"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 7 settembre 2017

Sfogliature. 83 “Un potere su basi emotive è molto pericoloso”.




Il 30 di marzo dell’anno 2010 postavo la “sfogliatura” di oggi. Sette anni e mezzo per ritrovarsi nell’incombente turno elettorale siciliano – indicato quale fucina delle politiche del prossimo futuro da estendersi al resto del bel paese – con quell’uomo venuto da Arcore a determinare ancor oggi le sorti politiche italiote. Sette anni e mezzo che sembra siano stati spesi giusto per ritrovarsi al cosiddetto punto di partenza. Un bel progresso, non c’è che dire. Scriveva a quel tempo Paolo Villaggio sul quotidiano l’Unitàin “Le foto dei politici” -: “La nostra felicità di cittadini onesti è corrosa da una maledetta malattia che ci sta divorando lentamente: la corruzione della casta politica. Ve l’ho già detto altre volte il politico è un animale mediocre privo di talento. Non sa fare lo scrittore, l’avvocato, il pittore, l’ingegnere, mi verrebbe da dire quasi che sa solo fare il porta borse, il leccaculi, di un ladro e poi si laurea vice ladro e poi diventa ladro patentato. È un uomo con un animo piccolo ingeneroso e quando mette le mani sul potere cerca di non mollarlo più. Allora cerca mezzucci illeciti si allea con la malavita usando il voto di scambio per aumentare i numeri dei consensi che gli daranno la possibilità di arraffare impunemente. Ed eccoli i cartelli con le loro facce sorridenti: sotto c’è scritto «fidati ti puoi fidare io sono onesto» ma con quello che si vede e si legge è roba da brividi”. Quanto è cambiato il clima politico da allora? E perché non si è imposta una maggiore e più sana rettitudine della politica? Al tempo di questa “sfogliatura” si tennero consultazioni regionali. Ne scrivevo così:
Finite le regionali. Male. Anzi malissimo. P.d.l(ove)-P.d. 6 a 7. Ma si partiva da 2 a 11. Com’è il risultato? Deludente? Straordinario? Dipende dai punti di vista. Intanto i “coglionazzi” – detto alla Fantozzi - che hanno votato “rosso” non si illudano: il governo non mollerà un euro per le loro regioni. Peggio per loro. Si arrangino. È stata questa una dichiarazione, o una promessa, del capo del partito dell’amore. Come se lui non fosse stato chiamato a reggere la cosa pubblica anche per quei “coglionazzi”. Ma lui ama solamente gli “scarrafoni” suoi. Non l’altra metà di “merda”, come elegantemente definita dal brunetto di Venezia. È che loro riescono a parlare bene alla pancia della gente. E per ciò c’è da deprimersi. Temo il cosiddetto blocco dello scribacchino. Di chi prova a scribacchiare. Ma anche questa storia della gente che ragiona con la pancia non mi convince proprio. Poiché anche a ragionare in quei termini pedestri, i reggitori della cosa pubblica in carica non stanno producendo nulla di speciale. Anzi. Mugugni e non solo se ne sentono tanti. Ovunque si vada per le ubertose contrade del bel paese, magazzini vuoti per attività che hanno finito di esistere. Ed allora? Quale altra spiegazione? Mi affascina il rag. Fantozzi con il suo franco parlare. Ma che contiene verità inconfutabili. Ed in quelle verità, destra e sinistra sembrano somigliarsi assai. Inutile darsi i pizzicotti prima di parlare. O di contare fino a cento prima di aprire l’orifizio orale. Certe volte solo per sommuovere l’aria circostante. Anche per chi sta a sinistra i magistrati sono dei “bricconcelli” – che non meritano per questo la solidarietà dell’intero arco costituzionale -, soprattutto quando si interessano a qualcuno di quella sponda. Anche a sinistra, in quest’ultima tornata elettorale, si è tentato di imporre i candidati direttamente proposti, anzi imposti, dal “comitato centrale”. Quasi un comitatone d’affari, come nelle migliori tradizioni. E se qualcuno ha puntato i piedi, apriti cielo! Magari alla fine quel qualcuno che ha puntato i piedi ha pure vinto alle elezioni. Così come un altro qualcuno che ha puntato i piedi ha ricevuto una sonora sberla elettorale. E sparisse magari dalla scena politica! Si dispera nel miracolo. Concordo appieno con il rag. Fantozzi. Hai voglia allora a dare di gomito con le argomentazioni sottili e sofisticate dei pensatori d’oggi o di ieri! La gente se ne sbatte proprio. “Che fare?”, ha detto e direbbe ancora il grande rivoluzionario. Intanto è bene non perdere le buone abitudini. L’abitudine di una lettura intelligente. Di quelle che dovrebbero invertire il corso