"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 8 agosto 2019

Letturedeigiornipassati. 26 «Il governo ha sempre ragione, è l’economia gufa che non capisce le slide».


Un 8 di agosto canicolare come il presente sembra aleggiare nell’editoriale di Marco Travaglio – “Un giorno di ordinaria Italia” – pubblicato su “il Fatto Quotidiano” dell’8 di agosto dell’anno 2014. Un 8 di agosto canicolare che avrebbe potuto dare lo spunto per un titolo del tipo  “un giorno di ordinaria follia”. Il titolo presuntuosamente da me proposto non è originale e ci riporta ad un lavoro cinematografico che ha fatto – un po’ - la storia del cinema. Traggo dal sito “Mymovies.it” una brevissima scheda: Michael Douglas riveste i panni di D-Fense, un anonimo cittadino il cui equilibrio psichico si è spezzato. Il suo viaggio all'interno della metropoli per raggiungere la moglie che vuole uccidere sarà una continua caduta (…) verso il fondo di un abisso interiore. (…).
Los Angeles, estate 1992, caldo torrido. Bill rimane bloccato con l'auto in un ingorgo, scende, la chiude e "va a casa" con una passeggiata di quaranta chilometri che si trasforma in un'odissea violenta. A quella di Bill fa da riscontro la vicenda parallela di un poliziotto al suo ultimo giorno di servizio. È lui che intuisce l'itinerario di sangue e violenza che Bill traccia attraverso la città. Tirato come un cavo ad alta tensione, attraversato da lampi di umorismo sull'assurdità della vita metropolitana, sapientemente giocato sui binari delle due azioni parallele, il film ha una prima parte quasi perfetta e un finale rassicurante con qualche caduta nella parte centrale. Scriveva Marco Travaglio l’8 di agosto dell’anno 2014: L’altroieri, mercoledì 6 agosto, pareva una giornata come tante altre. (…). Poi, nell’arco di alcune ore mattutine, sono giunte tre notizie all’apparenza sganciate fra loro. 1) Il vertice di 3 ore a Palazzo Chigi fra il giovane premier (Renzi Matteo da Rignano sull’arno n.d.r.) e un anziano pregiudicato ai servizi sociali (Berlusconi Silvio, l’uomo di Arcore n.d.r.) per discutere di Costituzione, legge elettorale col contorno soglie e preferenze, ma anche di come rimettere in ordine i conti pubblici e rilanciare l’economia, ma anche di giustizia, ma anche di quella culona della Merkel colpevole di tutto, ma anche di Milan e Fiorentina. 2) Il seminario tenuto un mese fa all’università La Sapienza di Roma da Francesco Schettino, ex comandante della Costa Concordia, imputato per l’omicidio di 33 persone e dunque invitato dalla cattedra di Psicopatologia forense a illustrare le più avanzate tecniche di “gestione del panico”. 3)Il rapporto Istat sull’Italia in recessione, con il Pil a -0,1% nel primo trimestre e a -0,2 nel secondo (quello dei balsamici 80euro), e l’immediato crollo della Borsa. Conseguenze della notizia n.1: nessuno stupore, nessuna indignazione per la lectio magistralis del condannato per frode fiscale e imputato per corruzione al premier che dovrebbe combattere le frodi fiscali e la corruzione e riformare la giustizia. Anzi, giusto così. Conseguenze della notizia n.2: unanime sdegno per la lectio magistralis dell’ex comandante Schettino, al momento solo imputato e non ancora condannato. Conseguenze della notizia n. 3: il premier Renzi dice “me l’aspettavo”. Era tutto astutamente calcolato. Quando annunciava che gli 80 euro avrebbero dato “uno choc ai consumi” e gonfiato prodigiosamente il Pil fino all’1% o quasi, scherzava: lui l’aveva fatto apposta per portare il Pd al massimo storico e l’economia italiana al minimo storico degli ultimi 14 anni, così i gufi imparano. Intanto il ministro dell’Economia dice “spendete gli 80 euro” ai fortunati vincitori, e riesce persino a restare serio. L’agenda non cambia: il governo ha sempre ragione, è l’economia gufa che non capisce le slide. E niente panico, come direbbe Schettino. Anzi “avanti così più in fretta”: il Parlamento resterà intasato per altri mesi per abolire l’elezione dei senatori e far nominare i deputati dai partiti, perché ce lo chiede il Pil, e naturalmente l’Europa. Casomai servisse, il pregiudicato che per 11 anni su 20 ha fatto di tutto per affondare la nave e alla fine c’è quasi riuscito promette al premier che a un cenno convenuto tornerà a bordo e gli darà una mano a completare l’opera. Renzi ringrazia, ma confida di riuscirci da solo. Intanto, fa l’inchino. Quel film è da ri-vedere. Non è detto che l’Italia riesca a sfangarsela dalla poltiglia di fango che rapidamente l’avvolge e la tira giù.  

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