"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 27 agosto 2019

Letturedeigiornipassati. 35 «Camminare non è più una condizione connaturata all'uomo».


Tratto da “Camminare” di Giacomo Papi, pubblicato sul settimanale “D” del 27 di agosto dell’anno 2011: (…). Sono almeno dieci anni che leggiamo elogi della lentezza, lodi della deambulazione e inviti al pellegrinaggio. Sembra una moda. In realtà è il suo opposto. È l'affermazione che camminare non è più una condizione connaturata all'uomo, ma un'attività da preservare. Camminare è come il panda, il plantigrade in bianco e nero lento come un burocrate bulgaro e obeso come un sottoproletario americano. Eppure, guardo la gente sfilare in passeggiata d'estate con carrozzine, coni gelato, gonnellini e bermuda. Osservo movenze contratte, polpacci improbabili, andature spavalde, impaurite e ingobbite, passi pesanti o lievi, piedi che sprofondano, altri che rimbalzano, e penso - con Truffaut - che le gambe sono davvero compassi che misurano il mondo e se dopo dieci minuti di salita a piedi, ti volti a guardare il punto da cui eri partito, ti sorprendi a pensare quanto sia facile andare lontano e che sarebbe bello non fermarsi. Passare la vita in cammino. (…). …ho fatto un po' di calcoli. La velocità media di un uomo in cammino varia tra i 3,6 e i 5,4 km all'ora. Ipotizziamo, dunque, un'andatura media di 4 km orari per 6 ore al giorno e 300 giorni all'anno. Ebbene, se in questo esatto momento alzassimo il culo dalla sedia e iniziassimo a camminare, tra un anno avremmo percorso 7.200 chilometri, ci saremmo lasciati alle spalle Ulan Bator in Mongolia (6.929 km) e staremmo raggiungendo Pechino (8.091 km). La Terra è piccola e i piedi vanno. Basterebbero cinque anni di passeggiata all'Equatore per tornare al punto di partenza. (…). Vado spesso in campagna in una casa che dista cinquanta metri da un sentiero sterrato su cui, qualche anno fa, sono apparsi i primi sporadici camminatori, evidentemente provenienti dal nord Europa: anziani sassoni per di più, vecchi visigoti, qualche ostrogoto, "un unno o due". A volte qualcuno di loro si fermava per chiedere informazioni: "Qvesta è strata per Roma?", "Excuse me, sir, is it a long way to Rome?".
Pochi mesi dopo, sul sentiero è apparso un cartello scritto a mano. Diceva "Via Franchigena". I pellegrini sono aumentati. Due mesi fa, nel nulla, sotto una quercia secolare si è materializzata una cassetta delle lettere con dentro una biro blu e un quaderno a quadretti da supermercato. È già colmo di messaggi in lingue incomprensibili. Uno dice: 19 maggio 2011. Il sole sta tramontando dietro le colline. È bello. Io lo leggo e mi commuovo, ma poi mi viene il sospetto che cartello e cassetta siano uno scherzo e immagino i poveri pellegrini tornarsene a casa stanchi e felici senza sospettare che la via Franchigena è da tutt'altra parte. Il paradosso è che camminare può diventare un'ideologia solo al prezzo di diventare innaturale. Per tutta la vita l'alchimista pazzo Oramerendus cercò una pietra che annullasse la gravità. Sosteneva che, girando la Terra a velocità forsennata, per viaggiare sarebbe bastato sollevarsi dal suolo e farsela scorrere sotto ai piedi. L'aereo, forse, è il suo sogno.

Nessun commento:

Posta un commento