"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 3 febbraio 2020

Lalinguabatte. 93 L’inseminazione umana ai tempi della crisi.


Che ci “azzecca”, come soleva dire quel tale? Che c’entra, dirà ingenuamente qualcun altro? Cosa ci entra la biologia riproduttiva degli umani con la scarsezza assai di denaro e di tutto il resto? In un primo momento avevo pensato di prendere a prestito, per questo post,  il titolo di quello splendido volume che è “L’amore ai tempi del colera”, di quel grandissimo a nome Gabriel Garcìa Màrquez (1927-2014). Poi ho considerato che il titolo preso a prestito non avrebbe “bucato” convenientemente l’attenzione dei navigatori della rete. Di conseguenza ho ripiegato sul titolo del post che avete appena letto. E tutto questo contorto discorso per proporvi la lettura di una corrispondenza, pubblicata su di un supplemento del quotidiano “la Repubblica”, a firma di Vittorio Zucconi. Il titolo della corrispondenza, che di seguito trascrivo nella quasi sua interezza, è “Un neonato pronto per il college” (2009?). Vittorio Zucconi ha scritto, per anni e settimanalmente, da quel mondo che definiva, in quella Sua pregevole rubrica, “Hotel America”. Vittorio Zucconi è stato un maestro indiscusso per la Sua scrittura graffiante assai ma sempre centrata sugli aspetti “sconcertanti” di quel mondo. Un maestro per tutti. In questo caso, ovvero dal contesto della Sua corrispondenza, suscita un certo “sconcerto” scoprire come la crisi economico-finanziaria globale abbia cambiato, in quel crogiolo che sono gli Stati Uniti d’America, crogiolo da sempre di persone, di idee e di fatti anche straordinari, o stia cambiando l’atteggiamento degli umani di fronte al “miracolo” - reso dalla scienza “miracolo” non più di tanto - della umana procreazione.
Si ha un bel dire attorno alla sacralità della vita ed al suo naturale realizzarsi, ma sono convinto – nel mio piccolo – che, da che mondo è mondo, la disponibilità economica della coppia “etero” o “omo” (coppie coniugate in una chiesa o solamente conviventi, come sembrano essere oggigiorno in maggioranza), la disponibilità economica abbia, anche nel passato non più recente, determinato una procreazione più o meno “predeterminata”, “guidata” in fatto di sesso del nascituro o nella “scelta” del “fenotipo”  più o meno desiderato o alla moda – occhi azzurri, capelli color dell’oro –, e tutto ciò senza scomodare quella tristissima, feroce scienza “medica” che ha fatto capo allo sterminatore del secolo ventesimo. È una mia personale convinzione. Certo, senza le pezze cosiddette d’appoggio alla convinzione stessa. Accade, scriveva straordinariamente Vittorio Zucconi in quella Sua corrispondenza, che a seguito della crisi economico-finanziaria globale stiano cambiando i “gusti” e gli “interessi” fenotipici di coloro che si accingono a mettere al mondo dei pargoli. Tutto a seguito di una crisi che, straordinariamente e pervicacemente, ha sconvolto e sconvolge tuttora l’economia e che addirittura entra nel talamo per sconvolgerne la sacrale vita intima. A qual punto le osservazioni dell’illustre Autore hanno varcato nel frattempo le acque dell’oceano per giungere in questa parte di mondo? Non è dato sapere. Nella pentola che fuma vapori di azoto, sotto lo sguardo di aspiranti mamme intente a fare lo shopping di padri che non vedranno mai, bolle molto più del tenero sogno di avere un bambino. La follia incontenibile dei costi universitari, e dei guadagni astronomici prodotti dallo sport, spinge queste donne alla ricerca del futuro atleta che non sia soltanto sano, intelligente, equilibrato, ma che possa pagarsi la spesa di una laurea correndo, saltando, nuotando, colpendo e lanciando palloni. E poi mantenere la mamma in vecchiaia. I laboratori segnalano da tutto il territorio americano che la nuova frontiera della inseminazione artificiale non è più soltanto il banale alto, biondo con gli occhi azzurri che l'era Obama ha reso obsoleto. Le donne che cercano il designer's baby richiedono sempre figli di uomini con speciali caratteristiche atletiche. Come i talent scout delle squadre, che ormai battono anche le elementari (in Florida si segnalano da tempo casi di bambini di 10 e 11 anni già messi sotto contratto da agenti sportivi) così queste aspiranti mamme pretendono che in quegli spermatozoi surgelati guizzi un futuro asso. È l'incubo della retta universitaria a spingere queste donne allo shopping dello sperma. Una laurea quadriennale costa al minimo, nei 300 colleges e università al top (degli oltre tremila istituti che le offrono), più di 200mila dollari solo di spese certe. Una somma che i guadagni medi negli Stati Uniti, attorno ai 50mila dollari l'anno per famiglia, rendono proibitiva anche ai figli unici e impossibile per le famiglie numerose. La athletic scholarship, borsa quadriennale per chi sappia praticare uno sport e così garantisca a quel college il prestigio, e soprattutto i diritti televisivi, è riservata a chi eccelle nel basket, nel football, in atletica, nel baseball. Una vera chiave d'oro. Solo per il football universitario, le principali università offrono fino a 63 borse di studio per squadra. Ma occorre essere magnifici esemplari umani, e le future madri lo sanno. Scorrendo le offerte speciali di sperma nei siti dei principali laboratori, come il più antico e ben fornito, Cryolab, si vede che le specifiche del prodotto ormai tendono sempre meno a descrivere donatori con grandi doti musicali o buon carattere, esaltando invece il curriculum atletico. Se l'ex proprietario degli spermatozoi si segnala in qualche specialità atletica, la sua proposta volerà subito fuori dal pentolone di azoto liquido. (…). Naturalmente, nessuna brochure e nessun precedente paterno garantiscono nulla. La probabilità, per un atleta dilettante, di finire in un club di prima serie sono, soltanto nel football, una su centomila, una lotteria. Neppure nell'allevamento dei purosangue da corsa la riproduzione di un campione è una scienza esatta, e per noi umani le variabili psicologiche, ambientali, personali sono troppo grandi perché ogni ragazzo alto due metri divenga un fuoriclasse e ogni ragazza piè veloce entri nella staffetta olimpica. Ma il sogno della scorciatoia sportiva per il successo affascina e attira, come le calamite della celebrità televisiva per le belle ragazze, e il seme del campione sembra la scommessa migliore, anche soltanto per ottenere un titolo di studio. Ai tappetti, ai bruttini, ai lenti, agli imbranati, resterà soltanto la strada che il vecchio Rockefeller, quello della Standard Oil, indicava, quando avvertiva che al mondo serve anche gente che scavi trincee nelle strade. (…).

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