"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 4 gennaio 2019

Sullaprimaoggi. 48 « Lo Sciur Felpa e le balle a presa rapida».


Tratto da “Felpa Nord” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” dell’11 di novembre dell’anno 2015:  Matteo Salvini è il capo partito più vecchio della Seconda Repubblica, anche se riesce inspiegabilmente a spacciarsi per il più nuovo: dei suoi 43 anni di vita, gli ultimi 23 li ha trascorsi a carico di noi contribuenti. Entrò in politica nel 1990, quattro anni prima del giurassico Berlusconi, senz’aver mai lavorato in vita sua (a parte qualche mese in un fast food Burghy, mentre frequentava svogliatamente il primo anno di università, corso di Storia alla Statale,dove in 4 anni regolari e in 16 fuoricorso non arrivò mai alla laurea).
Da allora non ha mai mancato una poltrona, passando dall’una all’altra con grande agilità senza mai restare col culetto scoperto: segretario giovanile, cittadino, provinciale e nazionale della Lega, direttore di Radio Padania, consigliere comunale a Milano, deputato ed eurodeputato. La specialità della casa sono le balle a presa rapida:ne racconta a vagonate, selezionando quelle che funzionano meglio. Cioè quelle che suonano bene agli orecchi degli ignoranti che lo idolatrano e, per essere smentite, richiedono qualche minuto di attenzione e di concentrazione,cosa impossibile da chiedere ai suoi fan.Quando, per esempio, il Sciur Felpa dice che, se governasse lui, chiuderebbe i campi rom e rispedirebbe gli zingari “a casa loro”, tutti se la bevono anche perché sul posto non è mai presente qualcuno dotato di un minimo di competenza a ricordare che i rom e i sinti sono cittadini comunitari e non si possono espellere. O a domandare perché mai, se la soluzione è così semplice, la Lega ha governato l’Italia per 10 anni (con Bobo Maroni due volte ministro dell’Interno e Roberto Castelli alla Giustizia), la Lombardia per 11 anni, il Veneto per 16 anni e Milano per 20, e non s’è mai notato un esodo biblico di “zingari”. Anzi molti campi rom portano la firma di amministratori leghisti o di centrodestra appoggiati dalla Lega, così come i centri di accoglienza per immigrati tipo il Cara di Mineo, lascito indimenticabile del ministro Maroni. Idem per gli immigrati, che continuarono a immigrare indisturbati indipendentemente dal colore del governo. Idem per l’euro: la moneta unica – è il ritornello salviniano – “ci ha rovinati”; peccato che nel 2002, quando l’euro rimpiazzò la lira, al governo ci fossero FI, An e Lega che non fecero nulla contro il vero disastro: e cioè la truffa tutta italiana che dimezzò il potere d’acquisto con il raddoppio dei prezzi, ma non degli stipendi e delle pensioni. Ultimamente, quando la foto del piccolo profugo siriano Aylan morto sulla costa turca, gli ha sconsigliato di insistere sull’equazione profughi=clandestini=delinquenti, il Matteo padano s’è scatenato contro i magistrati cattivi che vogliono punire gli onesti cittadini solo perché sparano ai ladri: poi persino i suoi hanno capito che non siamo nel Far West e che c’è una bella differenza fra la legittima difesa di chi è minacciato di morte armi in pugno e chi prende la mira su un ladruncolo disarmato in fuga. Allora Salvini ha annunciato che avrebbe “bloccato l’Italia per tre giorni”. Sappiamo com’è andata: hanno abboccato una dozzina di migliaia di persone (di più in piazza Maggiore a Bologna, domenica, non ce n’erano), che lui ha miracolosamente trasformato in 100 mila. E, nel lungo comizio scamiciato, non è riuscito a tirar fuori un’idea nemmeno a pagarla, a parte la constatazione sullo scarso quoziente intellettivo di Alfano: sai che rivelazione, se fosse uno sveglio non sarebbe stato alleato della Lega fino al 2011. Intanto a Genova, al processo contro Bossi, Belsito & C. per la truffa allo Stato da 59 milioni sui rimborsi elettorali, detto anche “Lega Ladrona”, il Senatur ha chiamato in causa i suoi successori Maroni e Salvini, chiedendo a quest’ultimo di restituire 40 milioni di “corpo del reato” ancora nelle casse del Carroccio:13,8 milioni di rimborsi non dovuti furono infatti incassati e spesi dalla Lega anche dopo le dimissioni di Bossi, in base a rendiconti falsi. Una furbata che puzza di ricettazione,e getta una luce sinistra sulla rinuncia proprio di Salvini a costituirsi parte civile. Ora, per parlar d’altro, lo Sciur Felpa dice che “la giustizia fa schifo” perché i giudici hanno scarcerato i giovani appena arrestati per i disordini di Bologna. E Alfano, confermando il giudizio di Salvini, gli va dietro con una frase copiata da Franco Bracardi (“In galeraaaa!”) e dai poliziotteschi anni 60 con Maurizio Merli: “La polizia li arresta, i giudici li scarcerano”. La balla in stereo suona bene, non c’è che dire. (…).

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