"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 21 novembre 2017

Quodlibet. 33 “Umanità e crisi dei valori”.



Da “La crisi dei valori? Anche stavolta passerà” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del 21 di novembre dell’anno 2015: Nietzsche, nell'annunciare il nichilismo, «l'ospite inquietante» che già abita la nostra casa, così lo definisce: «Manca lo scopo, manca la risposta al perché, tutti i valori si svalutano». Prima di lui Hölderlin, in riferimento ai valori, scriveva in termini poetici: «Che più non son gli dèi fuggiti, né ancor sono i venienti». Dal canto suo Heidegger, nel suo libro su Nietzsche, risolve in questo modo la questione: «I valori non sono, semplicemente valgono», ossia non discendono dal cielo, ma sono semplici coefficienti sociali che ogni comunità fa valere, se si rivelano idonei a ridurre al massimo la conflittualità tra gli uomini. Prima della Rivoluzione francese, per esempio, la società era organizzata secondo valori gerarchici, dopo la rivoluzione ha adottato valori di uguaglianza (almeno formale), cambiando in tal modo l'ordine dei valori. Se questo non accadesse nel corso della storia, noi saremmo ancora all'età dei Babilonesi. Anche se le cose sono sempre andate così, non lo si diceva, perché per dare ai valori un fondamento stabile e assoluto, quindi per meglio farli valere con una maggior forza vincolante, si preferiva ancorarli al volere di Dio. Ancora oggi, per molti uomini di religione, certi valori non sono negoziabili, perché discenderebbero direttamente da Dio, e come tali sarebbero intoccabili. Sennonché, sempre Nietzsche ci avverte che il collasso dei valori dipende dalla morte di Dio, che nel Medioevo, per esempio, era vivo e "faceva mondo", se è vero che la letteratura parlava di inferno, purgatorio paradiso, l'arte era arte sacra e persino la donna era donna angelo. Così, se dovessimo togliere Dio, non capiremmo nulla di quell'epoca. Ma se togliessimo Dio dal nostro tempo, lo capiremmo ancora? Risposta: sì. Non lo capiremmo più se togliessimo la parola "denaro" o la parola "tecnica". E allora il mondo non accadrebbe più come Dio vuole. Ma siccome Dio è sempre stato pensato come il fondamento dei valori, è chiaro che una società che si struttura a prescindere da Dio, non riconosce più valori assoluti, ma solo valori relativi, convenzioni, per ridurre al minimo, come dicevamo prima, i conflitti al suo interno. Ciò non significa che non ci siano più valori, semplicemente essi hanno perso il loro carattere assoluto che aveva in Dio il suo fondamento, e sono stati affidati a dispositivi legislativi che, progressivamente, le società che li adottano hanno psicologicamente interiorizzati. Grazie a questa interiorizzazione, certi valori "valgono". Tali sono i valori della democrazia, dei diritti umani, dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, del diritto alla salute e all'istruzione e via discorrendo. Anche se talvolta di fronte al mercato o al denaro, che oggi sembra diventato il generatore simbolico di tutti i valori, e che spesso mette a tacere tutti quelli che confliggono con il suo accumulo. Quanto alla tecnica, anch'essa ha i suoi valori che si chiamano "efficienza" e "produttività", ma siccome la tecnica non tende a uno scopo, perché mira solo al suo auto-potenziamento, al suo sviluppo afinalizzato (che, come ricordava Pasolini, è altra cosa dal progresso che subordina lo sviluppo al miglioramento delle condizioni umane), resta da vedere fin quando l'egemonia di questi valori potrà continuare a regolare la storia a prescindere dall'indigenza a cui sottopone gran parte dell'umanità. Di questa crisi dei valori tecnici ed economici già si vedono i segnali. E forse saranno proprio i giovani, (…), a cambiare il corso delle cose, perché il futuro è comunque loro. E non credo che si rassegneranno a un'eterna disoccupazione, così come i migranti non si rassegnano alla miseria, alle malattie, alle guerre e alla morte e perciò s'incamminano verso di noi, finendo, per esempio, per promuovere da noi, sia pur tra mille difficoltà e resistenze, il valore dell'accoglienza.

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