"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 12 dicembre 2017

Quodlibet. 42 “Senza la lettura si fossilizzano le nostre idee”.



Da “Soltanto i libri insegnano a leggere il mondo” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del 12 di dicembre dell’anno 2015:  Frequentare la pagina scritta è necessario per non fossilizzare le nostre idee, costruire i sentimenti e diventare capaci di decidere quando la vita ce lo chiede. (…). …, una strategia per indurre alla lettura non l'ho. Posso solo illustrare le ragioni per cui oggi si legge pochissimo, e d'altro canto che cosa si perde a non leggere. Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, dalla radio alla televisione, al cinema, allo schermo di un computer, ha fatto sì che le cose che sappiamo, dalle più elementari alle più complesse, le conosciamo non per averle lette, ma per averle sentite o viste. Ciò ha comportato, come scrive Raffele Simone in “La terza fase. Forme di sapere che stiamo perdendo” (Laterza), un passaggio da un'intelligenza "sequenziale" a una "simultanea". (…). …queste parole (…) possono sembrare difficili. Simultanea è l'intelligenza che usiamo quando guardiamo un quadro, dove è impossibile dire cosa guardiamo prima e cosa dopo. Sequenziale è l'intelligenza che usiamo per leggere, dovendo seguire una successione rigorosa per analizzare i codici grafici disposti in linea. Se non so analizzare i segni grafici che compongono la parola "tavolo" non riesco a farmi un idea di che cos'è un tavolo. Se perdiamo questo esercizio della mente, che non è richiesto dalla visione simultanea che si affida alle immagini, non sappiamo più tradurre i segni grafici in significati, a stabilire la loro successione, la loro gerarchia, la loro connessione, e soprattutto non siamo più in grado di pervenire ai concetti astratti. La nostra intelligenza regredisce da una forma evoluta a una più elementare, come quella dei bambini che, all'asilo e alle scuole elementari, per capire le cose hanno bisogno di libri pieni di immagini. Senza lettura non solo si fossilizzano le nostre idee, ma finiamo per non conoscere neppure i nostri sentimenti, perché ci mancano i nomi per chiamarli e richiamarli, per dialogare con loro, per non esserne fagocitati a nostra insaputa, senza alcuna capacità di governarli. Se non leggiamo, come facciamo a conoscere il dolore in tutte le forme che assume, l'amore in tutte le sue sfumature, la disperazione nelle sue espressioni più atroci, la noia nella pesantezza della sua atmosfera, la gioia nei suoi momenti esaltanti ed euforici, l'angoscia che, quando ci assale, ci sembra di aver davanti solo il nulla a cui aggrapparci? La via d'uscita ce la offre la letteratura, perché i sentimenti non ci sono dati per natura, ma si imparano attraverso la cultura, come da sempre gli uomini hanno saputo quando hanno inventato i miti per dare un nome e una traccia al linguaggio del cuore. Accanto alla letteratura c'è poi la saggistica utile per correggere le nostre idee che altrimenti si fossilizzano, impoverendo la nostra capacità di scegliere e decidere quando la vita ci pone davanti a problemi che chiedono una soluzione. Lo scorso anno l'OCSE (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) con sede a Parigi ha stilato una classifica che vede noi italiani all'ultimo posto per la comprensione di un testo scritto. Con questo dato di ignoranza, pensiamo davvero che sia possibile uscire dalla crisi? (…).

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