"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 15 gennaio 2019

Lalinguabatte. 70 Zhao Lianhai ed il cammino della Cina.


“Un giorno il mio paese sarà libero” è il titolo col quale il quotidiano “la Repubblica” riportava, il giorno dopo la cerimonia della consegna del premio Nobel per la pace avvenuta il 10 di dicembre dell’anno 2010 al dissidente cinese Liu Xiaobo (1955-2017) – assente alla cerimonia per una condanna inflittagli dal tribunale di Pechino ad undici anni di reclusione -, uno stralcio del discorso scritto dallo stesso Liu Xiaobo  nel dicembre dell’anno 2009 dopo la sentenza di condanna. Quel discorso è stato  letto, nel corso di quella solenne cerimonia a Stoccolma, dall´attrice Liv Ullmann. Una semplicissima considerazione. Dalla lettura del testo traspare evidente la serenità di spirito del condannato, la Sua incrollabile fede nei destini di progresso, pace e giustizia del Suo paese e soprattutto la Sua grande impronta umana per la quale, anche nel momento innegabilmente difficile della condanna, riservava il Suo pensiero umanamente più dolce alla Sua consorte Liu Xia, appartenente, al tempo del “grande timoniere”, all’altra “metà del cielo”: Nel corso dei miei oltre cinquant´anni di vita, il giugno del 1989 ha rappresentato uno spartiacque. Fino a quel momento ero un esponente della prima generazione di studenti entrati all´università dopo la reintroduzione degli esami d´ingresso che la Rivoluzione Culturale aveva abolito. Dopo aver completato gli studi rimasi all´Università Normale di Pechino per insegnare. Gli studenti mi accolsero bene. E nel frattempo facevo l´intellettuale pubblico, scrivevo articoli e libri che suscitarono un certo clamore negli anni 80. Dopo il 4 giugno del 1989 fui gettato in prigione con l´accusa di «propaganda controrivoluzionaria e istigazione» perché ero tornato dagli Stati Uniti per prendere parte al movimento di protesta. Sono passati vent´anni, ma i fantasmi del 4 giugno non sono ancora svaniti. E ancora adesso mi ritrovo sul banco degli imputati a causa della mentalità del nemico che ha il regime. Ma voglio ribadire a questo regime che mi sta privando della libertà che io rimango fedele ai principi espressi nella «Dichiarazione per lo sciopero della fame del 2 giugno», vent´anni fa: io non ho alcun nemico e non provo nessun odio. L´odio può corrompere l´intelligenza e la coscienza di un individuo. La mentalità del nemico può avvelenare lo spirito di una nazione, istigare contese feroci e mortali, distruggere la tolleranza e l´umanità di una società e ostacolare il progresso di una nazione verso la libertà e la democrazia.
Per questo spero di riuscire a guardare allo sviluppo della nostra nazione e al cambiamento sociale trascendendo le mie esperienze personali, per contrapporre all´ostilità del regime la massima benevolenza, e per dissolvere l´odio con l´amore. Proprio per queste mie convinzioni e per la mia esperienza personale sono fermamente convinto che il progresso politico della Cina non si arresterà, e guardo pieno di ottimismo all´avvento di una futura Cina libera. Perché nessuna forza può sconfiggere la ricerca di libertà dell´uomo, e la Cina alla fine diventerà una nazione governata dal diritto, dove i diritti umani sono messi al primo posto. Se mi è consentito, vorrei dire che l´esperienza più fortunata di questi ultimi vent´anni è stato l ´amore disinteressato che ho ricevuto da mia moglie, Liu Xia. Lei non ha potuto essere presente qui in aula oggi, ma voglio comunque dirti, mia cara, che sono fermamente convinto che continuerai ad amarmi come sempre. In tutti questi anni in cui sono stato privato della libertà, il nostro amore è stato pieno di amarezze imposte dalle circostanze esterne, ma quando ne assaporo il retrogusto rimane un amore sconfinato. Sto scontando la mia condanna in una prigione tangibile, mentre tu mi aspetti nella prigione intangibile del cuore. Il tuo amore è la luce del sole che scavalca le mura del carcere e penetra fra le sbarre della finestra della mia cella, carezzando ogni centimetro della mia pelle, scaldando ogni cellula del mio corpo, permettendo al mio cuore di rimanere sempre in pace, aperto e radioso, e riempiendo di senso ogni minuto che trascorro in carcere. Il mio amore per te, per altro verso, è talmente pieno di rimorsi e rimpianti che a volte vacillo sotto il suo peso. Sono una pietra inanimata in mezzo alla natura, sferzata da venti violenti e piogge torrenziali, tanto fredda che nessuno osa toccarmi. Ma il mio amore è solido e acuminato, capace di perforare ogni barriera. Anche se fossi ridotto in polvere, userei le mie ceneri per abbracciarti. Mia cara, con il tuo amore posso affrontare con calma il mio imminente processo, senza avere rimpianti per le scelte che ho fatto e aspettare con ottimismo il domani. Attendo con ansia il giorno in cui il mio Paese sarà una terra con libertà di espressione, dove le