "Dormire come se fossi un terrone" di Aldo Nove – al secolo Antonio Centanin (Viggiù, 12 di luglio dell’anno 1967), scrittore e poeta italiano -, pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 25 di marzo dell’anno 2018: Ore 6.10 del mattino, un giorno di fine marzo 2018. Mi piace questo cielo di ghisa al risveglio. Potente come la persona più simpatica che conosca, possente come il più abile politico di sempre che abbia conosciuto e che guardo allo specchio mentre mi faccio un po’ di barba, giusto per non sembrare un mussulmano. Guardalo lì, il capo. Apro le finestre. Mi esalta questo odore di lamiere e bulloni, di cemento di qualità certificata della mia Milano. Però… Questo continuo girare per l’Italia mi ha sfiancato e un po’ li rimpiango, i tempi del vecchio Umberto, quando sotto il Po c’era la linea gotica e volevamo fare la secessione ogni quindici minuti. Eravamo i barbari sognanti, Poi ci siamo svegliati, come me questa mattina. E non è stato mica un bel risveglio. L’Umberto aveva tradito, con tutto quell’oro in Africa. Ma proprio in Africa poi. “Roma ladrona! Roma Ladrona! La Lega non perdona”. Non ha mica fatto bene a rubare in Africa. Noi siamo gente perbene, gente con i tombini di ghisa appesi fuori dalla porta di casa. E quel Trota, che sbausciava dietro alla Minetti e si faceva comprare le caramelle e le lauree con i soldi di via Bellerio. Ora per chi non se lo ricordasse, la Minetti era quel gran pezzo, con tutto rispetto, di Minetti, che il Berlusca aveva mandato a Palazzo Lombardia per quella storia della Ruby, e lì c’era anche il Trota. Io gli dicevo “Umberto, guarda che quello perde la testa” e l’Umberto diceva “Ma cosa vuoi che perde la testa, non ce l’ha mica”. Allora siamo andati a comprargli una laurea in Albania, c’era il tre per due, le altre due le abbiamo messe da qualche parte, non mi ricordo, roba passata. Però la botta è stata forte, è venuto fuori un casino che neanche il Berlusca. Tutta colpa della Marrone, la moglie dell’Umberto, siciliana ovviamente, che si era fissata con la magia, e voleva che l’Umberto diventasse il capo dell’Universo, imperatore della Lombardia e tutto il resto terrone, tutto il sistema solare, specialmente quel sole così meridionale e fancazzista al centro di tutto come una Roma universale. Il sole lavora? Mercurio lavora? Il sole e Mercurio sono come la Campania, il Lazio, vanno a zonzo senza mettere mai su un’impresa, non sanno i problemi reali della gente… Certe volte al mattino, tipo oggi, mi sento un po’ annebbiato. È una roba nostra padana. Ma se sono annebbiato troppo faccio pensieri che mi sento quasi uno del Pd. Che ne so, Franceschini, che legge tanti libri: poi fai confusione, si riempie la testa di costellazioni. Deve essere la nebbia. Del resto, siamo in Val Padania. Faccio pensieri un po’ fuori posto, certe volte, ma poi doccia, felpa e via, come un razzo. Adesso tutto è cambiato. Adesso sono il leader del partito che ha preso più volti nella coalizione di maggioranza in tutta Italia, per cui amo l’Italia, ogni italiano è mio fratello, anche ogni immigrato, se c’ha il lavoro a tempo indeterminato, la Porsche e la villetta a Bergamo con i nanetti di ghisa è mio fratello, non mi interessa più se è nero, ce l’ho qua nel cuore. Poi dicono che Salvini è cattivo. Cattiva è la Fornero. Ma non la legge con quel nome, quella è pessima. Proprio la Fornero donna. Il Berlusca si è fatto proprio fregare da quella. Sempre a pensare all’interessante situazione fisiologica del femminile dove alla fine delle cene andava un po’ a buttare l’occhio: stordito com’era, si è fatto soffiare via il tutto da Mario Monti, che non sarà un meridionale, non sarà un naufrago, ma ci ha fatti naufragare tutti quanti. Oddio, non è che noi allora fossimo messi bene.
