"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 27 dicembre 2016

Scriptamanent. 56 “Le guerre del male contro il male”.



Da “Le guerre del male contro il male” di Furio Colombo, su “il Fatto Quotidiano” del 27 di dicembre dell’anno 2015: Questo non è lo scontro finale fra il bene e il male, il biblico Armageddon che deciderà le sorti del mondo. Il bene non partecipa a questo scontro. Questo è lo scontro finale del male contro il male, fra coloro che credono davvero nella guerra come netta soluzione chirurgica di un Paese potente a chi osa sfidarlo. E coloro che sono persuasi che l’insidia del terrore, sempre presente, e mai rintracciabile, possa creare una sorta di follia epidemica che, fra celebrazioni e vendette, genera massacri, odio e terrorismo. La macabra scuola della Shoah comincia a dare i suoi frutti: una volta definito un “target”, tutti i cittadini sono altrettanto da uccidere e non fa differenza se siano innocenti, estranei, bambini, o anche propri compagni di lotta che si trovano nel luogo sbagliato. Seguiamo i due lati della guerra del male contro il male, che si differenzia, come vedremo tra poco, non per potenza, non per ricchezza, non per diversi tipi di scrupolo morale, ma soltanto per modalità di strategia prescelta. Sul versante del terrorismo vi sono tre grandi trovate: una, dare allo scontro – tramite adeguata propaganda – una dimensione così universale che lo scontro non può finire. Vittoria non è pace. La pace non è un bene desiderato. Secondo, sbandierare come sacra e assoluta la religione. In verità, non si è mai visto un terrorismo più laico, a confronto, per esempio, con il quasi misticismo delle Br italiane e della Raf tedesca, per non parlare del fondamentalismo cristiano armato negli Usa. S’intende, non sto tenendo conto delle posizioni soggettive dei vari gruppi. È bene smettere, però, di credere che così tanta gente si faccia saltare in aria per meritare le fanciulle vergini di un paradiso. Alle dovute condizioni psicologiche, sociali, umane, tanti soldati del mondo, quando gli eserciti erano di popolo, sono stati capaci di simili sacrifici per la patria, per il re, per i sacri confini, per l’ultima trincea da difendere: le centinaia di migliaia di morti (detti “caduti”) di Verdun e del Carso, le decine di milioni di morti della Seconda guerra mondiale, sono tuttora celebrati per la morte “affrontata e cercata” e il danno arrecato al nemico (i morti del nemico). Ma nel frattempo si immagina una infantile e manipolata follia religiosa e cieca del kamikaze che vuole morire e uccide solo per diventare martire (categoria già nota ai fascisti) e salire al cielo giusto.
Il terzo carattere del combattere terroristico è l’inganno: uno Stato che non c’è, si sposta sempre in modo da attirare di volta in volta lo spreco sanguinoso dei bombardamenti su ignare popolazioni civili, fingendo, intanto, di avere una legittimità uguale a quella degli Stati che attacca. Le grandi potenze provocate rispondono con le loro strumentazioni tradizionali: grandi bombardamenti, brulicare di flotte, incrociarsi di missili, annuncio di truppe. Quando saranno fra poco un esercito, subiranno stragi e faranno stragi. Se useranno corpi speciali tenderanno come si vede in attendibile documentazione di cinema americano (Zero dark thirty di Kathrine Bigelow) la missione diventa caccia all’essere umano, ovvero colui che deve pagare perché è sempre assassino ed è sempre vittima. Perciò incontriamo, da una parte e dall’altra, tortura, orride prigioni e morte, con molte variazioni tecnologiche e lo stesso fine: uccidere. Le trame politiche, alle spalle delle due parti sono futili e semplici. Il nemico da distruggere, senza alcun interesse per le cause a monte e le conseguenze a valle. Le trame finanziarie (chi sostiene chi e con quali interessi e risorse) immensamente più complesse, poco note, poco indagate e vistosamente cariche di contraddizioni, perché certe fonti di sostegno della guerra del male al male appaiono da un lato e dall’altro dello scontro, che promette di continuare e di crescere. Perché continua? Perché nessuno può vincere, ma soprattutto perché non esistono le condizioni della pace. Il terrorismo non chiede niente ai nemici, solo di non esserci. Il mondo organizzato si propone di distruggerli con tutti i mezzi. Dato il modo in cui tutto è cominciato in questo Armageddon, non potrebbe avere alcun altro proposito. Una cosa i due schieramenti del male contro il male hanno in comune: nemici sono i popoli, sono tutti combattenti. Tanto è vero che una terza parte della popolazione del mondo, quella in fuga, viene trattata con barbara indifferenza dall’una e dall’altra parte, nessuno accoglie, nessuno protegge e la morte è soltanto un numero. Il terrorismo coinvolge i bambini e, quando crede, li usa o li uccide. Li fa uccidere. I bombardamenti coinvolgono i bambini che muoiono sotto le bombe. Esodi e fughe travolgono e abbandonano bambini a morire in mare e sulle spiagge. Le due parti della guerra del male contro il male non se ne occupano. È cominciata una nuova Apocalisse, distorta e, per chi vi è, di volta in volta, coinvolto, peggiore della profezia. Si, ascoltiamo da lontano la voce di alcune persone di pace. Ma il bene che fine ha fatto?

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