opinioni di tutti i cittadini saranno trattate allo stesso modo; dove valori, idee, credenze e opinioni politiche diverse potranno confrontarsi fra di loro e coesistere pacificamente; dove saranno garantite allo stesso modo le opinioni della maggioranza e quelle della minoranza, e dove in particolare saranno pienamente rispettate e protette le opinioni politiche che differiscono da quelle temporaneamente al potere; dove tutte le opinioni politiche potranno essere espresse alla luce del sole perché i cittadini possano scegliere quale li convince di più, dove ogni cittadino potrà affermare le sue opinioni politiche senza timore, e dove nessuno, in nessuna circostanza, potrà essere perseguitato per aver espresso  opinioni politiche divergenti. Spero di essere l´ultima vittima delle interminabili inquisizioni letterarie cinesi, e che da questo momento in poi nessuno venga più incriminato per le sue opinioni. La libertà di espressione è il fondamento dei diritti umani, la fonte dell´umanità e la madre della verità. Strangolare la libertà di espressione significa calpestare i diritti umani, soffocare l´umanità e sopprimere la verità. Per poter esercitare il diritto alla libertà di parola accordato dalla Costituzione bisogna adempiere al proprio dovere sociale di cittadino cinese. Non c´è nulla di criminale in tutto quello che ho fatto. Ma se mi si accusa per questo, non ho rimostranze da fare. Quel mistero che è la Cina! La Cina d’oggi, ovvero del turbocapitalismo. Del capitalismo rampante, sordo nel riconoscere e nel rispettare i più elementari diritti degli esseri umani. Ha scritto l’antropologo americano Jeff Halper che, per "gran parte del mondo, dai paesi in via di sviluppo a tante potenze emergenti, il modello cinese appare più attraente della nostra democrazia di mercato. Da una parte c'è la democrazia di mercato con le sue libertà. Dall'altra c'è un'economia di mercato autoritaria che garantisce un forte sviluppo, la stabilità politica, il miglioramento del tenore di vita della popolazione, e impone dei limiti alla libertà di espressione. Dovendo scegliere, una gran parte delle nazioni non occidentali oggi preferiscono il modello cinese. La sfida di Pechino, se rimane senza risposta modificherà sostanzialmente la fisionomia del mondo”. Che non sia proprio il “modello cinese” dell’illustre antropologo il modello vincente ed esportabile in ogni angolo del pianeta chiamato Terra? Trascrivo di seguito, in parte, una corrispondenza dalla Cina di Giampaolo Visetti, corrispondenza pubblicata il 10 di dicembre dell’anno 2010 su di un supplemento del quotidiano “la Repubblica” col titolo “Disordine sociale”. Schermaglie daziarie e sintomi del nuovo corso dell’economia globale c’erano tutti, nessuno immaginando allora l’ascesa dell’uragano Trump: Zhao Lianhai è un uomo minuto e si considera uno tra i due migliori cuochi della Cina. Indossa i maglioni rossi che gli fa sua moglie e fino a due anni fa la sera riuniva gli amici per ridere almeno un'ora delle assurdità della vita. Nel novembre 2009 la polizia lo ha portato via da casa e tre settimane fa è stato condannato a due anni e mezzo di carcere. I giudici lo hanno riconosciuto colpevole di incitamento al disordine sociale. Zhao Lianhai è il padre di uno dei 300mila bambini cinesi intossicati dal latte alla melamina. Nel 2008 sei degli avvelenati sono morti per insufficenza renale. Le industrie usavano fertilizzanti e derivati della plastica per arricchire di proteine il latte annacquato. Il cuoco con il maglione rosso che amava prendersi gioco della vita aveva aperto un sito web per raccogliere informazioni, raccontare storie e chiedere giustizia. Le autorità lo hanno accusato di aver cenato in un ristorante con i genitori di dodici bambini malati, di aver protestato davanti al tribunale e di aver risposto alle domande di un giornalista. Prima che scoppiasse lo scandalo e il latte alla melamina fosse ritirato, il governo cinese aveva coperto l'intossicazione di massa. I risarcimenti promessi non sono mai arrivati e ancora oggi partite di latte contaminato vengono rimesse in commercio. (…).

2 commenti:

  1. Per il primo personaggio ammiro la fede nei suoi principi che sono sorretti da un profondo sentire poetico quasi religioso.
    Del secondo il coraggio di un uomo che opera nella fredda praticità di un regime che per raggiungere le ma@ sse sacrifica altre persone ed egli nella sua posizione opera per informare subbendone le conseguenze:un eroe per me.

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  2. Grazie Saverio. Il "pezzo" che ho riportato è ben datato (2010). Il mondo è andato avanti. Verso quale approdo? A chi interessa l'approdo ultimo? Quelle due figure così umane mi affascinarono come oggi hanno affascinato te, Saverio. Forse permane una speranza di "salvezza" (laicamente intesa). Saluti fraterni.

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