"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 20 dicembre 2016

Storiedallitalia. 79 “Ministro Poletti ci spieghi quella cena”.



L’uomo del giorno è lui, il rubizzo Poletti Giuliano. Forse, osereste pensare Voi, poiché riconosce, dagli ultimi dati comunicati dall’INPS, che il mondo del lavoro si è completamente “voucherizzato” (130.000.000 di voucher venduti nell’anno) e che quindi, da uomo politico di qualità, si appresterebbe a dare le sue dimissioni dall’incarico considerata l’imprevidenza e l’inconsistenza del suo operato? Giammai! O forse perché, sempre secondo l’istituto di cui sopra, si registrerebbe un crollo di oltre il 90% di nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato? Non gliene cale. Qual è il problema? Riconosce, “en passant”, che un qualche problema potrebbe pure essersi creato; ma “vivaiddio”, non è mica la fine del mondo! Aggiusteremo, aggiusterò. Pensateci bene; un Poletti Giuliano che da domani prenderà di petto il problema per portare a compimento la sua missione ministeriale e politica. Quale? Gli chiedeva Roberto Saviano il 4 di dicembre dell’anno 2014 sul quotidiano la Repubblica: “Ministro Poletti ci spieghi quella cena”. Un banchettare del rubizzo al tavolo di “mafia capitale”, tanto per intenderci. Ed allora, perché sorprendersi per l’uscita sua ultima che meritoriamente lo designa incontrastato uomo del giorno? Non è data certezza che abbia risposto a Roberto Saviano il Poletti Giuliano. Ma trova meglio il Poletti Giuliano elucubrare da par suo per soffermarsi sul tragico problema delle giovani menti e delle giovani braccia che hanno lasciato e continuano a lasciare il paese dal rubizzo ministro governato, per cercare lavoro ed una dignità di vita ed un futuro meno incerto laddove il rubizzo non troverebbe accoglienza alcuna. Di  quali titoli si avvarrebbe per varcare l’arco alpino? Si sofferma sul tragico problema nel modo e nelle forme che gli sono congeniali e che tutti avranno a questa ora del giorno letto: “Conosco gente che se ne è andata ed è bene che stia via, noi non soffriremo a non averli più fra i piedi”. Che pezzo d’uomo il rubizzo Poletti Giuliano! Quale immenso statista! È il dramma di questo disastrato paese; quella “gente (…) se ne è andata”, a noi resta il dramma di avere come ministro della Repubblica Poletti Giuliano. Scriveva Roberto Saviano: “A domanda risponde" è l'espressione usata nei verbali per differenziare una dichiarazione spontanea da una dichiarazione sollecitata da una domanda degli inquirenti. Il ministro Giuliano Poletti non deve rispondere ai magistrati perché non è indagato. Né coinvolto nell'inchiesta "Mafia capitale". Quindi la sua dichiarazione non dovrebbe essere trascritta come "a domanda risponde" ma, piuttosto, come dichiarazione spontanea. Perché dovrebbe spiegare non ai pubblici ministeri che si occupano di reati, ma al paese, il rapporto che pare esserci tra lui e Salvatore Buzzi, presidente di un grande consorzio di cooperative legate alla Legacoop e braccio destro del boss Massimo Carminati. Che ci faceva, Poletti, quando non era ancora ministro ma presidente di Legacoop Nazionale, nel 2010, a una cena di ringraziamento organizzata proprio da Buzzi per tutti "i politici che ci sono a fianco"? Salvatore Buzzi ha ucciso ed è stato condannato a 24 anni per omicidio. Ex impiegato di banca vicino all'estrema sinistra, è diventato uno degli uomini più rilevanti dell'imprenditoria capitolina. Massimo Carminati, formazione di estrema destra. Il suo uomo più fidato, Salvatore Buzzi, formazione di estrema sinistra. Ma con l'ideologia i due non hanno più nulla a che fare. Loro unico obiettivo sono i soldi.
(…). Attraverso rapporti diretti con la politica e con la mediazione criminale di Carminati, Buzzi arriva a mettere le mani sugli appalti che contano. In questa intercettazione la sintesi del suo business: Buzzi: "Tu c'hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno". (…). Ribadisco la domanda: perché Poletti era a quella cena? Era presidente di Legacoop? Non è risposta sufficiente. (…). C'è l'ex sindaco Gianni Alemanno, c'è l'ex capo dell'Ama Franco Panzironi (arrestato con Buzzi), c'è un esponente del clan dei Casamonica, c'è il dimissionario assessore alla Casa Daniele Ozzimo (al tempo consigliere Pd e pure lui indagato), c'è il portavoce dell'ex sindaco Sveva Belviso e c'è Umberto Marroni, parlamentare Pd (Buzzi in un'intercettazione dichiara che proverà a lanciarlo alle primarie democratiche per il sindaco di Roma). Il ministro non conosceva Buzzi e il suo modus operandi? Da presidente della Legacoop immaginiamo non potesse conoscere il dna di tutte le cooperative: ma nemmeno di questo impero da 60 milioni di euro? Eppure la Onlus apparteneva proprio alla realtà Legacoop. Poletti non si è reso conto di come la gestione degli appalti sia stata quantomeno disinvolta? Degli appalti che la giunta Alemanno concedeva e del flusso di denaro che la beneficiava? C'è bisogno di inchieste della magistratura, quando a Roma si sapeva da anni che Buzzi era un dominus nell'assegnazione alle sue cooperative degli appalti? Perché la politica deve rispondere solo se interrogata da un giudice? In questo caso è la legittimazione politica e sociale che il ministro Poletti ci deve spiegare. Buzzi apre nel maggio 2014 l'assemblea di bilancio "Gruppo 29 Giugno" con un discorso. Prima però ringrazia alcune persone. (…). E chi saluta per ultimo Buzzi a quel convegno? Ecco il passo: "Concludo, infine, con un augurio di buon lavoro: al ministro Giuliano Poletti, nostro ex Presidente nazionale che più volte ha partecipato alle nostre assemblee; al Governo Renzi affinché possa realizzare tutte le riforme che si è posto come obiettivo, l'unico modo per salvare il nostro Paese dalla stagnazione e dall'antipolitica; in particolar modo a tutti voi soci che con il vostro lavoro quotidiano avete contribuito a raggiungere questo risultato così soddisfacente ". Salvatore Buzzi è accusato di essere il ministro dell'economia della cosca e "si occupa  -  secondo i Ros  -  della gestione della contabilità occulta della associazione e dei pagamenti ai pubblici ufficiali corrotti". Il ministro del lavoro Poletti è finito in copertina proprio con Buzzi sul magazine della cooperativa 29 Giugno. Non si era informato su come queste cooperative vincessero gli appalti? Su come i disperati che ci lavorano non fossero altro che bacini di voti, strumenti di pressione sociale, oggetti per riciclare? Non si tratta di una foto con uno sconosciuto, di una cena elettorale dove non sai con chi parli e a fianco di chi sei seduto. Non sono imboscate. Qui si tratta di non aver monitorato, capito come agivano le maggiori cooperative a Roma. Possibile? Dice in tv il premier Matteo Renzi che "non si può mettere in mezzo Poletti perché ha partecipato a una cena". Giusto: non c'è, ripetiamo, nessun reato che viene contestato. Ma è politicamente che questo rapporto può essere considerato grave, anzi gravissimo. È di questo che il ministro deve rispondere al Paese e in Parlamento. Non basta dire "non sapevo, non potevo sapere, non c'entro". Non si tratta di una semplice foto scattata, ma di un rapporto continuativo, durato anni. Perché?

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