"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 28 novembre 2018

Terzapagina. 54 «Scopo della politica è vincere, non di stare ferma».


Tratto da “A questa sinistra serve una mossa” di Donald Sassoon, pubblicato sull’inserto “Robinson” del quotidiano la Repubblica del 25 di novembre dell’anno 2018: (…). L’Unione europea è rimasta sostanzialmente una confederazione disunita di stati con capitalismi divergenti, dove tutto è soggetto all’obiettivo della competizione libera, pur mascherata da armonizzazione; da qui deriva la crisi contemporanea, resa ancor più grave dalla decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione. Il problema sorge dalla difficoltà di difendere i diritti sociali ed economici sulla base della singola nazione, essendo altrettanto difficile raggiungere un accordo a livello europeo per applicarli. La recessione globale iniziata nel 2007 contribuì ai sentimenti antieuropei. Un sondaggio condotto nel settembre 2012 dimostrò che l’Unione europea stava registrando valutazioni in calo (pur restando ancora favorevoli) da una maggioranza della popolazione in paesi ove il concetto di Ue era molto radicato, come Germania, Francia e Italia, per non parlare dell’Inghilterra. Tutto ciò dimostra che le opinioni pro-Europa riflettono il comportamento dell’economia: quando essa è positiva, l’Europa è popolare. Quando erano in carica, i partiti socialisti hanno finito per fare quello che ci si è sempre aspettati dai governi europei: assicurarsi che il loro capitalismo “nazionale” rimanesse forte e competitivo. Si impose così una “grandiosa narrativa” della proporzione globale, mai vista prima. Raccontava una storia di progresso che era acutamente diversa da quella raccontata dalla sinistra. La narrativa della sinistra vedeva il socialismo come il successore naturale dell’Illuminismo: un sistema razionale che sanciva i diritti economici e sociali avrebbe completato il lavoro della democrazia politica. La narrativa dei neoliberali era diversa: il mercato globale stava per ottenere un’era senza precedenti di libertà individuale. Questo sviluppo era impedito da regole e regolamentazioni imposte dallo stato. Tassando le persone si tassava anche l’imprenditorialità, l’innovazione e lo sforzo individuale. Secondo questa visione, il socialismo in tutte le sue forme era stato meritatamente sconfitto dato che era, ed è, illiberale, dogmatico e inefficiente. Mentre scrivo, i partiti socialdemocratici tradizionali sono stati ampiamente sconfitti in Europa, e dove non lo sono stati è per via di nuove formazioni (Syriza in Grecia e Podemos in Spagna) o per la scelta di spostarsi verso la sinistra (in Portogallo dove i socialisti hanno stretto un patto con la sinistra radicale, oppure in Gran Bretagna, dove il Partito Laburista ha eletto Jeremy Corbyn come proprio leader). I cosiddetti partiti “populisti” che sono emersi nell’Europa dell’Est, in Italia e Francia (dove Marine Le Pen ha ottenuto più del 30 percento nelle elezioni del 2017), e che sono potenti anche in certi paesi scandinavi, sono contro gli immigrati, anche se un’implementazione rigida dei principi neoliberali sosterrebbe il libero movimento della manodopera. Lo scarso rendimento della sinistra e la modestia dei suoi obiettivi sono ancor più sorprendenti se si considera che gran parte dei sondaggi dimostra che la maggioranza (più del 70 per cento) degli europei è consapevole che il divario tra ricchi e poveri è aumentato, che il sistema economico contemporaneo favorisce i benestanti e che le diseguaglianze rappresentano un grave problema. Le prospettive per la sinistra, che non vuole o non è in grado di capitalizzare tali opinioni e difendere i diritti economici e sociali del passato, sono cupe. I suoi partiti sono stati obbligati a mettersi sulla difensiva e hanno poco di nuovo da proporre, ma una strategia difensiva può reggere solo se è temporanea. Lo scopo della politica tuttavia è quello di vincere, non di stare ferma.

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