"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 3 luglio 2019

Quellichelasinistra. 15 Giovanni L.T. e quell’«essere comunisti è tutto qui, uno stato d’animo»


Mi scrive – tramite Whatsapp - la carissima amica Agnese A. in riferimento al post di ieri: “Carissimo Aldo, meraviglioso e affascinante, a cominciare dal titolo, il post di ieri sera. (…). È un vero gioiello (…)”. Mi sta bene la puntualizzazione che la carissima amica ha voluto fare: “a cominciare dal titolo”.
Poiché quell’«essere comunisti è tutto qui, uno stato d’animo» di José Saramago non è cosa di poco conto nelle umane vicende, poiché le umane vicende, affinché si affermino e durino nel tempo umano, abbisognano proprio di «uno stato d’animo» che faccia da culla alle “idee” ed alle “ideologie”, parole quest’ultime oramai tramontate al tempo che ne ha decretato la “morte”. Ma, e ne sono profondamente convinto, non è così, non è possibile che sia così. Non volendo essere blasfemo mi interrogo, ed una risposta alle mie convinzioni prima esposte la trovo in quello «stato d’animo» - del grande Saramago, ma l’ho ritrovato anche nel grande Andrea Camilleri – che ha fatto da lievito duemila anni addietro alla “profezia” di quell’Uomo ebreo a nome Joshua, quella “profezia” che da Nazareth ha, nei secoli a venire, invaso vasta parte del mondo degli umani e che, sfidando l’usura del tempo, ancor oggi è capace di parlare al cuore degli uomini dalla cosiddetta “buona volontà”. Non voglia apparire irriverente l’accostamento che mi sento di fare tra quella “profezia” dell’Uomo ebreo, che nel corso della Storia si è rivestita di un’aura di mistero e di trascendenza, e la “profezia” – laica - di quegli uomini che l’hanno nel tempo degli umani abbracciata pensando, sollecitando, una condizione più umana per le genti, trovando poi – quella “profezia” laica - nei movimenti in tutto il mondo denominatisi “comunisti” il lievito, la “pasta madre” per la loro crescita ed evoluzione. Non per niente, nella Storia, si sono sovente riscontrate trasmigrazioni di uomini fedeli alla “profezia” dell’Uomo ebreo che hanno abbracciato gli “stati d’animo” di quelle altre moltitudini che nella “profezia” laica del “comunismo” hanno cercato ardentemente e tenacemente una via per il proprio riscatto. Spero che l’ardito mio accostamento non turberà la carissima amica Agnese A., consapevole come sono della Sua adesione alla “profezia” dell’Uomo chiamato Joshua. Ma il Suo “whatsapp” mi spinge a scrivere di un mio recentissimo incontro nella calura, che più calura non si può, dove  quell’«essere comunisti è tutto qui, uno stato d’animo» di José Saramago si sostanzia, si fa carne, e vita, e ricordi, e speranze di un uomo del nostro tempo che ha nome Giovanni L.T. Ho incontrato Giovanni qualche giorno addietro, sotto l’infuocata calura, all’ombra di una tenda parasole di un bar in quella piazza di C*** che prende nome da “Giacomo Matteotti”. Giovanni è un grande affabulatore e la Sua vita si è svolta come segnata da quella “profezia” laica che ne ha formato lo «stato d’animo». Scrittore prolifico, pittore, creativo come pochi, anzi pochissimi, incontrare Giovanni è come abbeverarsi ad una fonte sempre fresca, limpida, che disseta. Ed ogni qual volta le sorti ci conducono ad incontrarci, egoisticamente, colgo l’occasione per abbeverarmi a quella fonte limpida e fresca sempre. È stata in questa ultima occasione che Giovanni L.T. mi ha raccontato (sebbene in passato mi abbia parlato di altre Sue esperienze, di quel Suo «stato d’animo», di cui ho riferito in post passati) allorché, preso da  quella “profezia” laica e dallo «stato d’animo» che ne deriva, si guadagnò sul campo i “galloni” nel 1953 a soli 16 anni, allorché organizzò e condusse alla battaglia le raccoglitrici di “nocciole” nelle contrade del Suo paese natio. Valsero a Giovanni quei “galloni” l’opportunità di essere cooptato – cooptato, stante la Sua giovanissima età – in quella che un tempo era chiamata la “Federazione” del P.C.I. di C***. Dal Suo narrare è un ri-emergere profondo e continuo di quello «stato d’animo» che molto magistralmente ha saputo rappresentare la regista Susanna Nicchiarelli in quella Sua stupenda opera cinematografia che è e rimane “Cosmonauta” (2009), la visione della quale non può mancare nella esperienza di quelli che avvertono per l’appunto quel certo «stato d’animo». Mi ha narrato Giovanni come, chiamato alla “Federazione”, si sentisse a seguito di quel Suo «stato d’animo» - a soli sedici anni - adulto tra gli adulti e con quanta intraprendenza svolgesse le mansioni che gli venissero assegnate. Tra queste ha ricordato con affetto – e forse tanta nostalgia, che la Sua voce narrante mi ha inaspettatamente rivelato - il Suo veloce andare nella “Tipografia” di Francesco P. sita in piazza Merendino di C*** per la stampa dei volantini - o dei manifesti - appena usciti dal ciclostile della “Federazione”, ancora umidi d’inchiostro. Accadeva che i “grandi” – ovvero gli adulti - della “Federazione” il più delle volte lo spedissero senza un becco di un quattrino per la stampa del materiale propagandistico, donde ne derivava per il giovanissimo Giovanni L.T. un disappunto e la necessità di chiedere un ennesimo “credito”. La bonomia del tipografo Francesco P. fa tutt’uno con la Storia di Giovanni. Poiché all’ennesimo “credito” richiesto da Giovanni ed accordato il tipografo ebbe a dirgli: «Non ti preoccupare, di voi mi fido». L’onesto tipografo si è fidato – a quel tempo - di quelli che hanno un certo «stato d’animo».

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