"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 20 marzo 2019

Sullaprimaoggi. 71 «I testimoni di solito li compra, non li ammazza».


Tratto da “I delitti eleganti” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 19 di marzo 2019: (…). Sicuramente Silvio Berlusconi non ha ordinato il probabile avvelenamento di Imane Fadil, la ragazza marocchina che nel 2009, a 25 anni, frequentò ben sei “cene eleganti” a base di bungabunga nella sua villa di Arcore e lo incontrò altre due volte in un ristorante milanese e in un’altra villa in Brianza. I testimoni B. di solito li compra, non li ammazza. E tutto poteva augurarsi, fuorché la morte di una teste-chiave del processo Ruby-ter (dov’è imputato, tanto per cambiare, per corruzione di testimoni) e il ritorno del bungabunga sulle prime pagine dei giornali. Infatti, negando le sentenze e persino l’evidenza, ha provato a smentire di aver mai visto Fadil. Ma purtroppo nessuno può escludere che c’entrino i vari ambienti criminali che lo circondano da quasi mezzo secolo, da Cosa Nostra alla massoneria deviata, dal sottobosco dell’eterna Tangentopoli ai gigli di campo di Putin. Cioè che qualcuno abbia voluto fargli un favore non richiesto, o lanciargli un messaggio avvelenato per ricattarlo, o sputtanarlo, o ricordargli qualche promessa non mantenuta. Non sarebbe né la prima né l’ultima volta che chi si mette di traverso sulla sua strada ne patisce le conseguenze (…). …Maurizio Costanzo, ex maestro della P2, (…) il 14 maggio ’93, mentre tentava di dissuadere B. dall’entrare in politica, scampò per miracolo a un attentato mafioso ai Parioli: la prima autobomba di Cosa Nostra fuori dalla Sicilia. Agatha Christie diceva che “una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze fanno un indizio, tre coincidenze fanno una prova”. Ora, può darsi che per B. non ne basti nemmeno una ventina. Ma questo riguarda i pm che stanno indagando sulla morte di Imane e ricostruendo le sue ultime ore prima del ricovero all’Humanitas. Un altro aspetto invece riguarda tutti noi, e non da oggi, ma da quando B. vinse le sue prime elezioni il 27 e 28 marzo 1994, esattamente 25 anni fa: le conseguenze politiche e morali dell’irruzione di quel po’ po’ di interessi affaristici e criminali nella vita dello Stato.
L’inventore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, sta scontando ai domiciliari, per ragioni di salute, una condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa (e, altra coincidenza, aveva chiesto gli arresti ospedalieri all’Humanitas). L’altro regista dell’operazione, Cesare Previti, è stato radiato dal Parlamento, dall’avvocatura e dai pubblici uffici per due condanne a un totale di 7 anni e mezzo per corruzione in atti giudiziari. Lo stesso B. è pregiudicato per frode fiscale, pluriprescritto per altri gravi reati e tuttora indagato a Firenze, con Dell’Utri, per le stragi del ’93. E la lista dei delinquenti portati in Parlamento da questa fairy band e poi condannati è lunga chilometri. Eppure ci è voluta la morte terribile di quella povera ragazza per riportare l’attenzione sul versante criminale del berlusconismo. Da un anno, cioè da quando Pd e FI sono fuori gioco, è di gran moda rimpiangere il berlusconismo e rifargli la verginità in funzione anti-“populista”, descrivendo l’attuale governo – il primo deberlusconizzato della storia repubblicana – come il peggiore mai visto. Eugenio Scalfari, in campagna elettorale, disse che fra B. e Di Maio preferiva B. E Carlo De Benedetti giunse alla stessa conclusione. Lo scrittore Sandro Veronesi non vede l’ora di “firmare col sangue per il ritorno di Berlusconi”. Renzi dice che “dovremmo chiedergli scusa”. E ancora l’altro giorno, su Repubblica, Corrado Augias definiva il governo Conte “il peggiore della storia repubblicana”, perché, sì, B. è “amorale” (sic), ma “non ha scardinato le strutture dello Stato”, cosa che invece stanno facendo “questi homines novi”: ergo, “se la sola scelta possibile fosse tra un bandito consapevole e un fanatico ignaro di tutto sceglierei, tremando, il bandito”. (…).

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