"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 10 novembre 2019

Cosedaleggere. 14 «L'edonismo consumistico ha preso il posto delle passioni politiche».


A lato. Albrecht Durer. "Melenconia".

Tratto da “Malinconia, non sei più quella di una volta” di Roberto Esposito, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 10 di novembre 2019: (…). Il presupposto (…) è l'idea, presente già in Freud, che non esista rigida separazione tra vicende individuali ed eventi collettivi. Se ciò è vero, gli uni possono servire a spiegare gli altri, in una relazione, mai meccanica, che getta nuova luce su entrambi. La storia di questi anni, non solamente italiana, ritrova in tal modo una leggibilità che spesso manca agli studi sociologici o politologici, incapaci di discernere il significato di fenomeni apparentemente contraddittori. Come interpretare, per esempio, il passaggio repentino dagli anni del berlusconismo, percorsi da una promessa di godimento illimitato, alla situazione attuale, segnata invece da una sindrome securitaria sempre più irrigidita? È proprio su questo paradosso che lavora Recalcati con gli strumenti raffinati di una psicoanalisi libera dal vincolo letterale con i testi canonici. In base ad essa è possibile ricostruire la sedimentazione di tre stati d'animo diversi che si sono alternati, non sostituendosi ma contaminandosi tra loro, nel giro di pochi decenni. Li si possono riconoscere, nella loro fenomenologia, dalla differente relazione tra soggetto e oggetto. Se nella prima stagione, riconducibile agli anni Sessanta e Settanta, è prevalso, soprattutto tra i giovani, una presa di distanza critica dal "feticismo degli oggetti", la situazione si è capovolta negli anni successivi. L'edonismo consumistico ha preso il posto delle passioni politiche, in un vero e proprio culto degli oggetti - si pensi alla diffusione illimitata degli smartphone che ci assillano anche negli ambienti più riposti. Ma questa moltiplicazione compulsiva degli oggetti, provocata dal crollo delle ideologie, anziché riempire il vuoto di senso che scava le nostre esistenze, lo ha allargato a dismisura, determinando quelle (…) nuove melanconie. Diversamente dalla melanconia luttuosa, di cui parla Freud, caratterizzata da senso di colpa nei confronti di una legge troppo severa, le malinconie contemporanee nascono dall'incapacità di conferire senso all'esperienza, come genialmente racconta Sartre ne La nausea. Priva di desiderio, chiusa in se stessa, la vita è inchiodata alla propria insensatezza, mentre il corpo diventa un peso morto da trascinare. Il soggetto, sottratto al rapporto simbolico con l'alterità, resta schiacciato sui propri confini, abbarbicandosi a essi come all'unica salvezza possibile. Mai come in questo caso fenomenologie individuali e dinamiche sociali rimandano le une alle altre in una sindrome che ha al proprio centro la richiesta ossessiva di protezione. Il muro, il filo spinato, la chiusura diventano l'emblema, escludente e mortifero, del nostro tempo. (…). …dalla ricerca illimitata di godimento all'assunzione del confine come nuovo oggetto d'investimento. Ma attenzione a contrapporli. I due stati emotivi sono in fondo uno l'esito rovesciato dell'altro. A congiungerli è la stessa pulsione di morte - situata in Al di là del principio del piacere di Freud al fondo stesso della vita. Sotto la sua spinta l'eccesso di immunizzazione si tramuta in malattia autoimmune, rovesciando la tendenza alla conservazione della vita nella sua distruzione. Finché non si sarà penetrati a fondo in questo dispositivo inquietante - vera scatola nera della psicoanalisi - non sarà possibile venire a capo dei disagi, vecchi e nuovi, della civiltà. Ciò che è difficile sciogliere è il nodo segreto che stringe la pulsione di morte all'assoluta volontà di vita. La morte non è il nemico che dall'esterno insidia la vita, ma qualcosa che essa stessa produce per contrasto allorché cancella il proprio limite costitutivo. La vertigine della morte è l'esito necessario di una vita sciolta dalla coscienza della propria vulnerabilità, integralmente coincidente con se stessa, sottratta alla relazione cogli altri. Il vitalismo sfrenato, predicato anche da una filosofia che ha rotto i ponti con la categoria di negativo, non si accorge di marciare contro se stesso. (…). L'illusione che tutto sia governabile - nella vita individuale e collettiva - conduce gli uomini alla catastrofe. Solo se essi impareranno a convivere con l'ingovernabile - a dialogare con l'estraneo che li abita - saranno in grado di governare anche se stessi.

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