"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 10 settembre 2019

Terzapagina. 99 «Un giorno uno dei miei nipoti mi ha chiamato Grandude».


Tratto da “Da Hey Jude a Hey Grandude” di Paul Mccartney, pubblicato sul settimanale Robinson del 7 di settembre 2019: Un giorno uno dei miei nipoti, invece di chiamarmi Grandad, nonno, mi ha chiamato Grandude: "Grandude, possiamo fare questo...?". Io ho pensato: "Beh, è carino, mi piace", e ho cominciato a immaginare storie su questo personaggio, Grandude. Ho pensato di farlo magico e così è nato Grandude. La storia si intitola Hey Grandude!. I bambini dicono: "Hey Grandude, possiamo andare da qualche parte?", e lui li conduce in avventure magiche. Ecco come è cominciato: perché un giorno uno dei miei nipoti mi ha chiamato Grandude, tutto qui. Scrivere un libro per bambini è un po' come scrivere una canzone, perché devi usare l'immaginazione, stai inventando qualcosa. Se è una canzone inventi le parole e la musica, e magari una storia.
Se è un libro per bambini, allora ovviamente non hai bisogno della musica, ma devi comunque avere l'immaginazione, ed è questa la cosa divertente: se si tratta di un libro per bambini la storia di solito ti porta in posti più esagerati, più strampalati. Puoi sfregare una bussola e andare a Zanzibar, puoi andare dove ti pare. Anche in una canzone potresti farlo, ma di solito tieni un po' più i piedi per terra. Se possedessi una bussola magica come Grandude e potessi andare dove voglio, probabilmente andrei nei Caraibi, perché adoro le isole caraibiche; mi farei una bella nuotata e correrei sulla spiaggia. Oppure potrei andare in Grecia, con le sue acque limpide e azzurre, è un posto bellissimo. Ma ci sono così tanti posti fantastici dove andare nel mondo, è questo che lo rende eccitante! Il posto più eccitante che ho visitato recentemente è Sydney. Sono salito sul Sydney Harbour Bridge ed è stato entusiasmante. Lo guardavo dal mio albergo e vedevo le persone che salivano su come se fossero degli scalatori, e mi chiedevo se fosse difficile. Poi ho chiesto a qualcuno se potesse salire chiunque o se bisognasse essere un po' alpinisti per farlo, e mi hanno detto che no, che era semplice, perché ci si ferma ogni tanto e poi si sale un altro pochino. L'abbiamo fatto, ed è stato entusiasmante. Il libro incomincia in un giorno molto piovoso, e tutti sono abbacchiati e irritabili, si sentono scontenti, e poi vanno alla spiaggia magica. Il concetto è: non essere irritabile, non essere triste, non essere abbacchiato, fai qualcosa per tirarti su. Non puoi prendere una bussola magica e andare su una spiaggia magica, ma puoi leggere una storia che parla di una bussola magica e di una spiaggia magica. Se ti senti abbacchiato, leggi un bel libro o metti su della bella musica e il tuo umore cambierà. Da bambino nessuno mi leggeva storie prima di andare a letto. Leggevo da solo; la mia, semplicemente, non era una di quelle famiglie dove i genitori ti leggono la storia della buonanotte. Io leggevo L'isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, adoro quel libro. Leggevo anche tutti gli speciali natalizi delle riviste a fumetti, come Beano, Dandy, Eagle: era molto eccitante quando uscivano, intorno a Natale. Insomma, non avevamo la storia della buonanotte, ma mio padre aveva montato degli altoparlanti che salivano fino alla nostra camera da letto, così potevamo ascoltare la radio, e in un certo senso era come quando ti raccontano le fiabe, solo in una versione supermoderna. Non ho mai conosciuto i miei nonni, e questo era triste. Mi resi conto che non avevo nessun nonno solo quando ero più grande: ma erano tutti morti prima che nascessi, perciò non ne ho conosciuto nessuno. Era più una questione di zii e zie che di nonni. La scuola elementare era bella, mi piaceva. Vivevo a Liverpool, ma andavo in una scuola che era appena fuori città. Mi piaceva fare le passeggiate in mezzo alla natura. Uscivi con la classe e il maestro ti faceva vedere e spiegava ogni cosa; sono diventato un grande appassionato della natura. Andavo a farmi le passeggiate anche da solo, ed ero fortunato, perché anche se eravamo a Liverpool era abbastanza facile arrivare ai confini della città e ritrovarsi in campagna. Ho dei bei ricordi degli amici, dei giochi che facevamo. Le bambine facevano i giochi con la corda con le gonne arrotolate nelle mutandine. Erano tutte cose divertenti. Sì, era un bel periodo. La cosa migliore di essere un Grandude oggi sono i bambini stessi. I bambini sono straordinari: sono così innocenti, intelligenti, radiosi, ti insegnano tante cose. È fantastico passare il tempo con loro, hanno questa grande freschezza, quasi sempre. Quando stai con gli adulti tutto il giorno, non puoi goderti il divertimento che ti portano i bambini che ti dicono cose buffe, ti fanno ridere. I miei nipotini sono grandi appassionati di calcio e l'altro giorno, con due di loro, parlavano di un calciatore e io non