"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 3 dicembre 2018

Riletture. 47 Milano: «massacrate decine e decine di inchieste fiscali».


Tratto da “La beffa della prescrizione” di Liana Milella, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 3 di dicembre dell’anno 2014: C’è un processo, guarda caso di Berlusconi, che mette nel nulla le promesse di Renzi e Orlando sulla riforma della prescrizione. I familiari di chi è morto per l’amianto della Eternit ed è rimasto senza giustizia possono aspettare. L’emergenza è un’altra. A Napoli c’è il caso De Gregorio, l’inchiesta sulla compravendita dei voti, dibattimento di primo grado in corso, l’ex premier alla sbarra, ma una prescrizione in agguato, autunno del 2015. Non avremo mai la certezza che non si cambiano le regole della prescrizione col rischio di coinvolgere anche il suo processo. Ma è un fatto, questo sì storicamente compiuto. Lì, squadernato davanti a tutti: da 90 giorni la riforma della prescrizione è bloccata per via di tre righe, sperdute in fondo a una ventina di pagine. Tre righe pesantissime, con un nome che ha dominato il ventennio berlusconiano e che eravamo convinti di aver ormai consegnato alla cronaca del passato. Parliamo della “norma transitoria”. Sì, proprio lei, il fantasma del passato che torna. Potente al punto da impedire che un disegno di legge del governo, approvato il 29 agosto — quello che contiene all’articolo 3 la nuova prescrizione, o prescrizione bloccata come la si voglia battezzare — possa approdare alle Camere e correre al voto. Niente da fare. Azzoppato prima di spiccare il volo. Zavorrato dalla “norma transitoria”, tre righe che regolano l’applicazione effettiva della futura prescrizione. Righe su cui Renzi e Orlando si giocano la faccia non solo con i familiari delle vittime Eternit, ma con i magistrati che vedono morire i processi giorno per giorno. Come raccontano a Milano, «massacrate decine e decine di inchieste fiscali». Come documentano a Palermo, il caso dell’amianto nei cantieri navali con l’accusa di omicidio colposo passato da 60 a una ventina di omicidi colposi, gli altri prescritti. Come ricordano a Firenze, messo nel nulla l’odioso processo per gli abusi sessuali e i maltrattamenti subiti per 30 anni dai bambini affidati alla comunità del Forteto. O ancora, sempre a Firenze, nessun colpevole per i danni prodotti dai lavori dell’alta velocità nel Mugello, quelli dell’autosole e della variante di valico. A Torino, dopo Eternit, rischia ThyssenKrupp. A Bari non arriverà nemmeno al processo lo scandalo della concorsopoli universitaria. Però poi ci sono i processi della politica. La compravendita di Berlusconi. Ma non solo. A Napoli molte delle corruzioni contestate all’ex deputato del Pdl Alfonso Papa. Ancora a Bari il processo per corruzione di Raffaele Fitto, condanna in primo grado che potrebbe scomparire proprio grazie alla prescrizione. Inutile chiedersi allora perché servono 90 giorni — tre, lunghi, mesi — per far sì che la riforma della prescrizione compia poche decine di metri, da palazzo Chigi alla Camera. In questi 90 giorni lo scontro sulla “norma transitoria” è stato intestino. Dice il testo che il nuovo sistema — prescrizione bloccata in primo grado, ma poi via al “processo breve”, due anni per l’appello e uno per la Cassazione — «si applica ai procedimenti in cui la sentenza di condanna in primo grado è pronunciata successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge». Se il dibattimento di Berlusconi a Napoli finisce prima che la legge sia approvata, allora Silvio può stare tranquillo perché il suo processo sta per “morire” per prescrizione. Se invece la legge fosse stata approvata prima, allora l’ex Cavaliere avrebbe dovuto preoccuparsi. Adesso può dormire sonni di piombo perché i 90 giorni persi, che diventano 150 se si parte dal consiglio dei ministri del 30 giugno con il primo annuncio della riforma della prescrizione, lo mettono in sicurezza perché il processo di primo grado finirà prima che la legge sia approvata. Tuttavia la destra della politica, Ncd dentro al governo e Forza Italia fuori, non dà tregua, non farà passare la legge se quelle tre righe, cui il Guardasigilli Orlando sarebbe disposto a rinunciare, non garantiranno il salvacondotto ai processi in corso. Quante colpe ha il Pd? A volerle misurare in anni, sul Pd gravano 8 anni di colpe. La legge ex Cirielli, approvata da Berlusconi per se stesso nel dicembre 2005, avrebbe potuto essere buttata nel cestino da Prodi l’anno dopo. Ma non se ne fece niente. Promesse da marinaio anche allora. Il Pd ne dette garanzia nelle piazze, ma se ne scordò in Parlamento. E la ex Cirielli è ancora lì a mietere vittime, 1.552.435 milioni di processi in 10 anni. Processi di tanti, immolati sull’altare dei processi di pochi, la casta, Berlusconi in testa. Grande delusione. Non c’è altro da dire.

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