"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 23 maggio 2017

Primapagina. 40 “Parole&politica a prescindere”.



Da “Saldi di fine stagione” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 23 di maggio 2017: (…). 1. “Sono assolutamente serena”. È una premessa fissa, la clausola di stile di ogni inquisito che si rispetti. Dire “sono assolutamente innocente” non si usa più da un pezzo: troppo compromettente. Meglio “sereno”, più flessibile e aperto a ogni esito processuale. E poi mettiamoci nei suoi panni: una che stava con Schifani e ora sta con Alfano con l’aggettivo “innocente” rischia sempre di offendere qualcuno. E prima o poi potrebbero chiedergliene conto: come sarebbe a dire “innocente”? Vuoi sottintendere che noi non lo siamo? Del resto, se una è innocente, non si vede perché si iscriva a FI, poi a Ncd, poi ad Api: che sia un’infiltrata? Si fa presto ad attirare le peggiori maldicenze, tipo il sospetto di concorso esterno in onestà. Lo dice pure Cetto La Qualunque al figlio: “Non mettere il casco in moto, sennò ti prendono per ricchione”. 2. “Io non ho agito nell’interesse di una persona, ma di un’intera categoria”. Già. Peccato che poi un armatore le abbia fatto il regalino e gli altri no. E le leggi andrebbero approvate gratis: altrimenti è corruzione. Almeno per il Codice penale. Invece il Parlamento suole coprire con l’immunità i politici che si vendono le leggi, in nome dell’insindacabilità per i “voti espressi”. Anche quando sono a pagamento. Quindi ci sono buone speranze che il Senato neghi ai pm l’autorizzazione a usare le intercettazioni della Vicari che ringrazia Morace per il gentile pensiero. Tipico caso di giustizia a orologeria, marca Rolex. 3. “Ho letto che sarei accusata di corruzione. Ma di che parliamo? Quell’orologio riguarda rapporti con le persone che uno ha a prescindere. Dalle intercettazioni si capisce benissimo si tratta di un regalo di Natale”. In effetti chi di noi non ha un armatore che, a ogni Natale, gli regala un Rolex a prescindere? Chi è senza Rolex di Morace scagli la prima pietra. 4. “Poi sì, io l’ho chiamato per ringraziare. Ma se lo avessi fatto per corruzione, secondo lei avrei ringraziato?”. Ecco, noi dobbiamo confessare una certa ignoranza sul galateo della corruzione: pensavamo che, alla consegna della mazzetta o del Rolex, fosse buon uso o buona educazione ringraziare. Invece la Vicari, che deve avere una certa esperienza in materia, ci spiega che in caso di corruzione è severamente sconsigliato ringraziare. A costo di passare per maleducati, si incassa in silenzio. I tangentisti alle prime armi prendano buona nota: mai dire grazie, altrimenti è corruzione. È un modo per sfoltire il sovraccarico di procure e tribunali: se il corrotto non ringrazia il corruttore, è inutile aprire un’inchiesta, perché quella non si chiama corruzione, ma regalo di Natale. Anche fuori stagione. 5. “Morace ha risparmiato 7 milioni di tasse… Ecco, non le pare che rispetto a questo il valore del Rolex fosse un po’ sproporzionato? Un po’ poco, intendo”. In effetti ultimamente i corruttori hanno il braccino un po’ corto (e figurarsi l’umiliazione della Vicari nell’apprendere che, per il suo Rolex, Morace aveva chiesto “un modello economico” e “col massimo sconto”). Anche perché ormai i politici sono in saldo: vengono via per un tozzo di pane.
Di questo passo, si rischia di turbare il mercato e di rovinare migliaia di corrotti. Se uno, in cambio di 7 milioni di sgravi fiscali, si contenta di 5.800 euro (meno dell’1 per mille), è un attimo che la categoria dei tangentari scende sotto la soglia minima di sussistenza. Altro che orologini: un emendamento fiscale vale almeno una barca. Urge riallineare le tariffe dei politici agli standard minimi della libera concorrenza. 6. “Ci sono ministri che hanno preso non uno, ma tre Rolex e sono ancora in carica”. E questo è molto brutto, una vera ingiustizia: loro ministri con tre Rolex, lei non più sottosegretaria con uno solo. Bisogna rimediare subito: o se ne fa mandare altri due e rientra nel governo; o ci dice chi sono gli altri con tre e il partito di Alfano presenta una mozione di sfiducia individuale. 7. “Io che chiedo a Morace di assumere mio fratello? Ma quando mai? Mio fratello si è laureato in Giurisprudenza un anno, un anno e mezzo fa e alla Liberty Lines sta facendo uno stage a tempo determinato. Morace cercava qualcuno…”. In Sicilia, com’è noto, c’è la piena occupazione. E di neolaureati senza lavoro ce n’era uno solo. Appena Morace s’è messo a cercare uno stagista, non poteva che imbattersi nel fratello della sottosegretaria. Ora, sistemato lui, per gli stage vanno a prendersi direttamente i profughi sui barconi. 8. “Il mio rapporto con Morace non nasce da questo episodio, in Sicilia ci conosciamo tutti”. Ma sì, in fondo la Sicilia è un paesone di 5 milioni di abitanti appena, tutti conoscono tutti. Il che spiega, per esempio, come mai è così difficile darsi alla latitanza. A proposito: la Vicari conosce mica un certo Matteo Messina Denaro? Lo cercano, o almeno così dicono, da 24 anni. Visto che lei conosce tutti, gli farebbe un fischio per dirgli di farsi vivo?

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