"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 15 maggio 2019

Riletture. 90 «Non assumiamo la nostra "interpretazione" come la "verità" del testo sacro».


Tratto da “A proposito dei testi sacri” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del 15 di maggio dell’anno 2010: Ogni volta che ne leggiamo uno, anche se non ce ne rendiamo conto, lo stiamo interpretando. Quel che so è che le parole della Bibbia e del Vangelo vengono continuamente modificate dalle interpretazioni che si susseguono nel tempo in base alla sensibilità e alla cultura dell'epoca. Basta ascoltare la bellissima trasmissione Uomini e Profeti condotta da Gabriella Caramore sabato e domenica mattina su RaiTre per rendersi conto che, a secondo di chi parla, nascono letture bibliche che solo con vere acrobazie del pensiero possono concordare fra loro. Questo è il destino della parola scritta affidata all'interpretazione. Perché dei testi, anche dei testi sacri, noi capiamo solo quello che interpretiamo o vogliamo piegare alla nostra interpretazione. (…). …ad esempio il 6 comandamento che noi recitiamo nella formula (…) "Non fornicare". Ebbene, a parte la difficoltà di spiegare ai bambini e anche agli adulti una simile astrusa espressione, faccio notare che il testo biblico recita letteralmente: "Non mescolare le cose", che poi vuol dire non confondere la sorella con la sposa, l'uomo con la donna, l'animale con l'uomo, e via proseguendo con una lista di 637 ordinamenti, per evitare la confusione dei codici, dove non è più ravvisabile un limite, una norma, un orizzonte, una misura, un'identità da salvaguardare, differenze da mantenere, per orientarsi nel mondo. Dove la sessualità c'entra, ma non è tematica, perché il tema è quello di non naufragare in quell'indifferenziato che gli uomini hanno immaginato all'origine del mondo, e da cui si sono distanziati per costruire il loro mondo, fatto di volti riconoscibili e di segni identificabili. Tutto questo per non implodere nell'indifferenziato, dove vige la confusione dei codici che gli antichi chiamavano "sacro", parola indoeuropea che vuol dire "separato", qualcosa quindi da tenere lontano come "benedetto" e insieme "maledetto", perché avvicinarsi troppo è sconfinare nella follia, e tenersi troppo lontano vuol dire perdere la fonte di ogni creazione. E perciò non assumiamo la nostra "interpretazione" come la "verità" del testo sacro.

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