sapevo chi fosse. Fanno la raccolta delle figurine, sanno tutto, e io non sapevo chi fosse quel tizio e loro mi dicevano che era uno famoso, e il più grande ha detto al piccolo: "No, ma nonno non è veramente un appassionato di calcio. Gli piace, ma non lo segue come lo seguiamo noi". E in effetti è vero. Ne sanno tantissimo. Mi insegnano, e io li sto a sentire e scopro che questo calciatore è un grande giocatore. Almeno secondo loro. Ormai hanno i loro libri e sono avidi lettori. Quando vanno a letto, io mi limito a venire per dargli la buonanotte e fare le mie scenette da nonno. Con i miei figli leggevo molto di più, cose come Il leone, la strega e l'armadio, che era sempre piacevole da leggere. Probabilmente sono più i genitori che leggono ai bambini, ma quando vengono a trovarmi si portano i loro libri. A volte suono qualcosa in casa, dipende da quello che stanno facendo. Magari hanno cominciato un certo gioco e sono molto presi, e io cerco di dirgli: "Ma insomma, la gente viene a vedermi, paga soldi per vedermi, e a voi non interessa neanche un po'!". E loro mi rispondono: "Nonno, scusa, ma stiamo guardando questo programma, stiamo giocando". A volte invece sono interessati e c'è un momento di quiete e io suono qualcosa, oppure semplicemente mi sentono mentre sto accennando qualche melodia. Ogni tanto capita che all'ora di andare a letto gli canto una canzoncina, e la loro preferita è Blackbird. La cosa interessante è che queste canzoni escono fuori perché qualcuno le ha messe in un film, e i bambini guardano i film. In Baby Boss, per esempio, c'è Blackbird, in Sing c'è Golden Slumbers e un paio di altre canzoni, quindi i bambini le riconoscono. Questa cosa mi piace tantissimo, perché così diventano le loro canzoni preferite. Blackbird in questo momento è la grande hit del nonno. Mentre facevamo il libro, facevo vedere ai nipotini le prime bozze, per vedere se lo trovavano bello. Hanno visto dei pezzetti, ma non il libro finito. Ora che è pronto gli regalerò una copia definitiva; comunque mi hanno sempre incoraggiato, dicevano che gli piaceva la direzione in cui stava andando, ed era bello saperlo. Penso che gli piacerà ancora di più ora che è finito. A me piace. Mi hanno fatto vedere il lavoro di alcuni illustratori, e avendo letto molti libri per bambini ai miei figli quand'erano piccoli, conosco gli stili in circolazione, e quello di Kathryn Durst mi piaceva molto. Secondo me si adattava alla perfezione a Grandude. Era un po' insolito e bohémien, e in questo modo usciva fuori un personaggio un po' eccentrico, che a me andava benissimo. Ma c'è una cosa che è successa durante la realizzazione del libro: lei aveva fatto un'illustrazione e me l'avevano spedita per l'approvazione, e io avevo detto: "Sì, è bellissima". Mi piaceva moltissimo quello che stava facendo. C'era solo un piccolo dettaglio buffo: in una delle avventure i bambini e il Grandude erano tutti in groppa a dei cavalli e le staffe erano giù a penzoloni, nessuno aveva i piedi nelle staffe. Probabilmente Kathryn non è un'esperta di equitazione, così ho detto agli editori: "Stanno cavalcando, non dovrebbero avere i piedi nelle staffe?". E loro mi hanno risposto: "È buffo, anche gli editori americani ce l'hanno fatto notare". Così abbiamo dovuto chiamare Kathryn e chiederle se per favore poteva infilargli i piedi nelle staffe. Se guardi, noterai che ora hanno tutti i piedi nelle staffe! Mi piacciono tutte le illustrazioni. Una delle più belle è quando sono tutti sul pesce volante: vanno alla spiaggia e riescono a salire a bordo di questo gigantesco pesce volante. Mi piacerebbe farlo! Grandude sembra un personaggio che potrebbe avere un'evoluzione. Vedremo come va. Se alla gente piacerà, ho sicuramente qualche altra avventura nel cassetto (o meglio, ce l'ha Grandude), sarebbe divertente continuare. Se non piacerà, svanirà senza lasciare traccia, ma se piacerà sono pronto a scriverne altre.

1 commento:

  1. Carissimo Aldo, molto simpatico e gradevole questo post, ma veramente stupendo il post in evidenza. I nonni sono una ricchezza insostituibile nell'educazione emotiva dei bambini, perché lasciano un'impronta incancellabile, creata, a volte,da piccoli dettagli che nascono dall'amore incondizionato,dalla pazienza, dalla saggezza e dalla dedizione priva di quella fretta che spesso caratterizza i rapporti dei bambini con i loro genitori... Ma non sono solo i nonni a lasciare segni indelebili nell'anima dei bambini,perché i nonni, grazie ai nipoti,riscoprono il mondo attraverso la meraviglia, l'innocenza e la spontaneità che caratterizzano soprattutto la prima infanzia. Nel rapporto che nasce tra nonni e nipoti c'è uno scambio continuo di emozioni forti, che arricchisce l'anima dei piccoli, ma cura le ferite e colma quelle carenze che spesso affliggono la vita degli anziani. Sempre profondamente grata, ti auguro buona continuazione. Agnese A.

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