"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 2 marzo 2020

Lalinguabatte. 95 «La cultura usa-e-getta della gratificazione istantanea».


Che si abbandoni, seppur per poco, la vicenda del “coronavirus”, perfetta “macchina di distrazione di massa”, per approdare su lidi più ospitali ed agevoli ove si parla dell’”umana sessualità” e delle sue più recenti manifestazioni. Difficile in verità addentrarsi in una materia tanto ostica e dai mille risvolti e significati più o meno palesi. Roba da psicoanalisti. Io non ne posseggo le competenze. Lascio parlare il sociologo Zygmunt Bauman in una delle Sue fatiche scritte per un supplemento del quotidiano “la Repubblica” – del 6 di dicembre dell’anno 2008 - che ha per titolo “Veloce non è sexy”, che in parte di seguito trascrivo.
Di mio voglio solamente aggiungere un personale scolastico ricordo. Il ricordo di un mio insegnante. Abitudine di quell’insegnante era, al tempo mio scolastico, di fumare abbondantemente in classe. Per l’intero arco della lezione. Una sigaretta dietro l’altra. Non esistevano allora divieti di sorta. Ma che dico una sigaretta dietro l’altra. Il suo gesto del fumare era sempre preceduto da una ritualità all’inizio per noi ragazzi invero sconcertante ed allarmante assieme: la sua sigaretta, sempre senza filtro, subiva immancabilmente un’amputazione, tra il nostro più grande sbalordimento o sbigottimento che dir si voglia. Avvenne così che, trovato il coraggio, gli si chiese del perché di quell’inutile, a nostro avviso, amputazione. Ricordo tutt’oggi, dopo quasi cinquant’anni da quei fatti, la sua incredibile risposta. Egli, a mo’ di filosofeggiare, partì nella sua risposta da molto lontano per essere pedagogico con noi ragazzetti. Ché non avessimo a prenderne esempio alcuno! E ci esemplificò il caso di uno sventurato smarritosi nel deserto più profondo. E dell’arrivo dello sventurato, per arcane fortunate circostanze, in un’oasi luogo certo di salvezza. Ma la salvezza massima con il massimo del godimento, a detta di quel buon uomo d’insegnante, sarebbero stati dati soprattutto dal primo sorso d’acqua bevuto da quell’agognato bicchiere. Ché anche i sorsi successivi dallo stesso bicchiere avrebbero avuto effetti salvifici via via sempre decrescenti. Così, quel buon uomo di un insegnante, giustificava ai nostri giovanili orecchi, l’amputazione della sigaretta: amputandola, tutte le boccate gli avrebbero trasmesso la maggiore quantità possibile del godimento. Penso che sia così anche per il sesso. E se non per il sesso diretto e praticato che concede sempre un tanto o un tantino, a seconda delle circostanze, delle sue promesse, almeno per il sesso solamente mostrato o per la sessualità solamente sottesa ed ammiccante nelle manifestazioni pubblicitarie quotidiane. Che dire di tutta la sessualità ammiccante dal teleschermo, dai grandi manifesti stradali, dalle copertine dei settimanali o di quant’altro? Una mozzarella ed il suo immancabile ammiccamento sessuale fatto di poppe o tette generose; un’automobile ed il suo immancabile ammiccamento sessuale fatto di donne denudate e formose. Per non dire di quando la TV o i settimanali maschili o femminili o i grandi manifesti stradali si impegnano nella pubblicità dell’intimo, soprattutto femminile: un’orgiastica esposizione di corpi ignudi o quasi, con donne languide e dagli sguardi rapiti e sperduti in sottintese estemporanee evasioni di erotico godimento. Ho letto da qualche parte di un’inchiesta secondo la quale si sarebbe misurata una discendente carica della “libido” nelle giovani generazioni: non ci vedo proprio nulla di sorprendente o di strano. L’ultima boccata da una sigaretta non amputata è probabilmente quella che trasmette il minore godimento da fumo; non ci giurerei in quanto non fumatore. Immaginiamoci per tutto il resto. Si ritorni doverosamente alla scienza di Bauman: (…). Tutto iniziò forse quando Margaret Thatcher, lamentandosi del Servizio sanitario nazionale, affermò che nell'ambito delle prestazioni mediche sarebbe stato preferibile adottare un regime di libero