"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 21 aprile 2017

Scriptamanent. 91 “Un sapere pret-à-porter”.



Da “Un sapere pret-à-porter” di Maurizio Ferraris,  pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 21 di aprile dell’anno 2013: Lo scrittore inglese Sebastian Faulks ha recentemente sostenuto che le nuove generazioni saranno le prime in cui i figli saranno meno colti dei loro genitori: «I ragazzi che oggi hanno vent’anni e più costituiranno la prima generazione in Europa occidentale a soffrire di una perdita di sapere e conoscenza a causa della tecnologia. I nostri figli, difatti, sanno meno cose rispetto ai loro genitori». Uno potrebbe obiettare, come il presidente Clinton a proposito del sesso: «Dipende da cosa si intende con “sapere”». C’è un senso, tutt’altro che trascurabile, in cui l’asserzione di Faulks è letteralmente falsa. (…). Nel mondo di Internet assistiamo a un fenomeno che, nel suo complesso, può essere considerato un frutto dell’illuminismo, della capacità delle persone di pensare con la loro testa: la gente cerca, si documenta, discute. Che poi il frutto di questi pensieri autonomi possa non piacere, magari risultando arrogante come talora sono le idee degli autodidatti, è un fatto. Ma questa è un’altra storia, e comunque non è vero che “Internet rende stupidi”, come ha sostenuto Nicholas Carr con un pessimismo non meno eccessivo dell’ottimismo con cui Pierre Lévy parlò, negli anni Novanta, di “intelligenza collettiva” del web. Presuntuosi magari sì, ma non stupidi. Quello che avverrà, quello che sta avvenendo e viene stigmatizzato da Faulks, riguarda piuttosto una trasformazione della cultura (…). L’idea di fondo è questa: le due pagine, quella di carta e quella su web, non si equivalgono per molti e ovvi motivi, uno dei quali è particolarmente cruciale. La pagina di carta invita al silenzio e alla concentrazione, la pagina web (posto che questa espressione abbia un senso) invita alla connessione e alla deconcentrazione. Se la pagina web dovesse scacciare definitivamente la pagina di carta non sarebbe la fine dell’intelligenza né dell’istruzione, ma di quel campo di concentrazione che è stata l’alta cultura nella tradizione occidentale. È proprio in questa direzione che vanno le considerazioni di Faulks, che sostiene di non essere un bigotto pessimista, e di apprezzare i vantaggi delle nuove tecnologie, ma ritiene che «questi giovani hanno accesso al sapere semplicemente premendo un pulsante, ma, allo stesso tempo, oggi non hanno più bisogno di “catturarlo”». In che cosa consiste la “cattura” tradizionale del sapere? (…). …il web esercita una funzione superficialmente democratizzante, ma nel fondo risulta sottilmente classista, perché di fatto accresce il divario tra chi è cresciuto in una casa con libri e chi è cresciuto in una casa senza libri, visto che la scuola e l’università (le vere responsabili, torno a dirlo) sembrano avere abdicato alla difesa della cultura cartacea. (…).

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