"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 8 marzo 2017

Lavitadeglialtri. 12 “L’8 di marzo, Sally Hemings e le altre”.



“8” di marzo, la “festa delle donne”. Lasciate che Vi proponga la lettura della “storia” di Sally Hemings. Chi era costei? Non mi garba di toglierVi il gusto della lettura e della scoperta. La lettura che Vi propongo è una corrispondenza di Vittorio Zucconi da oltre Atlantico. Da “quel mondo nuovo” che poi tanto nuovo non lo è ancora considerata l’ascesa al potere di quel tale a nome Donald. E la “storia” che Vi propongo ha per protagonista Sally Hemings sì, ma come complemento maschile un tale a nome Thomas Jefferson. Thomas Jefferson chi? Bene, leggere per scoprire. E “le altre” del titolo che ho scelto di dare al post dell’8 di marzo? Sono sempre tra di noi, basta alzare lo sguardo e guardare aldilà del nostro “orticello” di vita quotidiana. Esistono ancora ed a milioni le Sally Hemings nel secolo 21°, e di certo sono all’oscuro che in una certa parte del globo oggi si possano festeggiare le “donne”. Scriveva Umberto Galimberti sul quotidiano “la Repubblica” del 7 di giugno dell’anno 2003 in “Vestali della memoria”:  (…). Chi è custode della memoria se non la donna, il cui ancoraggio alla natura, che al pari della donna è madre, la rende così solidale alla vita, da spingerla a ricostruirla là dove passa la potenza distruttiva degli uomini, il cui ancoraggio alla natura  è davvero flebile e immemore rispetto al fascino che su di loro esercita, quel campo da gioco che è per loro la storia? Non la storia antica, che avendo parentela con l’origine e la nascita delle civiltà è evento femminile, ma con la storia di oggi, che, sradicata dalla memoria delle origini, è pura volontà di potenza. (…). E nell’“L’ultimo segreto di Thomas Jefferson” di Vittorio Zucconi pubblicato sull’ultimo numero del settimanale “D” del 4 di marzo si parla per l’appunto di “potere” e di “potenza”, di sopraffazione e di quant’altro la “storia” di quel “legno storto” che è l’uomo ci ha impietosamente e tragicamente tramandato. La “storia” dunque. Sulla monetina da cinque centesimi di dollaro, il nickel, nel rovescio del severo volto del padre della democrazia americana Thomas Jefferson brilla l'immagine di Monticello, la residenza del grand'uomo nelle colline della Virginia. Ispirata dalle ville palladiane, che Jefferson l'italofilo ammirava, al centro della sua piantagione di 20 chilometri quadrati, la villa è uno dei massimi monumenti della storia americana, religiosamente visitata da turisti e scolaresche. Come tutti gli esseri umani, categoria che generalmente comprende anche turisti e studenti, i visitatori devono ogni tanto servirsi del "bagni", come dicono le signore educate. Ma per qualche mese, quei "bagni" saranno chiusi, le piastrelle e i sanitari divelti e il locale riportato a com'era nel 1772, quando la villa fu costruita. Sarà fatto perché quelle piastrelle nascondevano il segreto che agli scolari non veniva raccontato, e che soltanto anni di ricerche genetiche hanno svelato. Quella stanza era l'abitazione di Sally Hemings, la schiava favorita di Jefferson, la donna che diede al Master, al padrone, almeno sei figli. Per due secoli dopo l'elezione di Jefferson alla terza Presidenza (le macchine del fango funzionavano egregiamente anche allora) i pettegolezzi che avevano accompagnato la sua carriera politica erano svaniti nel tempo. Ma quando gli esami del dna delle persone che si proclamano discendenti di Thomas e di Sally hanno confermato le voci, i curatori di Monticello hanno deciso che era tempo di riconoscere alla schiava il ruolo che lei aveva avuto nella vita del venerabile Padre della Patria. Non era certamente un'eccezione, nell'America del '700 e negli stati del Sud come la Virginia, che il signore della piantagione considerasse le schiave come oggetti di piacere, e se qualche giustificazione si può trovare per Jefferson si deve cercare nella sua breve vita matrimoniale e nella precoce vedovanza, che lo lasciò senza la moglie Martha a 40 anni. Ma la relazione con Sally era molto più di un semplice svago per il Massa, il Master. Sally, ereditata bambina insieme con gli altri "attrezzi" e animali della piantagione - come erano classificati gli schiavi - era una ragazzina e poi una donna intelligente e informata. Ufficialmente, lavorava come sarta nella grande villa, ma ad appena 14 anni aveva seguito la famiglia a Parigi, dove lui era stato inviato come negoziatore per i neonati Stati Uniti. E alla morte della moglie Sally era stata alloggiata direttamente nella villa centrale, in una stanza di sei metri per cinque col pavimento di terra e un caminetto. Non lusso trumpiano, ma per uno schiavo una reggia.
In quella stanza, Sally, che i ritratti contemporanei dipingono come una bella signora dalla pelle color caffelatte, vivrà rispettata e curata anche dopo la morte del suo illustre amante. Ma alla metà del secolo scorso, alla fine degli anni '30, il ritorno prepotente e rancoroso del razzismo, il timore che quella che forse fu anche una storia d'amore almeno per lui, visto che avrebbe potuto scegliersi qualsiasi altra donna fra le tremila di sua proprietà, avrebbe creato imbarazzo ai difensori della segregazione razziale. La Virginia fu l'ultimo stato, 40 anni or sono, ad accettare recalcitrante la legalità dei matrimoni misti. La stanza fu piastrellata. Il camino trasformato in un orinatoio. L'angolo dove stava il suo letto usato per i lavandini e lo spazio del tavolo dove cuciva e ricamava rimpiazzato da una tazza di wc. Ogni traccia di quella donna scomparve da Monticello, sepolta sotto un impianto sanitario. Ora Sally Hemings tornerà a vivere nella sua casa. Ai visitatori sarà raccontata anche la sua storia. Ci sarà un "bagno" in meno, per i turisti a Monticello, ma più verità.

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