"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 12 novembre 2018

Sullaprimaoggi. 34 Quelli che «la prescrizione ha un’etica» frusciante.


Da “Disperatamente Giulia” (pag. 351) di Sveva Casati Modignani (2011): “La sua voce grassa e frusciante, come quella delle banconote contate velocemente da un cassiere, ristrutturava antiche barzellette stantie rendendole gradevoli e divertenti”. Tratto da “Berluspubblica” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 4 di novembre 2018: (…). …Giulia Bongiorno dice che lo stop alla prescrizione sarebbe “una bomba atomica sul processo” perché – tenetevi forte – “la prescrizione ha un’etica e non si può tenere in ostaggio un imputato tutta la vita”. L’etica della prescrizione funziona così: uno stupra una bambina, o incassa una mazzetta, o truffa un cliente, o rapina una gioielleria, o ammazza decine di persone con l’amianto o altre sostanze inquinanti, o tresca con la mafia. Poi approfitta della lunghezza dei processi (nell’unico Paese al mondo dove per chiuderli ci vogliono almeno tre sentenze, tutte “in nome del popolo italiano”, dal che si deduce che l’Italia ha tre diversi popoli), a cui spesso contribuiscono i suoi onorevoli avvocati con ricusazioni, istanze di astensione e rimessione, legittimi impedimenti e altri cavilli da azzeccagarbugli e, quando scatta la prescrizione, comincia a strillare che è stato assolto, dunque era innocente, dunque l’hanno perseguitato, dunque chiede i danni. O manda in giro il suo onorevole avvocato: tipo la Bongiorno, che strillò “assolto! assolto!” quando Andreotti fu prescritto per il “reato commesso” di mafia fino al 1980. Ora, per carità, che a difendere l’“etica della prescrizione” sia la lobby degli avvocati, nulla di strano: siccome sono 180 mila, sei volte quelli di tutta la Francia, la prescrizione è un ottimo rimedio alla disoccupazione. Idem per i padroni dei giornaloni: molti di loro, senza Santa Prescrizione, non farebbero gli editori, ma i galeotti. Ma c’è un limite persino alle frottole: tipo che la prescrizione è una “garanzia” processuale e che bloccarla allunga vieppiù i processi di cui la Costituzione garantisce la “ragionevole durata”. In realtà la prescrizione non è la conseguenza, ma una delle prime cause della lunghezza dei processi.
Il processo accusatorio, importato nel 1990 in Italia dai Paesi anglosassoni, è tutto orale e dunque lunghissimo (specie se non si mettono filtri e freni alle impugnazioni, come in Usa e Gran Bretagna, dove i ricorsi accolti sono rarissimi). Il sistema può reggere solo se l’80-90% degli imputati – quelli colpevoli – patteggiano o rinunciano al dibattimento per essere giudicati in abbreviato, in cambio di sconti di pena. In Italia lo fanno solo i fessi: chi sceglie il dibattimento e i tre gradi di giudizio non rischia nulla (nemmeno un aumento della pena) e quasi sempre incassa la prescrizione. Cancellandola almeno dopo il primo grado (ma sarebbe molto meglio dopo il rinvio a giudizio), nessun colpevole avrà più interesse a tirarla in lungo, salvo che sia un masochista e voglia pagarsi altri 4 o 5 anni di parcelle per essere condannato comunque. Così i dibattimenti diventerebbero un’eccezione e i riti alternativi la regola. E i processi durerebbero tutti molto meno. Per la gioia degli innocenti e delle vittime, che avrebbero giustizia in tempi ragionevoli. Quello che lorsignori fingono di non sapere è che la prescrizione riguarda i colpevoli. Gli innocenti non hanno nulla da prescrivere: infatti vengono assolti. Abbiamo passato 25 anni a spiegarlo (invano) ai berlusconiani. Mai avremmo immaginato di doverlo spiegare un giorno ai repubblichini.

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