Ho dovuto prendere tutto in mano io. E meno male che sono io, figuriamoci era qualcun altro. Borghezio no: troppo performativo. Calderoli no, che è stato pure male, poverino. C’era tutto da fare da capo. E il prescelto non potevo che essere io. Devo muovermi. Tra un’ora e un quarto c’ho l’aereo per Bruxelles. Devo andare a parlare male della Fornero e poi fuori dalle balle. Poi da lì devo andare a Orgosolo. Alle cinque ho l’appuntamento con la Meloni e la sera grande festa a Scampia. Devo darmi una mossa. Ho perso 45 chili in questa campagna elettorale. Vincere fa bene. Fa dimagrire. Per questo gli africani devono stare a casa loro. Si è mai visto un clandestino grasso? Vengono qua apposto per farci dispetto. Sono pagati dalla Germania. O forse no. Da Mario Draghi? Deliro. Dai, una bella doccia e sono fuori di casa. Prima sotto la doccia cantavo di quelle cose… Ora ho cambiato repertorio. “Italia, Italia, paese bello uguale non ce n’è” del povero Mino Reitano, che però è morto al Nord, è la migliore. E sto anche imparando Mario Merola. A Napoli ho fatto un figurone, con il Mario e un po’ di Gigi D’Alessio. Tra venti minuti ho l’aereo per Bruxelles. Adesso mi asciugo quello che l’Umberto c’aveva duro. Tanto tempo fa. Ero ancora un ragazzino che rubava le viti e i bulloni ai carrozzieri che lavorano sodo. Poi li vendevo e organizzavo le ronde nel mio cortile. Ecco, mi metto le mutande con su la bella scritta “L’Italia agli italiani”, le calze, i pantaloni con su “I Love Posillipo” … L’importante è che non metta niente di verde… Dio, com’erano belle le riunioni a Pontida, le bandiere italiane bruciate, l’acqua del Po che va detto faceva un po’ schifo ma era raccolta da gente che si rimboccava le maniche e lavorava. Ho perso l’aereo per Bruxelles. Vabbè. Tanto se non vado non si accorgono. Non ci sono andato quasi mai. E poi a che cosa serve. Tanto tra poco usciamo. In realtà devo ricordarmi sono io che devo uscire perché a mezzogiorno ho l’appuntamento con la Meloni. Però dicevo di Bruxelles, dell’euro. Dobbiamo uscire dall’Euro e dalla Fornero. Gli Italiani sono d’accordo al 78,8 per cento. Peccato per Grillo e quegli altri che ci hanno ultra fregati con la storia degli stipendi senza lavorare al Sud. Io non ci avevo mica pensato. Cioè, non ho mai pensato al Sud in generale. Quelli sanno solo dormire e collezionare gli immigrati clandestini. No, dai, Matteo. Non è vero. Ora sei un uomo nuovo. Un uomo duro ma che ha le istituzioni nel cuore. Le istituzioni, se si comportano bene, se sanno recitare il rosario in varesotto, per me sono tutte sorelle. Perché come dice il Vangelo su cui adesso giuro sempre, siamo tutti fratelli. E del resto da giovane sono stato anche abbastanza comunista, ascoltavo De André, De André lo ascolto ancora, è barbaro dentro e ha scritto delle belle canzoni. E poi era di Genova. Porca l’oca, come dicevo all’oratorio di Cazzago, mi sono dimenticato il collegamento con Omnibus. Meno male che ho perso l’aereo per Bruxelles, così mi sono ricordato di aver perso il collegamento con Omnibus ma è meglio, ero in diretta con Orsini e poi mi veniva pena e mi mettevo a piangere e perdevo la mia immagine da duro. Ma sapete che pena mi fanno quelli del PD? Niente. Assolutamente niente. Compagni del Berlusca. Il Berlusca comincia un po’ a scocciare. Perché non ricominciare a fare un po’ di cene? Almeno si sveglia. Sempre in giro con Dudù e quell’altra. Sembrano Maurizio Costanzo con la De Filippi. Troppo vecchio. Dio mio mi devo muovere. Devo andare a Roma. Però sono stanco, oggi. Quasi quasi chiamo la Giorgia e le chiedo se non è che viene su lei, a Milano. Ho fatto una campagna elettorale che neanche Alberto da Giussano. Ho girato più io l’Italia che le cartelle di Equitalia. Ho tirato avanti a saedas, cannoncini siciliani, specialità marchigiane, pane di Altamura. Un assaggio, appena. Poi via sul palco contro l’Euro e la Fornero. Madonnina bella, se penso che poi stasera devo prendere due altri aerei mi fingo malato. Bisognoso d’aiuto. Faccio il meridionale. Il clandestino. Mi rimetto a letto e anche pagato da noi contribuenti. Un giorno, Un giorno solo. Non chiamo neanche la Meloni. Tanto quella c’ha la Ginevra da guardare che con La Russa in casa in giro per casa rischia di non venire su mica serena. Meglio se si riposa un po’ anche lei. MI tolgo la felpa, mi metto il pigiama. Vorrei dormire per due legislature. Ecco. Sotto le coperte.Chiudo gli occhi e sogno i tempi gioiosi delle quote latte. Chi ha avuto, chi ha dato ha dato. E ricordammoce o’ glorioso passato. Io songo o’ leader mo’, paisà. ’Notte, Europa.

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