delle cose nel bel paese. Comincio a non crederci più. Di seguito trascrivo, e questa volta integralmente, una dotta riflessione del professor Umberto Galimberti che ha per titolo “Quando vince l’irrazionale”, pubblicata di recente sul quotidiano “la Repubblica”. Diranno quelli che hanno perso ma vinto al contempo; il P.d.l(ove) è passato dal 32,3 per cento delle ultime elezioni europee – 2009 - al 26,7 per cento del 29 di marzo – risultato al netto della mancata presentazione delle lista del partito dell’amore nella provincia di Roma -. E con ciò? “Il consenso dovrebbe fondarsi sull´argomentazione la competenza, il dubbio e il dialogo. Se invece dipende dalla fascinazione della parola e della retorica, allora diventa acritico e incondizionato. Amore e odio sono sentimenti, e come tali appartengono alla dimensione pre-razionale e non di rado irrazionale dell´uomo. Prima di giungere all´età della ragione i bambini amano e odiano e, dopo aver raggiunto l´età della ragione, capita a ciascuno di noi di amare e di odiare senza un valido sostegno della ragione, che a quel punto risulta offuscata e impotente a governare pensieri e condotte. Platone, per inaugurare la democrazia nella sua città ideale, riteneva che dovessero essere allontanati retori e sofisti, perché costoro, per ottenere consenso, ricorrevano non a solidi argomenti, ma alla mozione degli affetti e alla cattura dell´anima attraverso la fascinazione della parola. Lo dice con chiarezza il sofista Gorgia: «I divini incantesimi compiuti con le parole possiedono una potenza che blandisce l´anima, persuadendola e trascinandola con il loro fascino» (Elogio di Elena § 14). E Platone, consapevole di questo rischio, ammonisce il giovane che entra nella vita pubblica con queste parole: «Salirai la torre più elevata per il sentiero della Giustizia (Dike) o della Seduzione ingannevole (Apate) perché lì ti perda e passi la tua vita?» (Repubblica, 365 b). A differenza della ragione, i sentimenti di amore e di odio, suscitati dalla fascinazione della parola e dal suo potere seduttivo, non ospitano l´argomentazione, il dubbio, la critica, il dialogo, la mediazione, che sono figure essenziali della buona politica, ma, in modo acritico, aderiscono incondizionatamente a chi è stato in grado di provocarli e di far leva su di loro per ottenere un consenso che, proprio perché è acritico, è incondizionato. I ragionamenti non servono, come non servono le prove dell´esistenza di Dio a chi non crede, o le prove della sua inesistenza a chi crede. Basta la parola, la parola persuasiva pronunciata da chi ha carisma. In politica le figure carismatiche conoscono il potere della parola e la sua efficacia persuasiva, che è tale perché non ha bisogno di interloquire con le figure della ragione, essendo in presa diretta con lo scatenamento delle passioni, la cui adesione al dettato ipnotico della parola carismatica è incondizionato. Quando si affida a personalità carismatiche, la politica è già scesa di livello, perché produce consenso o dissenso non su base razionale, ma su base emotiva. E quanti non hanno una sufficiente conoscenza dei fatti, o abbastanza dimestichezza con le questioni di cui si discute, diventano sensibili ai fattori emozionali che il potere carismatico sfrutta, quando addirittura non alimenta con l´incuria, ad esempio, per i percorsi formativi, di cui la scuola e non la televisione dovrebbe essere il luogo e l´ambiente. Un potere che si regge su basi emotive è un potere che regredisce alla logica primitiva dell´amico/nemico, da cui la cultura occidentale ha cercato di emanciparsi proprio attraverso la politica, intesa come gestione razionale di interessi contrastanti e non come tifoseria da stadio, dove l´amore per la propria squadra e l´odio per l´avversario sono impermeabili a qualsiasi giudizio critico. Se la democrazia funziona per argomenti, competenze, scelte ponderate, obiezioni critiche, un potere che si regge su basi emotive è molto pericoloso, perché ha già oltrepassato la linea di demarcazione della democrazia. Prima di questa linea, a un livello di primitivismo antropologico, ci sono i carismi, le fascinazioni, le seduzioni, i plagi, ci sono le adorazioni, gli odi e gli amori. Ed è una vera oscenità che anche la parola amore, su cui si regge la vicenda umana, debba essere anch´essa strumentalizzata per fini politici”.

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