"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 30 marzo 2017

Paginatre. 78 “Alfredo Reichlin e le cose da fare”.



Da “Parliamo delle cose da fare” di Alfredo Reichlin, pubblicato sul quotidiano l’Unità del 19 di gennaio dell’anno 2006: Incendiare i raccolti e avvelenare i pozzi: è una vecchia immagine usata per quegli avventurieri che giocano il tutto per tutto pur di evitare la sconfitta. Ma in questo caso si tratta del capo del governo italiano. C'è in questo scomposto agitarsi del Cavaliere il segno di una disperazione ma c'è soprattutto il colpo che viene dato alla tenuta dello Stato democratico. Dopo cinque anni nei quali abbiamo assistito alla vergogna delle leggi fatte su misura (la misura dei suoi affari e dei suoi processi). Veniamo adesso trascinati in una campagna elettorale nella quale costui usa un altissimo ufficio pubblico come la Presidenza del consiglio - cui fanno capo le polizie, i servizi segreti, poteri grandissimi di influenza sui giornali e sugli uffici dello stato, capacità di pilotare informazioni e di esercitare pressioni, minacce, ecc. ecc.- per spargere calunnie e veleni contro l'opposizione parlamentare. Siamo arrivati, dunque, a questo punto: a una minaccia di sovversivismo. Ed io spero almeno che questo ci aiuti a capire quale partita si gioca in queste elezioni, una partita che va molto al di là di un normale ricambio di governo. Ma ciò che è in gioco è anche altro rispetto anche a quel fenomeno anomalo che va sotto il nome di “berlusconismo”. È l'assetto complessivo dei poteri, di tutti i poteri (dalle banche ai giornali, alla magistratura) e non soltanto dei poteri politici. E questo è anche il tema di fondo dell'economia italiana: il rapporto tra rendita e profitto, tra finanza e produzione. (…). …chi si candida a governare deve proporsi come una guida, la quale per essere credibile deve avere una “visione” ma deve anche essere in grado di porre lo sviluppo non soltanto economico ma civile e politico della nazione italiana su basi in gran parte, se non del tutto, nuove. (…).

Da “Noi e la lezione di Francesco” di Alfredo Reichlin, pubblicato sul quotidiano l’Unità del 19 di marzo dell’anno 2013: (…). …si è aperta a livello mondiale una enorme questione sociale. Ed è questa che sta provocando fenomeni inusitati di ribellione anche morale. Gli uomini, ma soprattutto i giovani, sentono sia pure confusamente, che il «sistema» chiude i loro orizzonti e spegne le speranze delle loro vite, per cui si fa strada l’idea che il mondo non può essere governato da una ristretta oligarchia finanziaria, la quale è più potente di qualsiasi Stato. Il denaro prodotto col denaro, questa enorme «rendita» moderna che si mangia l’economia reale non va bene. Il risultato è un mondo coperto di debiti che tocca ai poveri pagare riducendo le loro pensioni e finendo in mezzo alla strada. È davvero una insopportabile vergogna. Di qui l’enorme bisogno di cambiamento. (…). Noi parliamo troppo di politica ai politici con la «lingua di legno» della politica. Non parliamo abbastanza alla gente delle cose e dei loro sentimenti, di ciò che sta letteralmente sconvolgendo le loro vite. Ci rendiamo conto delle ingiustizie del mondo di oggi? Tanto più insopportabili perché questo non è più il mondo dei servi e dell’ottuso contadiname analfabeta di una volta. È il mondo di giovani acculturati e informati ma privati del futuro. (…). Il sistema non solo è ingiusto ma non funziona. L’economia a dominanza finanziaria si è separata troppo dalla società. Il predominio della rendita finanziaria e la gravità degli squilibri alimentati dalle logiche speculative di breve periodo stanno distruggendo quel «valore aggiunto» che in definitiva è prodotto dal lavoro e dalla creatività umana. In ciò io vedo non solo la necessità ma la possibilità di una svolta che porti alla creazione di un nuovo rapporto tra l’economia e la società. (…).

Da “Il Pd non esiste senza sinistra” di Alfredo Reichlin, pubblicato sul quotidiano l’Unità del 12 di dicembre dell’anno 2013:
La forza della sinistra consiste nel fatto che essa non è una istituzione o l`invenzione di qualcuno. È quel fattore inseparabile dal processo storico che consiste nel sostenere la lotta degli uomini volta a liberarsi via via da paure, miti, false credenze, legami servili, sottomissioni ideologiche. La sinistra in cui io credo è il bisogno delle persone di impadronirsi delle proprie vite e dei propri pensieri, a prescindere dai soldi. È quel nuovo umanesimo laico che emerge come risposta alle logiche disumane del mercato e al fallimento del neo-liberismo. Direte che la sinistra attuale non è così? Rispondo che però così potrebbe e dovrebbe essere. (…). Resta il problema di come governare un Paese inferocito e allo sbando. Senza la sinistra? E basta una nuova legge elettorale? (…). La volgarità e le violenze di un ex comico, unito alla ridicola adorazione per Berlusconi ridotto a una specie di Sultano, il Buono, il Bello, il Capo che non è sottoposto alla legge comune. Spettacoli indecenti, da Medioevo. Il tutto in presenza di una crisi che sembra senza vie di uscite e che sta mettendo alla disperazione e alla fame milioni di persone. (…). …è stato forse l`errore più grave: quello di non aver capito e fatto capire la necessità del partito moderno di rappresentare lo strumento attraverso il quale la democrazia cessa di essere un fatto astratto e si incarna in strumenti organizzati, attraverso i quali anche chi non ha potere si può difendere, può prendere la parola, può pensare autonomamente e non in base alle chiacchiere televisive, può acquistare coscienza di sé, e può eleggere i suoi rappresentanti in Parlamento (perfino un operaio, cosa che da anni non accade). Il partito è questo. È lo strumento attraverso il quale anche gli «ultimi» possono partecipare alla vita statale. (…). Noi siamo al centro di un grandioso passaggio storico, di un cambiamento che mette in causa e rompe tutti i vecchi equilibri della società italiana, che cambia il nostro posto in Europa e nel mondo. (…).

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