"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 1 novembre 2017

Quodlibet. 27 “Lettera di un fiore di crisantemo”.



Da “Lettera di un fiore di crisantemo” di Guido Ceronetti, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del primo di novembre dell’anno 2014: “(…). Gentile Untore, mi rivolgo a te per un aiuto urgente o almeno una parola di solidarietà affettuosa. Non sono che un povero fiore di Crisantemo che ad ogni avvicinarsi del giorno consacrato ai Morti vibra sul suo bel gambo, agita dal disgusto la sua corolla profumata e si lamenta con voce che nessuno potrebbe percepire di essere stato condannato dagli italiani ad appassire e a marcire in un cimitero. Il fiore che presso i popoli d’Estremo Oriente è il più amato, il più glorioso, il più curato nelle case dei vivi, in Italia è distribuito per convenzione e per obbligo superstizioso - e in modo spregiosissimo per i loro quietati abitatori - nelle necropoli. Si saranno passati la voce, che il mio splendore debba sfiorire in un cimitero murato e cancellato bene? Ma da chi, e da quale mente in discreta decomposizione è stata diffusa l’oscena calunnia che io, fiore da principesse, additò alla Falce che mi riceve in dono? I vostri vecchi ricordano sicuramente che nei tardi autunni i salotti delle case borghesi, (ci fossero nelle loro librerie Platone o romanzi di Pitigrilli) ospitavano nelle nozze e nei compleanni, per le lauree e le promozioni militari, grandi mazzi di crisantemi sui tavoli rotondi e i pianoforti ammutoliti. Fino a quando? Non li si consegnava, con bigliettino augurale, nelle portinerie degli stabili con ascensore? E oggi - per “prevalenza del cretino”, azzeccato titolo di Carlo Fruttero - spazzatura! Cesso! Malocchio! Oltraggio agli avanzi dei pudori! Avvertimento mafioso! Maledizione verdiana! Ma, essendo annunciatissimo un mai visto Cambiamento di questa ineffabile Penisola, sarà eccessivo per me sperare in una Inversione-di-Tendenza? In una riabilitazione d’innocenza del povero crisantemo, che proclami emanare da me un’onda d’intensa vita, e che il reietto delle tombe inconsolabili è fiore dei vivi per i vivi, per case abitate da vivi? Aiutami, prezioso Untore, felicemente curvato sotto un cumulo di cause disperate! Scriverai sul tuo influente giornale che - sui morti la pace - il mio posto è tra i più vivi dei vivi? Che nelle mie frante corolle un Dio si è compiaciuto, che sono fatto per essere dono di amanti, che la Bellezza (detta dal sapiente principe Myskin “salvezza del mondo”) mi ha eletto suo messaggero e santuario, e la Vita suo predestinato segno? Ciao. Ti benedico e ti saluto. Un crisantemo anonimo”.

La causa del crisantemo, dopotutto, è facile. Esistono ancora, sia pure in forte minoranza, italiani intelligenti, che in questi giorni adornano le loro case di incantevoli crisantemi. Ma sradicare la torva superstizione del gufo uccello malaugoroso è ben più amaro e difficile! Abbiamo contrario Virgilio (Eneide IV, 462): ferali carmine bubo (il gufo, col suo funebre canto); abbiamo contrario, gigantesca ombra, Shakespeare (Macbeth, II, sc. 2: the owl... the fatal bellman ): troppo in alto per potergli dire umilmente che sono in errore. Il gufo e gli altri piccoli rapaci notturni sono più melodiosi dell’usignolo. Tutti i rapacetti, conforto delle tristezze della notte, abitatori dei tronchi cavi, piccole divinità venerate delle foreste celtiche, hanno un suono stregato che accarezza e incanta. Il gufo contempla dall’alto, coi suoi occhi che penetrano la tenebra, la pena della vita, perciò il loro suono è una carezza triste; ma abbelliamoci con una sentenza di Lorca: “Tutto quel che manda suoni tristi contiene duende ” (lo spirito ravvivatore della musica). È così: il canto dei gufi è pieno di duende, è impregnato di Duende ( enduendado). Nel mortifero, avvelenato, gergo della politica, gufi per degenerazione semantica si è imbrattato il piumaggio nei seggi delle Aule, e purtroppo questa insipienza ha contagiato le fonti dell’informazione pubblica col bieco significato, generico e mirato, di “profeti di sciagura” (oppositori che non condividono opinioni politiche giudicate imbattibili). E questo vale la pena di indignarsi: è degrado linguistico, come l’uso ossessivo sempre più esteso di parole e locuzioni anglofone da raccapriccio. Giovani, stampatevi sulla camicia l’immagine di un gufo! Vi porterà fortuna.

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