mercato. - Voglio poter scegliere il mio medico, e farmi visitare quando voglio -. Nel giro di qualche tempo furono inventati quegli strumenti - una bacchetta magica sotto forma di carta di credito - necessari se non a realizzare il sogno della Thatcher almeno a renderlo plausibile e credibile. Strumenti che mettevano la filosofia di vita consumistica alla portata di chiunque si dimostrasse meritevole dell'attenzione delle compagnie di credito. Il buon senso di una volta consiglierebbe di “non contare i pulcini prima che le uova non si siano schiuse”. Be', i polli della nuova strategia di vita a gratificazione immediata sono ormai nati, e in gran numero, e abbiamo ogni diritto di contarli. Uno dei conteggi è stato eseguito dallo psicoterapeuta Phillip Hodson: stando alle sue conclusioni, la fase elettronica della rivoluzione sessuale presenta sia vantaggi che svantaggi. Hodson rileva il paradosso di quella che lui chiama la cultura usa-e-getta della gratificazione istantanea (non ancora divenuta universale, ma in fase di rapida diffusione): individui che in una stessa sera possono flirtare (via computer) con più persone di quante i loro genitori (per non parlare dei loro nonni) potevano incontrare nell'arco di una vita intera, prima o poi scoprono (come sempre capita nei casi di dipendenza) che il loro appagamento diminuisce progressivamente con ogni dose di droga. Se osservassero con attenzione le prove fornite dall'esperienza, scoprirebbero - a posteriori, e con sorpresa - che le lunghe storie d'amore e gli intricati giochi di seduzione di cui adesso possono solo leggere nei romanzi di una volta, non erano degli ostacoli inutili, superflui, pesanti al conseguimento dell'obiettivo finale, ma ne rappresentano invece gli ingredienti importanti, cruciali. O meglio: che sono componenti fondamentali del fascino e dell'attrattiva di tutto ciò che è erotico. Abbiamo guadagnato in quantità, a scapito della qualità. Il sesso mediato da Internet non è quell'obiettivo finale che affascinava e faceva perdere la testa ai nostri antenati. Hodson, insieme a una moltitudine di altri ricercatori, ha scoperto che anziché facilitare il fiorire di nuovi rapporti umani e limitare il numero di catastrofiche delusioni, le avventure sessuali mediate da Internet stanno spogliando i rapporti umani di gran parte del loro fascino, e inibiscono i sogni sul nascere. I legami stretti con l'aiuto di Internet tendono a essere più deboli e superficiali di quelli che vengono faticosamente costruiti nella vita reale offline. Il numero degli individui che oggi possono avere avventure sessuali, e con maggiore frequenza, è aumentato; ma anche le persone che vivono sole e provano un doloroso senso di abbandono sono sempre più numerose; cercano disperatamente di sottrarsi a quel sentimento, e il sesso online promette una via di fuga. Ma anziché placare la loro brama di rapporti umani, questa particolare pietanza, cotta e servita via Internet, non fa che acuirne la mancanza, lasciandoli più mortificati e soli. (…).

1 commento:

  1. Carissimo Aldo, il tabù della società odierna non è più il sesso, ma il sentimento e tutto ciò che riguarda l'interesse per la propria interiorità. Pertanto, a una mercificazione dei legami affettivi, si deve contrapporre l'amore autentico che richiede tempo, energia e impegno. Niente a che vedere con le connessioni che sono invece un pessimo gioco da ragazzi, anche se oggi, purtroppo, sono numerosi gli adulti che sostituiscono i legami duraturi con le "connessioni". L'amore vero è un'altra cosa, è la palestra dell'anima ed è proprio il contrario di come si vive l'amore di solito. È stato detto molto sull'amore e chi lo ha vissuto sa che si tratta di qualcosa di inspiegabile. Quello vero è il contrario di come si vive l'amore di solito. Quello che esige una contropartita porta con sé il dolore. Solo quando cessiamo di porre condizioni al nostro amore, cominciamo davvero a comprendere cosa significhi amare. Grazie della condivisione e buona continuazione. Agnese A.

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