"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 20 settembre 2017

Quodlibet. 18 “Il maestro riluttante”.



Da “Il maestro riluttante” di Massimo Recalcati, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 20 di settembre dell’anno2013: (…). Nel nostro tempo la scuola di ogni ordine e grado sembra ridotta ad un “esamificio”. L’impeto della valutazione vorrebbe imporre scansioni dell’apprendimento uguali per tutti. Sempre più si sta imponendo una scuola (…) fondata sul principio di prestazione. Il nostro tempo non coltiva l’ideale di una scuola autoritaria e disciplinare. Non è più il tempo dove – secondo una tristemente nota metafora botanica – l’allievo è assimilato ad una vite storta e l’insegnante ad un paletto diritto e ad un filo di ferro capace di raddrizzarne la stortura. Il conformismo attuale non è più morale ma cognitivo. Il nostro tempo non concepisce più l’allievo come una vite storta, ma come un computer vuoto. L’apprendimento è il riempimento del cervello di file seguendo l’ideale di un travasamento potenzialmente illimitato di informazioni nella sua memoria. All’illusione botanica si è sostituita quella tecnologico- cognitivista: morte dei libri, informatizzazione degli strumenti didattici, esaltazione delle metodologie dell’apprendimento, accanimento valutativo, burocratizzazione fatale della funzione dell’insegnante che deve sempre più rispondere alle esigenze dell’istituzione che non a quella degli allievi. Attualmente un’altra illusione ha fatto capolino. È l’illusione dell’insegnante-psicologo che possiamo sintetizzare con il racconto che ho udito fare da un professore di liceo ad un recente convegno sulla scuola al quale ho partecipato. Questi si vantava nel suo lavoro quotidiano di lasciare da parte i contenuti dei programmi ministeriali per dedicarsi a cogliere i segni di disagio esistenziale dei suoi allievi raccogliendo le loro confidenze più personali. Mettere da parte lo studio di Aristotele, di Spinoza o di Hegel per dare voce alla sofferenza dei ragazzi della quale, com’è noto, i programmi didattici si disinteressano. Quale nuova pericolosa illusione si annida in questo atteggiamento? L’amore per il sapere – che dovrebbe animare ogni insegnante – lascia il posto ad una supplenza diretta del mestiere del genitore. Mentre l’informatizzazione cognitivista della scuola esalta un sapere senza vita, questa nuova ondata psicologista sembra invece esaltare la vita senza sapere. Si tratta di due facce della stessa medaglia accomunate da una stessa fondamentale dimenticanza: l’importanza dell’ora di lezione nel promuovere l’amore verso il sapere come condizione per ogni possibile apprendimento. (…). Il compito di un insegnante è quello di generare amore, transfert erotico, sul sapere più che distribuire sapere (illusione cognitivista) o mettere tra parentesi il sapere occupandosi della vita privata degli allievi (illusione psicologista) perché l’alternativa tra la vita e il sapere è sempre sterile. (…).

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