"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 5 ottobre 2017

Quodlibet. 22 “Il Renzi, l’Alfano e quel ponte sul Rio Siligheddu”.



Da “Renzi e quel ponte che collega soltanto Alfano al governo” di Alberto Statera, pubblicato sul settimanale “A&F” del 5 di ottobre dell’anno 2015: Il Ponte e il ponticello è la tragicommedia che è andata in scena negli ultimi giorni. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha resuscitato la rappresentazione iconografica del Ponte sullo Stretto di Messina dicendo, come se parlasse di una costruzione in mattoncini di Lego, “Voglio provare davvero a vedere se si può fare”. Quasi nelle stesse ore, Olbia finiva sotto l’acqua a causa un ponticello sul Rio Siligheddu appena ricostruito tale e quale a quello che nel 2013 fu spazzato via dall’alluvione che fece tredici morti. Questa volta il nuovo ponticello, che frenava il deflusso delle acque, è stato abbattuto per evitare danni maggiori. L’episodio illustra bene lo stile di governo che è andato consolidandosi negli ultimi mesi, che vede il presidente del Consiglio sordo ad ogni opinione dei suoi ministri e dei suoi grand commis, blindato tra gli unici tre collaboratori che hanno qualche voce in capitolo: Luca Lotti, Marco Carrai e Maria Elena Boschi. Il ministro dei Trasporti e dei Lavori pubblici Graziano Delrio, che ormai non riesce più a nascondere la sua irritazione verso il capo, aveva appena detto che il Ponte non è prioritario e il nuovo presidente dell’Anas Gianni Armani che ben altre sono le priorità, a cominciare dalla conclusione dei lavori per la Salerno-Reggio Calabria e dal collegamento con Palermo. La sortita di Renzi si deve quindi esclusivamente a uno dei soliti giochetti politici. Nello specifico, un favore a quel grande statista che si è rivelato il ministro dell’Interno e capo dell’Ncd, che nel 2016 deve affrontare le elezioni in Sicilia. L’incubo del Ponte aleggia da secoli fin dai tempi delle guerre puniche, ne parla già Plinio il vecchio verso il 50 dopo Cristo, e su nei secoli fino a Mussolini, che non amava i siciliani e al capo della polizia Carmine Senise ripeteva: “E’ tempo che finisca questa storia dell’isola, dopo la guerra farò costruire un ponte tra il continente e la Sicilia”. L’icona alla grandeur di un paese sfibrato dalla politica e dal malaffare tornò alla grande con Berlusconi e ora, dopo il decreto del governo Monti che lo bloccò, con Renzi. Il quale sfiora la pochade quando dice che vuole davvero vedere se si può fare. Ma come? Gli studi e i progetti durano da decenni, con un costo di almeno mezzo miliardo, gran parte degli esperti di economia dei trasporti dicono che l’opera non è prioritaria e lui, con Alfano, vuole davvero vedere? Come se non bastasse il guaio delle follie contrattuali che costeranno qualcosa come 700 milioni per rifondere la Salini-Impregilo, vincitrice dell’appalto nel 2005. Poi ci sono i ponticelli, migliaia di ponticelli sparsi in tutta Italia che provocano tragedie come quelle di Olbia e della Liguria. Sul dissesto idrogeologico si sprecano lacrime di coccodrillo ogni volta che, sempre più spesso, c’è un disastro dovuto al dissesto idrogeologico, ma langue la pulizia degli argini dei fiumi, mancano gli interventi nelle zone franose, la manutenzione minima che un territorio come l’Italia richiede. “Ci rimbocchiamo le maniche e sistemiamo tutto”, aveva detto col tono velleitario che gli è proprio il presidente del Consiglio poche settimane fa, quando si boccheggiava per il caldo. Una “rivoluzione copernicana”, disse. Promise nove miliardi e 7.000 cantieri in partenza. Cadute le prime foglie e consumate le prime alluvioni pare siano arrivati 50 milioni. Ma non riusciamo a liberarci della metafora di grandeur, che fa dell’Italia l’eterna Italietta.

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